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Teatro Galleria Toledo – Napoli per TeatroZeta  IL VELENO DEL TEATRO dialogo tra un aristocratico e un attore dal 14 al 16 dic.

Teatro Galleria Toledo – Napoli per TeatroZeta IL VELENO DEL TEATRO dialogo tra un aristocratico e un attore dal 14 al 16 dic.

TeatroZeta
IL VELENO DEL TEATRO dialogo tra un aristocratico e un attore
di Rodolf Sirera
drammaturgia e regia Brando Minnelli
con Manuele Morgese e Salvatore Della Villa
scene e costumi Lorenzo Cutuli
traduzione Daniela Aronica
in co-produzione con Compagnia della Villa e Napoli Teatro Festival Italia 2016
in collaborazione con Università degli Studi di Fisciano (Salerno), Università di Barcellona, Teatro Nazionale della Toscana
Prima compagnia ospite del cartellone artistico 2018-2019 del teatro Galleria Toledo è il TeatroZeta che, con la produzione IL VELENO DEL TEATRO, dall’opera del drammaturgo catalano Rudolf Sirera, va in scena dal 14 al 16 dicembre per la regia di Brando Minnelli. Lo spettacolo, che ha debuttato al Napoli Teatro Festival Italia 2016, è realizzato in co-produzione con la Compagnia della Villa e Tracce creative (Lecce) ed in collaborazione con Università degli Studi di Fisciano (Salerno), Università di Barcellona (Spagna) Teatro Nazionale della Toscana e MiBAC. Protagonisti dell’azione Manuele Morgese, a vestire i panni di un giovane attore nella Francia di fine Settecento e Salvatore Della Villa, nel ruolo del suo aristocratico interlocutore. Una dicotomia che contrappone la visione del potere e del privilegio di casta alle ragioni della libertà, dell’uguaglianza e del progresso, temi sempre opportuni per osservare l’attualità della società nelle sue contraddizioni. Il testo di Rodolf Sirera è scritto nel 1978, a soli tre anni dalla morte del dittatore Francisco Franco, ed è ambientato nella Francia 1784, a pochi anni dall’avvento della Rivoluzione di Luglio; un parallelismo che lo stesso autore tiene a sottolineare, a 40 anni dalla sua prima edizione, perchè la rappresentazione del conflitto delle idee – per come si ri-definisce nell’immediatezza della dimensione teatrale – è sempre lo strumento più utile, un laboratorio necessario per elaborare il presente e il futuro, a partire dalla scrittura di un’opera e dalla efficacia della messa in scena resa dagli interpreti dell’azione drammatica.
È molto importante portare anche un’ulteriore riflessione sull’area di provenienza della compagnia TeatroZeta, operante nel territorio abruzzese de L’Aquila, città di grandissima tradizione artistica e culturale, ancora piegata dalle conseguenze devastanti del terremoto del 6 aprile 2019. A questo proposito, il teatro Galleria Toledo intende mettere in evidenza la necessità di dare sostegno e enfasi all’attività culturale proveniente da aree tanto terribilmente colpite – e assieme esprimere solidarietà diretta alla frazione di popolazione italiana messa in ginocchio dalle attività sismiche di questi ultimi anni -, in particolar modo a tutte le manifestazioni legate al teatro e all’arte drammatica, perché è consapevole che ricostruire dalla civiltà umana è il solo modo per poter fare rifiorire la memoria dell’arte nelle sue culle storiche più importanti e significative.
“La vicenda è ambientata nel Settecento e ruota intorno al tema della realtà scenica, soprattutto intorno ai suoi limiti. Un attore, simbolo della borghesia vincente, incontra un marchese, simbolo dell’aristocrazia sconfitta, la quale, paradossalmente, è portatrice di valori legati al concetto di verità. La verità della scena si fonde con la finzione del ruolo giocato dal marchese e si confonde durante il dialogo tra i due: un attore di dichiarata fama riceve un invito a palazzo da un misterioso mecenate e amante dell’arte, un marchese. Al suo arrivo viene accolto da un cameriere fin troppo attento che si rivela ben presto come persona di profonda cultura. Ha così inizio un cinico gioco dialogico che, attraverso una serie di trappole retoriche, porterà lentamente la vittima designata a perdersi in un pericoloso labirinto di apparenze. “Il veleno del teatro” è una nera commedia degli equivoci e delle prevaricazioni, tenuta tutta sul filo di un dialogo brillante e sempre più tagliente, fino ad un inevitabile colpo di scena finale. Un teatro fatto di tensione, di inquietudine interiore, di quell’alternarsi tra realtà e finzione tanto caro al nostro Pirandello.”

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