Quale equità, e quali prospettive in un mondo nel quale 43 individui posseggono beni maggiori di quelli a disposizione di 3,7 miliardi di persone, come afferma l’ultimo rapporto Oxfam? Da sempre incentrato sulle questioni che più urgentemente richiedono risposta per il nostro futuro, il festival vicino/lontano dedica al tema «Squilibri» la sua 14^ edizione in programma a Udine dal 10 al 13 maggio, insieme al Premio letterario internazionale Tiziano Terzani. Più di 200 ospiti e oltre 100 eventi per analizzare, indagare e dibattere di squilibri in varie ambiti e dimensioni: dalla società all’istruzione, dall’economia, alla medicina, al lavoro. Fra gli altri saranno al festival Marc Augé, Lucio Caracciolo, Marco Paolini, Gianfranco Pasquino, Igiaba Scego, Domenico Quirico, Umberto Curi, Fabrizio Gatti, Pier Aldo Rovatti, Grégoire Ahongbonon, Ilvo Diamanti, Mauro Giacca, Angela Terzani, Stefano Allievi, Riccardo Staglianò, Maurizio Franzini, Lirio Abbate, Amir Isaa, Nicola Rossi, Folco Terzani, Fadi Hassan, Yvan Sagnet, Miljenko Jergović, Gigi Riva.
Emblematico incipit sugli squilibri socio-politici del pianeta sarà la lectio magistralis di Lucio Caracciolo, direttore di LiMes, dedicata a «L’era del disordine mondiale». Il noto analista di geopolitica
affronterà le questioni «calde» di uno scenario frammentato e anarchico: quali sono le forze e i soggetti che contribuiscono a plasmare il corso degli eventi e gli assetti mondiali? Fortemente ridimensionata l’utopia postbellica di un “governo mondiale”, in che modo si esprime l’influenza dei principali attori internazionali? Al festival interverrà anche il noto antropologo francese Marc Augé: il suo intervento su «Egalité. Un altro mondo è possibile?» ci guiderà a riflettere su un’epoca in cui cresce costantemente la distanza tra i più ricchi e i più poveri. L’antropologia ha il dovere di interrogarsi sui mondi contemporanei: come invertire questo processo? Allargare l’accesso alla conoscenza e all’istruzione può diventare migliore garanzia di uguaglianza e pari dignità fra le persone.
Di lavoro discuteranno a vicino/lontano l’inviato Riccardo Staglianò, l’economista Marta Fana e il filosofo Roberto Ciccarelli. Tema quanto mai attuale, per un mercato in rapida trasformazione. Automazione e sistemi informatizzati stanno gradualmente sostituendo i lavoratori tradizionali: la parola chiave è “flessibilità”: nella formazione, nelle competenze, nelle mansioni, nelle forme contrattuali. Dai voucher alle partite iva, dal cottimo dei magazzinieri di Amazon ai fattorini di Deliveroo fino ai ricercatori precari, ai freelance e al lavoro gratuito: di cosa parliamo quando parliamo di lavoro al tempo del capitalismo maturo e della rivoluzione digitale? Chi ha riaperto la forbice tra i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più numerosi? Dove e come si è formata la disuguaglianza del terzo millennio? Perché e come contrastarla? Maurizio Franzini, economista della Sapienza di Roma e tra gli estensori del Manifesto contro le diseguaglianze, ed Elisa Pazé, magistrato, affronteranno anche le differenze generate dal sistema giuridico, cercando di analizzare il rapporto tra la giustizia formale, amministrata quotidianamente nei nostri tribunali, e quella sostanziale, proclamata solennemente dall’articolo 3 della Costituzione. Gli squilibri non sono solo economici, sociali e generazionali. Sono anche di potere, e la crescita delle disuguaglianze mette a rischio la tenuta sociale e istituzionale della democrazia. Ruoterà intorno alla questione «Popolocrazia», neologismo sul divario tra popolo ed élite, il confronto a più voci tra il politologo Ilvo Diamanti, lo storico Guido Crainz, il giornalista Marco Pacini e il sociologo Luigi Ceccarini. Il tempo attuale assiste politicamente a una nuova dicotomia: quelli «in basso» contro quelli «in alto», «i buoni» contro «i cattivi», l’antipolitica contro la politica. Come sta rispondendo la nostra democrazia a tutto questo? Per ora, trasformando se stessa in una popolocrazia: il confronto aiuterà a cogliere meglio i tratti di questa nuova stagione. Fecondo di contenuti e di riflessioni sarà l’incontro a più voci su «Squilibri e diseguaglianze: una sfida per la democrazia», con pensatori di primo piano come i politologi Gianfranco Pasquino e Pier Paolo Portinaro, e i filosofi della politica Laura Bazzicalupo e Giovanni Leghissa. Fino a quando si può resistere all’aumento delle diseguaglianze senza snaturarsi? In una crisi in cui si è allargata a dismisura non solo la forbice socio-economica tra le classi, ma anche la distanza tra cittadini e politica, è ancora possibile pensare e praticare un’uguaglianza delle opportunità che garantisca lo sviluppo di tutti?
La questione «ambiente» sarà indagata a vicino/lontano dal glaciologo Christian Casarotto, Ugo Morelli, direttore del Master World Natural Heritage Management, e Marco Rossitti del CNR. L’umanità vive l’ambiente come sfondo delle proprie azioni, anziché sentirsene parte. Passaggio essenziale del nostro tempo è un drastico cambio di paradigma: per sopravvivere, l’uomo dovrà essere capace di ristabilire nuove relazioni vitali con la natura e con il paesaggio.
