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“Il MAESTRO E CICOGNO” AL TEATRO ORAZIO BOBBIO DI TRIESTE VENERDì 15 FEBBRAIO UN FUORI ABBONAMENTO CHE PORTA LA FIRMA CONTRADA

“Il MAESTRO E CICOGNO” AL TEATRO ORAZIO BOBBIO DI TRIESTE VENERDì 15 FEBBRAIO UN FUORI ABBONAMENTO CHE PORTA LA FIRMA CONTRADA

Tra i fuori abbonamento della Contrada arriva al teatro Orazio Bobbio venerdì 15 febbraio alle 20.30 la pièce firmata Contrada, Il maestro e Cicogno di Renzo S. Crivelli con Maurizio Zacchigna, che ne cura anche la regia, ed Enza De Rose e Francesco Godina.  Il Maestro è quel James Joyce che più di qualunque scrittore ha saputo rivoluzionare il romanzo e la letteratura nel Novecento. Cicogno è il soprannome di un oste allampanato che dialoga con lo scrittore interrogandosi sulla sorte della figlia partita da tempo e mai tornata. Joyce, che visse diversi anni a Trieste, fu un assiduo frequentatore di osterie, di cui Trieste era piena allepoca, e nei suoi percorsi meditativo-etilicisi imbatteva nella più svariata umanità, specie nella più umile, così autentica e viva da diventare paradigma della condizione umana tout court. Crivelli, fine conoscitore delle opere e della vita di Joyce, fa quindi dellosteria un topos, dove il bene e il male siedono allo stesso tavolo senza porsi troppe domande, glissando la supponenza della ragione e dei nostri pregiudizi.  « In questo testo Crivelli – spiega il regista – fa diventare Joyce il cliente di unosteria, mette in scena un momento della vita dello scrittore dove noi ce lo immaginiamo, grazie anche alle numerose biografie pervenute, a Trieste tra osterie e bordelli, luoghi che attiravano lo scrittore anche per questa sua indole rapace, questa sua fame di racconti, che si nutre e gode delle storie che qui vi si trovano. Loste è  un uomo del popolo, rude, che non ha saputo gestire i suoi sentimenti; la figlia lo ha lasciato, è scappata con un marinaio e la moglie è morta. Cicogno è molto preoccupato per la figlia e Joyce lo aiuta a scrivere e rispondere alle sue lettere. Ho portato la lingua di Cicogno in dialetto triestino, in accordo con lautore mentre la scelta stilistica della messa in scena è una mise en espace, tra il teatro a leggio e il teatro, non è una situazione realistica e tra i personaggi c’è anche la figlia delloste, presente in una forma evocativa, come un ricordo, un fantasma. È stato un lavoro interessante soprattutto perché il linguaggio dellautore, così ricco e spesso poetico, ha rappresentato una sfida per me in quanto questi elementi sono a volte nemici della scena dove tutto deve sembrare veritiero. È stato un lavoro fatto insieme agli attori, questo è il modo che conosco, lavorare con loro e ascoltare anche le loro proposte e penso che siamo riusciti a fare davvero un buon lavoro».

Per informazioni [email protected] oppure 040947481.

E.L.

About Enrico Liotti

Giornalista Pubblicista dal 1978, pensionato di banca, impegnato nel sociale e nel giornalismo, collabora con riviste Piemontesi e Liguri da decenni.

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