La Colombia sceglierà questo weekend il suo prossimo presidente, una sfida a due tra la destra di Ivan Duque e il progressismo di Gustavo Petro. In queste elezioni rientra prepotente l’ombra scomoda dell’ex presidente Alvaro Uribe Velez (2002-2010), personaggio tutt’altro che candido, probabile macchinatore del candidato di destra Duque. Tra le sue macchie non certo invidiabili sono da ricordare i massacri di Aro e di La Granja, le intercettazioni illegali e le pressioni contro giornalisti, civili e politici dell’opposizione. Uribe è coinvolto in oltre 200 processi aperti contro di lui per i suoi legami con il paramilitarismo, per le intercettazioni illegali e per svariati casi di corruzione in cui sono coinvolti anche uomini politici a lui vicini. Non di meno conto è il famoso rapporto della DIA (Direzione investigativa antidroga americana) del 1990 che indica Uribe tra i principali alleati del Cartello della droga di Medellin in capo al celeberrimo Pablo Escobar. Le accuse sulla vicinanza di Uribe a Escobar sono rese ancor più pesanti dalle testimonianze della giornalista, nonché ex compagna del boss della droga, Virginia Vallejo, la quale più volte ha sostenuto la condiscendenza del “Caudillo” nel rilasciare le licenze per l’atterraggio dei velivoli di Escobar con i carichi di droga.
L’ingombrante spettro di Uribe sul candidato Ivan Duque si è già manifestato attraverso il programma politico portato avanti dal candidato alla Casa de Narino. Tra le proposte più importanti c’è il rafforzamento delle forze militari e di polizia, oltre al miglioramento del controllo territoriale. È chiaro quindi che l’accordo raggiunto tra l’Esercito di Liberazione Nazionale (E.L.N) e l’attuale presidente della Colombia Santos non rispecchia le volontà della destra colombiana, più propensa ad un inasprimento delle pene e una modifica dell’accordo di pace da stipulare solo dopo un completo smantellamento dell’Esercito di Liberazione. In tema di giustizia Duque vuole rispolverare i metodi del suo guru, attraverso il carcere a vita per reati quali lo stupro o l’assassinio di bambini. Inoltre è stato riesumato il vecchio desiderio di Uribe di creare un’unica Corte Suprema, (favorevole all’ex presidente, in modo da silenziare e archiviare tutti i suoi processi) in modo da chiudere in un unico corpo i sei tribunali giudiziari esistenti (per molti un gesto poco distante dall’istaurazione di una Dittatura).
L’altro candidato alla presidenza, Gustavo Petro, è stato spesso associato dai suoi avversari “Castro-Chavista”, a causa del suo sostegno per il primo mandato di Hugo Chavez in Venezuela e per i suoi trascorsi nell’organizzazione di guerriglia insurrezionale di sinistra M-19, operativa in diverse parti della Colombia tra il 1970 e il 1990 che aveva come obiettivo principale l’istaurazione di una vera democrazia in Colombia, anche operò attraverso atti sovversivi come la presa del Palazzo di giustizia, rapimenti, omicidi. Nel 1991 il gruppo firmò l’accordo di pace con il governo nazionale, consolidando l’attuale Costituzione della Colombia, sviluppata tra l’M-19 e le forze dello Stato colombiano. Il programma politico del candidato Petro propone che l’accordo nella Costituzione del 91 sia rispettato, così come sostiene di continuare i dialoghi con l’E.L.N. Contrariamente al suo avversario, non intende apportare modifiche su quanto concordato all’Avana a Cuba, ottenendo il sostegno delle vittime del conflitto armato, le quali ribadiscono la propria posizione nel non volere un ritorno dei guerriglieri delle FARC alle armi. Questo ha diviso l’opinione del paese, dal momento che una parte ritiene che le FARC dovrebbero essere soggette a pene più severe di quelle concordate negli accordi, mentre ci sono sempre più sostenitori della pace raggiunta che non vogliono tornare alla guerra.
L’Europa ritiene sia importante rafforzare gli sforzi per una pace stabile e duratura in Colombia e l’UE deve monitorare la situazione dei diritti umani nel paese, in modo da raggiungere alti livelli di trasparenza e libertà.
