Il latte è il motore di un enorme business globale, in Europa come in Cina, dove il suo consumo è iniziato recentemente. Non è più il prodotto naturale del metabolismo di vacche che felici pascolano sui monti, ma una commodity a tutti gli effetti, materia base capace di portare fatturati da capogiro all’agro-industria del settore. Gli strateghi del marketing investono costantemente in nuove formulazioni e motivazioni al consumo per conquistare nuovi gruppi di consumatori o mantenere gli attuali. In questo contesto fattori come la sostenibilità o il rispetto dei metodi di produzione o il benessere animale o la qualità vera dei prodotti, sono totalmente irrilevanti. Il sistema del latte rispecchia la costante ricerca globale di una crescita infinita e la follia della semplificazione efficiente, che diventa, nella pratica, miopia incosciente.
“Abbiamo deciso di proporre per la prima volta in regione il docu-film “The Milk System” (trailer) perché analizza in maniera puntuale l’insostenibilità di un sistema industriale teoricamente “ottimizzato” — spiega Cristina Micheloni, presidente di AIAB-APROBIO FVG — ma che irresponsabilmente non si domanda che ne sarà domani di vacche, allevatori, pascoli e formaggi.”
La narrazione del sistema agro-industriale, a confronto con quello degli allevamenti biologici, non per forza di piccole dimensioni ma felicemente legati al territorio, implica una riflessione su quale sia il sistema alimentare che vogliamo. La domanda conseguente è relativa a come debbano essere investiti i miliardi di euro di sussidi pubblici (derivanti dalle tasse dei cittadini) a sostegno del settore: per l’industria del latte o per l’allevamento estensivo?
La maggior parte degli allevatori europei ha appena messo un piede fuori da una crisi lunga e tutt’altro che risolta e si ritrova a dover inseguire da un lato le opportunità di sussidio e dall’altro le imposizioni di un mercato senza scrupoli, che non si farà problemi a lasciarli indietro quando troverà prodotto a costo minore, purché bianco e liquido (ma anche in polvere va bene). Chi non tiene il passo viene travolto dal sistema, assieme all’ambiente e agli animali che subiscono, loro malgrado, la “dittatura dell’efficienza industriale”.
Ma esistono anche allevatori che scelgono di andare controcorrente, di fare economia puntando su altre valenze, tutte misurabili e dimostrabili. Molti hanno adottato il metodo biologico che parte dal rispetto delle esigenze etologiche degli animali e dalle potenzialità dell’ambiente e che si ripercuote positivamente anche sulla qualità del prodotto e sulla redditività dell’impresa.
L’appuntamento è per martedì 11 dicembre alle ore 20:00 al Caffè dei Libri in via Poscolle n. 65 a Udine. Alla proiezione parteciperanno alcuni allevatori biologici friulani che saranno disponibili per domande e approfondimenti.