Il richiamo di un gruppo come la Supersonic Blues Band – con la guest star Billy F. Gibbons dei ZZ TOP in forza al gruppo – ci fa muovere verso Brugnera nonostante il tempo fino a poco prima non promettesse nulla di buono…. Con il maltempo puntualmente arrivato ma in una serata poi fortunatamente graziata dalla pioggia è andato in scena a Brugnera (PN) il primo dei tre appuntamenti di “Blues in Villa”, manifestazione giunta alla sua ventesima edizione ed ospitata presso il bellissimo parco di Villa Varda. Da rilevare che per questa edizione il festival si è dotato di una capiente tensostruttura (che si rivelerà utile poi anche nelle due serate successive) così che gli spettacoli possano aver luogo indipendentemente dalle bizze del tempo.
L’arrivo con un largo anticipo ci permette subito di approfittare di una ghiotta occasione: l’ambita prima fila a ridosso del palco, posizione che si rivelerà croce e delizia: se da un lato consente di avere gli artisti “a portata di mano” dall’altro espone i presenti ad un “terremoto” sonoro non indifferente (soprattutto se si è proprio a ridosso dei diffusori centrali!!!).
Piano piano il pubblico affluisce e alle 21,20, dopo un breve discorso dell’organizzazione, la serata viene aperta dai Tres Radio Express Service, trio livornese che vede alla chitarra ed al basso i fratelli Roberto e Simone Luti ed alla batteria Rolando Cappanera (figlio del compianto batterista degli “Strana officina”, seminale heavy metal band italiana), cui spetta il compito di scaldare l’atmosfera in attesa della Supersonic Blues Band.
Temperatura che sale decisamente nella quarantina di minuti a loro disposizione, i brani sono tutti strumentali e colpiscono dritti alla stomaco per tiro e groove. E’ rock? E’ blues? Non lo sappiamo ma ci piace molto! Suonano con passione e si divertono, lo si vede dagli sguardi, da come interagiscono, con un basso stratosferico a fare da raccordo tra una batteria potente e precisa e una chitarra che canta ed incanta… ampiamente promossi!
Il tempo scorre veloce e dopo un rapido cambio palco è ora della Supersonic Blues Band.
Due gli album all’attivo, entrambi farciti di collaborazioni preziose (Robben Ford, Walter Trout, Steve Luckater e Billy Gibbons) per il gruppo nato come “fun band” dall’italianissimo bassista e produttore Fabrizio Grossi (da parecchi anni negli USA dove è divenuto uno stimato produttore), da Lance Lopez – precoce chitarrista e compositore originario della Louisiana ma texano d’adozione (vi si trasferì con la famiglia a 12 anni) – e da Kenny Aronoff (batterista con una lunga lista di collaborazioni illustri).
Si parte subito con “I am Done Missing You” tratto dall’ultimo lavoro e non si può fare a meno di notare come la band si presenti compatta ed affiatata puntando dritto al sodo. In sede live due coriste ed un tastierista completano il gruppo insieme alla presenza in alcuni brani di Fabio Drusin (armonica e voce), il noto blues-man udinese membro dei W.I.N.D. e co-fondatore negli anni ’80 dei nostrani Halloween, ndr).
Purtroppo la resa sonoro che percepiamo dalla nostra postazione “avanzata” non è delle migliori (rispetto al precedente gruppo) ed alcune frequenze giungono alterate o proprio non arrivano (l’armonica) e con alcuni strumenti sottotono; lacune che comunque non mettono in secondo piano il talento e la capacità dei musicisti, con Lance Lopez in gran spolvero: canta e suona con classe mescolando Steve Ray Vaughan e Jimi Hendrix .
Undici sono i pezzi dei due album che si alternano in questa prima parte, ma è inutile negarlo: il pubblico aspetta l’arrivo dello “zio Billy” (come lo chiama affettuosamente Fabrizio Grossi, ricordando come lo abbia molto aiutato nella sua avventura americana) ed infatti basta la sua apparizione per scatenare pubblico e fotografi!
Da questo punto in poi il concerto prende definitivamente il volo con il brano “La Grange” (classico dei suoi ZZ TOP) a fare da apripista e a dare veramente un’altra piega alla serata con un suono compatto e potente. Più di 40 anni di carriera si fanno valere tutti sul palco per il carismatico Gibbons: catalizza l’attenzione quando serve, duetta con gli altri musicisti e non manca di simpatia e comunicatività, come quando fra un pezzo e l’altro chiede all’addetto luci di lasciare le sole luci bianche in quanto festival blues che poco ha a che fare con le luci colorate di una discoteca!
“Sharp dressed man” (un altro classico dei ZZ TOP) precede la pausa prima dei bis: a gran voce la band ricompare per eseguire due classici del blues: una versione molto tirata ed apprezzata dal pubblico della bellissima “Got my Mojo Workin” di Muddy Waters e “Going down” di Freddie King ed è proprio su queste note che il concerto si chiude.
Numerosi coloro che al termine del concerto si sono fermati ancora un po’ nell’area del parco a degustare i prodotti offerti nei chioschi approntati per l’occasione dove c’è stata anche l’opportunità di incontrare gli artisti che si erano da poco esibiti.
Inizio con il botto, insomma, per questo festival che non finisce di stupire per i nomi che riesce a portare in questa piccola cittadina del nord-est, ricordiamo che nelle due serate successive si sono esibiti il virtuoso chitarrista Albert Lee e gli americani Yellojachets.
Francesco Brun Frisanchina
Foto:Dario Furlan