C’è sempre un prima e un dopo in quello che accade. Così è anche nel caso del racconto “Tra parentesi” di Peppe Dell’Acqua e Massimo Cirri andato in scena per Teatro Contatto a Udine al Palamostre e in replica al Teatro Pasolini di Cervignano.
Un racconto per narrare la vera storia della liberazione dei matti e della chiusura dei manicomi grazie alla legge 180, la legge Basaglia che ha compiuto 40 anni.
Franco Basaglia è un giovane medico diventato direttore del manicomio di Gorizia dopo la morte del predecessore. Passare dalla clinica delle malattie nervose e mentali dell’Università di Padova a Gorizia non è un passaggio facile. Ciò che si trova davanti è un luogo ai confini del mondo, un luogo caratterizzato da un forte odore di morte quello che lui aveva provato nelle carceri quando era stato internato per sei mesi. Si rende conto che i malati non sono più persone ma sono la rappresentazione dei sintomi della malattia. E si rende conto soprattutto che all’interno del manicomio non c’è alcuna speranza di guarigione e quindi di vita. Mettendo la malattia tra parentesi i malati tornano ad essere persone, individui, storie, emozioni. Ma per essere tali non ci devono essere cinghie, costrizioni, ma porte aperte e spazi dove le persone stesse possono sviluppare i propri talenti. Coadiuvato da colleghi giovani che seguono il suo approccio, Basaglia riesce in questa sua opera di far chiudere i manicomi e di far tornare i malati a vivere in contesti sì protetti ma non chiusi. Naturalmente non si tratta di una storia idilliaca. Molte sono le problematiche ancora aperte. Il messaggio è però che la malattia mentale si può curare e si può convivere con essa. Lo spettacolo è concepito come una chiacchierata che si svolge su una panchina tra due amici che si raccontano: Peppe Dell’Acqua psichiatra ed erede di Basaglia e Massimo Cirri psicologo che ha lavorato per anni nei centri di salute mentale ora voce di Cartepillar. Il prima e il dopo nella cura della malattia mentale. La liberazione impensabile.
Lo spettacolo è diretto dalla film maker triestina Erika Rossi e prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.