“Felici quelle nature di fuoco che ardono fino a consumarsi”. Spezza così il silenzio dei primi minuti in scena la calda voce di Lella Costa, attrice, scrittrice e volto noto della tv, in “Traviata, l’intelligenza del cuore” in scena per la stagione della Contrada al Teatro Bobbio dall’11 al 14 gennaio 2019.
Tratto dall’omonimo dramma verdiano, ispirato a sua volta dal romanzo di Alexandre Dumas ‘La signora delle camelie’ (tratto dalla storia di un personaggio realmente esistito, la cortigiana più richiesta e ben pagata di Parigi nei primi anni dell’Ottocento, Marie Duplessis, amante dello stesso Dumas) lo spettacolo è un’opera teatrale-musicale, scritta con Gabriele Vacis, che rende omaggio a tutte le “traviate” del mondo. Lella Costa darà voce e corpo, oltre che alla protagonista del romanzo, Violetta e dell’opera lirica, Margherita Gautier, anche a due dive scelte come simbolo dell’amore non corrisposto: Maria Callas e Marilyn Monroe. Dive lontane ma simili, che diventano simboli di quell’eccesso che fa spavento ma che rende uniche le traviate. Lella Costa attualizza un tema che continua ad essere centrale nella sua poetica, ‘l’intelligenza del cuore’, e lo fa rivedendo insieme a Gabriele Vacis la messinscena, in un allestimento con musica dal vivo: l’attrice e co-autrice viene infatti accompagnata dal pianista Davide Carmarino e dai cantanti Adriana Iozzia e Lee Chung Man, in un gioco che coinvolge musiche e personaggi contemporanei, come Franco Battiato, Tom Waits e Marianne Faithfull. La narrazione è ulteriormente arricchita da citazioni più o meno velate a opere di altri artisti, con ammiccamenti a Fabrizio De André, Mia Martini, Nanni Moretti.
Per tutta la durata dello spettacolo, Lella Costa rimane fedele alla narrazione, senza riassumere il romanzo ma approfondendo alcune parti salienti della storia che diventano spunti per denunciare drammi moderni e a tratti impersona uno o l’altro dei protagonisti, a tratti dialoga con loro. Non mancano passaggi pungenti e osservazioni umoristiche sulla natura ingenua di Alfredo, che incarna inizialmente il giovane maschio innamorato non proprio “sveglio” e l’attrice si sofferma poi in particolar modo sulla figura del padre di Alfredo, Germont, il suo doppiogiochismo, la sua morale dei due pesi e due misure. In lui la narratrice individua l’archetipo di tutti gli uomini “con i cuori a forma di salvadanai” senza distinzione di classe sociale o professione, che alimentano il giro d’affari della prostituzione.
Lella Costa racconta Traviata, la capisce, la incoraggia, la consiglia, la compiange, fa il tifo per lei contro quella figura nerissima che è Germont. La usa come esempio per un discorso molto duro sui rapporti fra uomini e prostituzione, la colloca in rapporto all’oggi, a noi, alla nostra sensibilità, la giudica. A tutti pone la stessa domanda: “Davvero vi sembra normale che qui oggi, si debba ancora comprare il corpo delle donne?” per poi ritornare Marilyn e al suo destino infausto. Nonostante la sua carriera di successo ed eccesso, sembra che sia per sempre rimasta più simile a una adolescente che a una gran diva: “Ogni donna è, o almeno per un istante è stata, precisamente questo: una bellissima bambina”.