Altissima affluenza di pubblico, ieri sera, per lo spettacolo “Un tram che si chiama desiderio” al Teatro Comunale di Cormons. L’articolata opera di Tennessee Williams è stata interpretata da Mariangela D’Abbraccio (nel ruolo di Blanche), Daniele Pecci (Stanley), Angela Ciaburri, Stefano Scandaletti, Gabriele Anagni, Erika Puddu e Massimo Odierna, sotto la meticolosa regia di Pier Luigi Pizzi e con le tracce sonore di Matteo D’Amico.
La scenografia è stata la rappresentazione di uno squallido ombroso monolocale, situato nella New Orleans degli anni ’40, nella quale si consumano i peggiori peccati dell’essere umano. La drammatica storia di Blanche, rivissuta attraverso l’ottima interpretazione della D’Abbraccio, si è manifestata come un pugno nello stomaco; la donna ormai in rovina, alcolizzata e dedita alla prostituzione, si rifugia presso sua sorella rompendo il labile equilibrio dei coniugi Kowalski e portando, infine, la stessa Blanche alla pazzia. In questo dramma non sono state risparmiate le crude tematiche sociali, mediante rappresentazioni brusche e violente: stupro, violenza sulla donna, maschilismo becero, sesso malsano e malattia mentale. Nei panni di Stanley Kowalski, Daniele Pecci sfodera tutte le sue abilità interpretative portando in scena un rozzo, grottesco e violento uomo-padrone, dedito all’alcol e al gioco d’azzardo, archetipo del maschio alpha. Lo spettacolo non prevede censure di nessuna tematica e il realismo dell’interpretazione creano un forte senso di angoscia per le vittime della storia. Gli attori, perfettamente calati nei ruoli, mostrano le peggiori nefandezze di cui le persone possono essere capaci. Blanche, la vera protagonista della storia percorre la via verso l’oblio; partendo da un suo mondo illusorio, fatto di raffinatezza e bon ton, viene ben presto a cozzare con la misera realtà dei fatti, grazie anche alla bassezza di spirito di suo cognato, costringendola infine a fare la scelta più estrema, abbandonare definitivamente la ragione per rifugiarsi nella totale pazzia. La sorella, tipica donna succube del suo uomo-padrone, scelgierà di sottostare agli ordini del marito, relegando l’ormai perduta Blache in manicomio. Il povero Mitch, forse uno dei pochi amici di Stanley dotato ancora di un briciolo di sensibilità, si lascia abbindolare dalle moine e dalle effusioni della irreale Blanche; ma una volta venuta a galla la verità sulla donna dovrà scontrarsi anche lui con le ipocrisie sociali e abbandonare la prospettiva di un possibile matrimonio. L’opera di Williams lascia quindi poche speranze all’illusione, la nuda realtà alla fine smaschera tutte le false molteplici identità che ognuno può creare agli occhi degli altri.
Lo spettacolo, nonostante le tematiche difficili e le rappresentazioni cruente è stato fortemente apprezzato con lunghi applausi.
Carlo L.