La compagnia Anagoor è nuovamente protagonista nella Stagione “altri percorsi” del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Dal 12 al 17 febbraio va in scena infatti “Rivelazione. Sette meditazioni attorno a Giorgione” con Marco Menegoni, sulla drammaturgia di Laura Curino e Simone Derai che firma anche la regia dello spettacolo”.
La Pala, i Ritratti, la “Venere Dormiente”, la “Giuditta”, i “Tre Filosofi”, la “Tempesta”, il Fregio… sette opere del Giorgione da contemplare, da fare proprie con gli occhi e le sensazioni che riescono a sollecitare. Ne scaturiscono sette meditazioni – una per ognuno dei sopraccitati capolavori – attorno al tema del silenzio, della natura umana, del desiderio, della giustizia, della battaglia, del diluvio e del tempo. L’arte pittorica pervade di sé l’anima artistica dei componenti di Anagoor, ne tocca la sensibilità e dà origine a qualcosa d’altro, ad un nuovo linguaggio, fatto di lettura, teatro, emozione.
È questo ciò che propone lo spettacolo “Rivelazione. Sette meditazioni attorno a Giorgione” che la compagnia Anagoor propone alla Sala Bartoli dal 12 al 17 febbraio, nell’ambito del cartellone “altri percorsi” del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
La poetica teatrale di questo gruppo, innovativo e pluripremiato, che il pubblico dello Stabile ha imparato ad amare, è raffinatissimo e fortemente comunicativo, essenziale eppure ricco di contenuti, connessioni e induzioni.
“Rivelazione” li porta allo Stabile per la terza stagione consecutivamente, dopo “Socrate” applaudito al Rossetti nel 2016 e “Virgilio Brucia” .
Questa volta il bravissimo Marco Menegoni disegna sulla scena una traccia per avvicinare la platea alla sfuggente figura del Giorgione, dando voce il disegno drammaturgico firmato da Laura Curino e Simone Derai.
Il pittore di Castelfranco Veneto – lo stesso luogo in cui è nato ed ha il proprio atelier Anagoor – è una delle figure più enigmatiche della storia dell’arte. Cercare di metterlo a fuoco è come osservare la costellazione delle sette sorelle, le Pleiadi: riesce meglio se uno non la fissa direttamente.
Questo ha cercato di fare Anagoor: narrare Giorgione attraverso gli occhi di chi lo frequenta fin dall’infanzia e lo rivela per storie concentriche all’ospite stupefatto. In questa sorta di lezione d’arte, poetica, sono raccontati l’artista, il suo tempo, il respiro delle opere, il clima che le pervade.
Un narratore, di fronte a due schermi, racconta, per mezzo di parole, documenti, versi poetici ed immagini delle opere del pittore di Castelfranco, frammenti della Venezia a cavallo tra XV e XVI secolo.
«Volgiamo lo sguardo verso questa ideale costellazione» scrivono nelle note allo spettacolo. «Per ciascun astro una meditazione».
La compagnia prende il nome dal racconto di Dino Buzzati “Le mura di Anagoor” è stata fondata nel 2000 a Castelfranco Veneto, su iniziativa di Simone Derai e Paola Dallan: a loro si sono poi aggiunti Marco Menegoni, Moreno Callegari, Mauro Martinuz, Giulio Favotto, Silvia Bragagnolo e molti altri, facendo dell’esperienza un progetto di collettività. Anagoor sperimenta la possibilità di fermare brani di una civiltà che si trasforma per innestarli in una nuova visione: un obiettivo che si sostanzia perfettamente nella loro scelta di assumere quale atelier una antico allevamento di conigli nella campagna di Treviso. “La conigliera”, appunto, di cui sono conservate la struttura e l’estetica, è il luogo dove nascono la loro poetica ed i loro progetti.
«Il teatro di Anagoor – spiegano i componenti del gruppo – risponde ad un’estetica iconica che precipita in diversi formati finali dove le performing arts e la scena ipermediale entrano in dialogo; penetra nei territori di altre discipline artistiche e pretende, tuttavia, con forza, in virtù della natura di quest’arte, di rimanere teatro».