Review Overview
Sabato 6 e domenica 7 ottobre tornerà Portici di Carta, la libreria più lunga del mondo sotto i portici del centro di Torino con i tradizionali due chilometri di bancarelle in via Roma, piazza San Carlo e piazza Carlo Felice.
Portici di Carta è un progetto della Città di Torino e della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, realizzato da Fondazione per la Cultura Torino, con il sostegno di Regione Piemonte e la partecipazione dei librai torinesi coordinati da Rocco Pinto.
Quest’anno saranno presenti complessivamente 123 librai di Torino e provincia ed editori provenienti da tutto il Piemonte a cui si aggiungono in piazza Carlo Felice i bouquinistes del Libro Ritrovato. I portici di via Roma, piazza San Carlo e piazza Carlo Felice saranno suddivisi in 19 tratti tematici che raggrupperanno in modo omogeneo le librerie e le case editrici a seconda delle rispettive specializzazioni.
La XII edizione sarà caratterizzata da una grande novità: Aspettando Portici.
PERCORSI TEMATICI
Quest’anno le bancarelle di Portici di Carta saranno 123. A queste si aggiungono i bouquinistes di piazza Carlo Felice: 75 librerie indipendenti e di catena di Torino e provincia. Con loro, grazie al sostegno della Regione Piemonte, saranno presenti 48 piccoli e medi editori piemontesi.
Il percorso storico di via Roma, piazza San Carlo e piazza Carlo Felice è suddiviso in 19 tratti tematici. Da piazza Castello lato sinistro verso Porta Nuova si incontreranno in ordine: spiritualità; voci di donne; lingue; storia locale; fumetti; bambini e ragazzi; remainders; editori piemontesi 3. In piazza Carlo Felice dall’antiquariato al fuori catalogo (Associazione Culturale Sulla Parola). Riprendendo via Roma verso piazza Castello: culture orientali; viaggi; gialli; narrativa 2; letterature; editori piemontesi 2; narrativa 1; passioni; storia e società; arti espressive; editori piemontesi 1.
PORTICI DI CARTA 2018 È DEDICATA A PIPPI CALZELUNGHE
Il libro di Astrid Lindgren è datato 1945, ma la prima edizione italiana, per Vallecchi, tradotta da Annuska Palme e Donatella Ziliotto, con le illustrazioni di Ingrid Vang Nyman, è del 1958. Ricorrono dunque i 60 anni di Pippi Calzelunghe, così com’è stata battezzata nel nostro Paese, mentre in giro per il mondo ha altri nomi, nelle novantasei lingue in cui è stata tradotta. In Svezia, dov’è nata, si chiama Pippilotta Viktualia Rullgardina Krusmynta Efraimsdotter Langstrump.
Per chi è nato negli anni 60, ma anche per le generazioni successive, Pippi Calzelunghe, grazie anche a una fortunata serie televisiva, ha rappresentato la libertà, l’indipendenza, il coraggio, la scelta di vivere in una dimensione che non conosce la paura. Questa strana bambina – che vive sola a Villa Villacolle, con un baule pieno di monete d’oro, col cavallo a pois e la scimmietta signor Nilsson, senza genitori, senza scuola, cui non interessa l’aspetto fisico, dotata di una straordinaria forza, carismatica e generosa con gli amici, che beve pozioni per non crescere e sa autogestirsi in ogni situazione -, ha affascinato migliaia di piccoli lettori, attraversando più generazioni, dal primo dopoguerra agli anni delle ribellioni giovanili, fino ai giorni nostri. Ha resistito all’avvento dei giochi elettronici e ha contribuito certamente ad anticipare e incoraggiare la rivoluzione femminista. Una bambina diversa da tanti altri protagonisti della letteratura d’infanzia e, quindi, non buona, non sottomessa ai maschi, anzi più sveglia di loro, capace di cavarsela senza l’aiuto degli adulti, rimane un modello di femminilità, non solo infantile, impensabile sessant’anni fa e forse ancora oggi.