Intorno all’educazione rifletteranno la docente Eleonora De Conciliis e il ricercatore Marco Romito: quale ruolo per la scuola nella società degli squilibri? Puo’ davvero fungere da “ascensore sociale” per colmarli, valorizzando le eccellenze? Squilibri di genere, nell’anno che ha visto ramificarsi il movimento femminile #metoo contro il sessismo: due donne e un giornalista analizzeranno se questo è “Il tempo delle donne”. Sono la giurista Valeria Fili e la sociologa Graziella Priulla, con Danilo Di Biasio, direttore del Festival dei Diritti Umani: dipaneranno le differenze ancora esistenti in tema di opportunità, retribuzione, carriera e potere nel confronto fra le carriere professionali di uomini e donne.
Un focus particolare sarà dedicato alle questioni della salute: si confronteranno il filosofo Umberto Curi, due scienziati Mauro Giacca e Chiara Carrozza, con Roberta Petrucci di Medici Senza Frontiere. I progressi biomedici che fanno incrociare medicina e scienza pongono un dilemma morale non indifferente: sarà possibile mettere a disporre di tutti queste acquisizioni, oppure anche questo progresso renderà più acuta la forbice tra ricchi e poveri, tra i vari Nord e i diversi Sud del mondo? Rilevante sul tema salute – nel 40° anniversario della legge Basaglia – anche la voce di Grégoire Ahongbonon, «africano dell’anno» per il suo impegno con i malati di mente in Africa occidentale: ne ha accolti 60mila in 50 centri sparsi in 4 Paesi, liberandone ancora oggi centinaia dalle catene in cui venivano imprigionati. Un impegno che gli è valso l’appellativo di “Basaglia d’Africa”.
Sulla questione immigrazione/nuovi italiani saranno numerosi i focus tematici: oltre le semplificazioni” si concentrano la demografa Elena Ambrosetti, l’economista Fadi Hassan, il leader sindacale Yvan Sagnet, il sociologo Stefano Allievi, l’inviato de l’Espresso Fabrizio Gatti, Andrea Saccucci, docente di diritti dell’uomo alla Cattolica di Milano. Un dibattito con diverse prospettive per provare a rispondere, in un’Italia sempre più vecchia demograficamente e quindi necessitata ad avere nuovi italiani, ad una doppia domanda: esiste una terza via – umana e razionale – tra gli sbarchi incontrollati di migranti e i respingimenti forzati?
“Non sono razzista, ma …”. Sui pregiudizi che persistono malgrado le apparenze si confronteranno un genetista, un antropologo e una scrittrice – Guido Barbujani, Gian Paolo Gri e Igiaba Scego – per mettere a fuoco il mix di xenofobia e diffidenza legato alla presenza dei “nuovi italiani”. Sempre in tema di migrazione, con la conferenza-spettacolo che riprende i temi del suo ultimo libro edito Laterza (Immigrazione. Cambiare tutto), il sociologo Stefano Allievi passerà in rassegna dati ed evidenze un rinnovato sguardo sui fenomeni migratori, passando da una visione emergenziale ad una strutturale. E Fabrizio Gatti, inviato de l’Espresso, al festival presenterà il documentario-inchiesta Un unico destino, nel quale sono raccontate le storie dei migranti siriani su un peschereccio affondato nel Mediterraneo: in quella tragedia dell’11 ottobre 2013 morirono 268 persone, 60 erano bambini. Particolarmente atteso l’evento di chiusura affidato all’attore Marco Paolini «Tecno-filò. Technology and me»: ovvero, come narrare la nostra epoca seguendo un filo tecnologico che congiunga internet alla narrazione tradizionale dei nostri padri. “So che la mia vita sta cambiando grazie o per colpa delle tecnologie che da queste innovazioni derivano e di cui faccio uso anch’io come i miei simili – afferma l’attore – Una volta, nelle veglie invernali si chiamavano filò le narrazioni degli anziani che raccontavano qualcosa di unico e prezioso. Senza presunzione di riuscirci ritengo necessario provare a narrare il nostro tempo crisalide”.
Come sempre, il festival vicino/lontano include la celebrazione del Premio Letterario internazionale Tiziano Terzani, che va quest’anno all’inviato della Stampa Domenico Quirico, attento osservatore del mondo. Il suo appassionato e attualissimo racconto sul conflitto siriano Succede ad Aleppo (Laterza) viene insignito del Premio Terzani 2018 per la capacità di trasmettere le vicende belliche in simbiosi con la testimonianza personale del grande giornalista. Riceverà il riconoscimento sabato 12 maggio al Teatro Nuovo Giovanni da Udine (ore 21) in una serata scandita dalla colonna sonora della cantante tunisina Emel Mathlouthi, icona della Primavera araba. Squilibri anche nella comunicazione del nostro tempo: proclamando il vincitore dell’edizione 2018 del Premio, Angela Terzani ha affermato: «Nell’epoca in cui milioni di persone si accaniscono su una tastiera per commentare notizie sfacciatamente bugiarde o per inseguire esili promesse virtuali, il libro di Domenico Quirico percorre un itinerario faticoso, inesplorato». Ancora una volta il Premio Terzani sarà anche la festa delle scuole e dei giovani: sabato 12 maggio al Teatro Nuovo Giovanni da Udine la cerimonia di premiazione nel segno di un tema guida per la generazione Z: “Aria, acqua, terra: un equilibrio si è spezzato. Ciascuno di noi deve sentirsi responsabile: non di tutto, ma di qualcosa”. Nell’occasione debutterà lo spettacolo “Dove c’era l’erba”, diretto da Claudio de Maglio, con gli allievi del primo anno di corso della Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe.