La quarta edizione del progetto “La memoria e la scelta” che il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia dedica ai temi della Shoah, si compone quest’anno di due momenti: lo spettacolo “Un uomo banale” in scena alla Sala Bartoli dal 23 al 26 gennaio, con Andrea Germani e Romina Colbasso e l’evento “La Risiera racconta” con i ragazzi dei licei di Trieste alla Risiera di San Sabba nel pomeriggio del 26 gennaio. I testi ed il progetto sono a cura di Paola Pini. ”.
Giunge alla quarta edizione “La memoria e la scelta” il progetto a cura di Paola Pini e su idea del direttore Franco Però, che lo Stabile dal 23 al 26 gennaio declina sui temi della Shoah, offrendo al pubblico – nel periodo della Giornata della Memoria – un’occasione di conoscenza e riflessione su una pagina inquietante del Novecento, che va presa a monito perché non si cada mai più in simili gorghi di odio insensato.
Il progetto quest’anno raddoppia: oltre all’evento finale che – come nelle passate edizioni – vedrà protagonisti i ragazzi dei licei Carducci/Dante, Galilei, Oberdan, Petrarca, Prešeren, in un simbolico perpetuare il messaggio presso le generazioni future, l’edizione 2020 prevede anche quattro repliche alla Sala Bartoli dello spettacolo “Un uomo banale”, interpretato da Andrea Germani e Romina Colbasso.
La giornalista Paola Pini cura entrambe le parti de “La memoria e la scelta/4”, che avrà inizio alla Sala Bartoli il 23 gennaio alle 19.30 con la prima di “Un uomo banale” (repliche alla stessa ora fino a domenica 26 gennaio) e domenica 26 gennaio alle ore 16 culminerà nell’evento intitolato “La Risiera racconta” con i ragazzi dei licei, in scena proprio alla Risiera di San Sabba alle ore 16.
Ne “La Risiera racconta” si affronteranno le figure di di Friedrich Rainer e Odilo Globočnik attraverso letture intervallate a interventi musicali.
Lo spettacolo “Un uomo banale” invece è liberamente tratto da “In quelle tenebre”, risultato dell’intervista, ampliata da molte altre testimonianze, che Gitta Sereny fece a Franz Stangl nel 1971 presso il carcere di Düsseldorf, luogo in cui l’uomo scontava la condanna all’ergastolo.
Stangl poteva sembrare proprio “un uomo qualsiasi” e per questo la sua storia colpisce tanto: nasce ad Altmünster, in Austria, nel 1908.
Poliziotto nel 1938 e in seguito ufficiale delle SS, è parte attiva nel Progetto Eutanasia, attraverso il quale saranno uccise tra le 60.000 e le 100.000 persone con minorazioni mentali o fisiche, tristemente noto come Aktion T4; nel 1942 dirige i campi di sterminio di Sobibor prima e di Treblinka poi; dal 1943 al 1945 è infine trasferito in Italia, dove risulta impiegato nei territori della Zona Operativa del Litorale Adriatico (l’Adriatisches Küstenland), in particolare a Udine e a Fiume, ma la sua presenza è testimoniata anche a Trieste, alla Risiera di San Sabba.
Di fronte a quello che lui stesso descrisse come “l’inferno di Dante materializzato” non seppe rifiutare l’incarico di comandante del campo di sterminio di Treblinka, annegando nell’alcol la propria vigliaccheria.
Gitta Sereny nasce a Vienna nel 1921. Nel 1934 assiste, a Norimberga, a un rastrellamento di massa operato dai nazisti; dopo l’Anschluss del 1938, emigra in Francia dove opera nella Resistenza e, alla fine della Guerra, si unisce alle forze dell’UNRRA (l’Amministrazione delle Nazioni Unite per l’assistenza e la riabilitazione delle popolazioni danneggiate dalla guerra) per occuparsi di riunire ai familiari i bambini superstiti a Dachau.
Quello che avviene in scena assomiglia a una partita a scacchi molto particolare: Gitta Sereny e Franz Stangl si fronteggiano in uno scambio verbale ed emozionale carico di tensione, un gioco di cui è lei a dettare le regole.
«A Gitta Sereny – spiega Paola Pini, autrice del testo – importa analizzare, scandagliando i ricordi e provocando le reazioni improvvise, spesso sconvolgenti dell’interlocutore non tanto perché, ma piuttosto come si sia potuti arrivare a quell’orrendo sterminio su scala industriale che è stata la Shoah. Il pubblico ha così l’occasione di comprendere quali meccanismi possano portare una persona comune, qual era Stangl all’inizio della sua carriera di burocrate della morte, a trasformarsi nell’uomo giudicato responsabile della morte di 900.000 persone, complice attivo dei veri carnefici, dei seminatori di odio e di violenza (…) Se tutto sommato può essere relativamente semplice cercare di identificarsi con la sofferenza delle vittime, o giudicare mostri i boia più efferati e pazzi i loro mandanti, risulta molto più complesso e difficile cogliere i pericoli che si nascondono nella potenziale somiglianza fra noi stessi e persone come Franz Stangl».
I semi del razzismo vanno consapevolmente eliminati dalla nostra vita, dalla quotidianità e riconosciuti nel loro pericolo, fin da subito. È questo il senso del progetto “La memoria e la scelta”: l’idea di essere forti dell’esperienza dolorosa del passato e capaci di “scegliere” sempre e consapevolmente la via della giustizia. Sembrano proferite proprio per questo le recenti parole dellaSenatrice Liliana Segre: « (…)Ritengo però che non si debba mai disgiungere la lotta all’antisemitismo dalla più generale ripulsa del razzismo e del pregiudizio che cataloga le persone in base alle origini, alle caratteristiche fisiche, sessuali, culturali o religiose. Questa visione mi pare tanto più necessaria in questa fase storica, in cui le condizioni di disagio sociale spingono tanti a indirizzare la propria rabbia verso un capro espiatorio, scambiando la diversità per minaccia…».
Per “Un uomo banale” il prezzo del biglietto è unico, a 5 euro e la prevendita dei biglietti è già in corso, mentre per l’evento “La Risiera racconta” l’ingresso è libero.
“Un uomo banale” va in scena da giovedì 23 gennaio a domenica 26 gennaio alle ore 19.30 alla Sala Bartoli: Per biglietti e prenotazioni si suggerisce di rivolgersi alla Biglietteria del Politeama Rossetti agli altri consueti punti vendita, o via internet sul sito www.ilrossetti.it. Informazioni anche al numero del Teatro 040.3593511.