Negli ultimi decenni la plastica è stata sempre più utilizzata dall’uomo: ogni anno nel mondo ne vengono prodotte 280 milioni di tonnellate e si prevede che nel 2050 diventeranno 400. La conseguenza principale di questo fatto è che, direttamente o indirettamente, sempre più plastica è finita nei mari e negli oceani, di cui ora rappresenta il maggior detrito antropogenico inquinante. Si stima che ogni anno siano addirittura 8 milioni di tonnellate di plastica ad accumularsi nelle acque e secondo le Nazioni Unite, se non si interviene subito nel 2050 in mare ci sarà più plastica che pesci.
La plastica può esser rinvenuta in ambiente marino in moltissime forme e dimensioni: sacchetti, sferule, materiale da imballaggio, cotton fioc, rivestimenti da costruzione, recipienti, polistirolo, nastri e attrezzi da pesca. Benchè i rifiuti di grande dimensione sono quelli che destano maggiore preoccupazione nell’opinione pubblica, si sta acquisendo la consapevolezza di come siano i frammenti plastici più piccoli ad essere particolarmente nocivi e pericolosi. Sono le cosiddette microplastiche, particelle di origine antropica di dimensioni comprese tra 5 mm e 330 μm, il cui inquinamento è invisibile e pressochè incalcolabile. Una volta in mare, infatti, queste particellle vengono ingerite dalla fauna, assieme alle sostanze tossiche accumulate. Pesci e molluschi contaminati da plastica e inquinanti possono finire poi sulle nostre tavole: le microplastiche, quindi, partendo dal plancton, entrano nella catena alimentare e potrebbero raggiungere l’uomo.
Il fenomeno dell’invasione da plastiche, ovviamente, interessa anche il Mediterraneo e l’Adriatico, dove tali materiali rappresentano oltre l’80% dei rifiuti marini. Per questo motivo, l’Europa ha intrapreso la strada del riciclo totale della plastica e dello sviluppo di nuovi materiali biocompatibili, imponendolo come obiettivo entro il 2030, mettendo al bando le microplastiche nei cosmetici e attivandosi per ridurre oggetti mono-uso di plastica come le stoviglie.
Per approfondire il tema, la Delegazione FAI di Trieste insieme all’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS, organizza l’incontro “Un mare di plastica… parliamone” che si terrà lunedì 26 febbraio dalle ore 19 al Caffè Rossetti di Largo Giorgio Gaber 1 / 2 a Trieste. Interverranno: Maria Cristina Pedicchio, Paola Del Negro e Tomaso Fortibuoni, rispettivamente Presidente, Direttore della sezione di Oceanografia e ricercatore dell’OGS.
Iscrizione obbligatoria entro il 24 febbraio 2018 presso il punto FAI della Cividin Viaggi, dove sarà possibile lasciare un contributo a favore del Fondo Ambiente Italiano richiesto per la partecipazione, che comprende. Al termine dell’incontro seguirà un aperitivo.
“L’attenzione e la salvaguardia dell’ambiente sono una delle priorità dell’OGS – ha affermato Maria Cristina Pedicchio, Presidente dell’OGS – Monitorare lo stato di salute degli ecosistemi marini e tutelarli è inoltre fondamentale per il nostro paese e per tutti noi. Far conoscere quindi meglio le problematiche legate alla plastica in mare aiuta a creare attenzione su questa emergenza e favorisce un cambiamento responsabile nelle nostre abitudini quotidiane.
Per ulteriori informazioni
Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale – OGS
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