Sarà cruciale per i colombiani valutare le proposte messe sul tavolo dai candidati; il risultato del voto potrebbero portare ad un ritorno al passato, o potrebbero essere un salto in avanti verso un futuro più moderno e democratico.
ELLECIONES EN COLOMBIA: EL DESTINO DE UN PAìS
Colombia elegirá a su próximo presidente este fin de semana, un desafío a dos manos entre la derecha de Ivan Duque y el progresismo de Gustavo Petro. En éstas elecciones predomina la sombra incómoda del ex presidente Álvaro Uribe Vélez (2002-2010),investigado por sus posibles vínculos con las Masacres del Aro y La Granja, y quien respalda a Iván Duque, al punto de ser él quien da la mayoría de discursos a la gente en las ciudades de todo el país.
Uribe está relacionado con más de 200 juicios abiertos en su contra por sus vínculos con el paramilitarismo, por intercepciones ilegales y por varios casos de corrupción que involucran a políticos cercanos a él. A todo esto se suma el famoso informe de la DIA (Investigación direccional antidrogas) de 1990 que señala a Uribe entre los principales aliados del Cártel de Drogas de Medellín por el famoso Pablo Escobar. Los señalamientos sobre la proximidad de Uribe con Pablo Escobar se hacen aún más fuertes a causa del testimonio de la periodista y amante de Escobar, Virginia Vallejo, quien llegó a señalar cómo Uribe concedió licencias de aterrizaje al capo de la droga colombiano, mientras fue director de la Aeronáutica Civil del país latinoamericano.
La influencia de Uribe sobre el candidato Ivan Duque se hace manifiesta a través del programa político implementado ya durante su tiempo como presidente. Entre las propuestas más importantes está el fortalecimiento de las fuerzas militares y policiales, así como la mejora del control territorial, ésto supondría un retroceso en el acuerdo alcanzado entre el Ejército de Liberación Nacional (E.L.N.) y el actual presidente de Colombia Juan Manuel Santos, pues de ganar Duque se promovería un aumento de las penas y la modificación del acuerdo de paz, así como la exigencia en el desmantelamiento total del E.L.N. En términos de justicia, Duque quiere usar la misma metodología del ex-presidente, promoviendo la cadena perpetua por delitos como la violación o el asesinato de niños. De igual forma es cuestionable su interés en promover la creación de un único Tribunal Supremo, donde las mayorías parlamentarias jugarían a favor del uribismo, señalando la amenaza a una democracia donde la separación real de poderes no existiría (para muchos un gesto cercano hacia una dictadura).
El otro candidato presidencial es Gustavo Petro, señalado por sus oponentes de ‘castrochavista’ debido a su apoyo al primer mandato de Hugo Chávez en Venezuela y por su pasado en la organización de la insurgencia guerrillera de izquierda M-19, la cual, tenía como objetivo principal el establecimiento de una verdadera democracia en Colombia, aunque se vieron vinculados con hechos delictivos como la Toma del Palacio de Justicia, secuestros o asesinatos. En 1991 firmarían un acuerdo de paz con el gobierno nacional, donde se consolidaría la actual Constitución de Colombia, desarrollada entre el M-19 y las fuerzas del Estado colombiano. El programa político del aspirante a presidente Petro propone que se cumpla lo pactado en la Constitución del 91, así como continuar los diálogos con el E.L.N. Contrario a su oponente, no pretende hacer ajustes a lo pactado en la Habana-Cuba, por lo que ha contado con el respaldo de las víctimas del conflicto armado que reiteran su postura en no querer un retorno de la guerrilla de las FARC a las armas. Ésto ha dividido la opinión del país, pues una parte considera que a las FARC se le deben aplicar castigos más altos que lo pactado en los acuerdos, mientras que hay un sector en crecimiento que desea el no retorno a la guerra.
Europa cree que es importante fortalecer los esfuerzos para una paz estable y duradera en Colombia y la UE debe vigilar la situaciòn de los derechos humanos en el paìs, con ek fin de alcanzar altos niveles de trasparencia y libertad.