Il conflitto è il principale motore delle narrazioni, e il contrasto tra due personalità opposte, legate però da un’amicizia solidissima, è alla base della storia messa in scena in questa accattivante commedia.
I due protagonisti non potrebbero infatti essere più diversi tra loro: Cesar (interpretato da Patrick Bruel) è un rubacuori scapestrato, che si è appena visto sequestrare ogni bene in seguito al fallimento della sua attività, mentre Arthur (interpretato da Fabrice Lucchini), è un ricercatore scientifico, divorziato ma ancora sentimentalmente legato alla sua ex-moglie.
Il primo vive una vita senza regole, alla perenne ricerca di emozioni, ma è incapace di pianificare la sua vita, mentre il secondo, anche se ha un lavoro prestigioso e sicuro, trascorre un’esistenza grigia e monotona, scandita da una routine che in fondo lo lascia insoddisfatto.
Una storia tradizionale e alle volte scontata, resa però irresistibile da una recitazione di alto livello
La macchina narrativa viene messa in moto da un malinteso: uno dei due protagonisti scopre che l’altro ha un tumore gravissimo, ma per una serie di situazioni paradossali è il malato che si convince che sia l’altro a essere in fin di vita.
La vicinanza della morte spinge i due a stilare una lista dei desideri da soddisfare prima del trapasso, aprendo le porte a una serie di scene comiche molto ben costruite. Ma nella storia c’è anche spazio alla riflessione, spesso amara, sulla caducità della nostra esistenza, e sull’importanza di vivere fino in fondo il tempo che abbiamo a disposizione.
Le idee messe in gioco non sono certo originali, e spesso quanto accade sullo schermo è abbastanza prevedibile, ma la recitazione di Patrick Bruel e di Fabrice Lucchini è stellare, per cui è difficile non lasciarsi trasportare nella storia, che comunque parla di temi universali, sempre attuali e coinvolgenti, se messi in scena con mestiere.
E i due registi e sceneggiatori, Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte, di mestiere ne hanno da vendere. Il film comunque dà il meglio di sé nel finale, nel quale la commedia si mescola in modo inestricabile con il melodramma.
La vera protagonista della pellicola: l’amicizia
Fabrice Lucchini e Patrick Bruel rendono molto credibili i due protagonisti, e con la loro bravura ci fanno toccare con mano quanto la diversità possa essere una ricchezza, e quanto l’amicizia sia una risorsa preziosissima per superare le difficoltà che inevitabilmente incontriamo nella nostra esistenza.
Da questo punto di vista, paradossalmente il fatto che alcuni passaggi siano abbastanza prevedibili forse rende ancora più verosimile questo racconto, che ci immerge nel mondo emotivo dei due protagonisti.
Cesar, dietro alla sua apparente gigioneria, nasconde un rapporto molto difficile con il padre, con il quale non parla da anni. Arthur ha grossi problemi a mettersi in relazione sia con l’ex-moglie che con sua figlia, che lo considera un vecchio rompitasche, con il quale non vale la pena cercare di comunicare.
Inizialmente sullo sfondo, una donna musulmana guarita da un cancro, che ha superato la sua malattia che però le ha distrutto parte della vita, e che gestisce un gruppo di auto-aiuto di malati oncologici, cerca di aiutare Cesar e Arthur ad affrontare la situazione, anche se all’inizio non le è chiaro chi dei due sia malato veramente.
I conflitti, interiori ed esteriori, dei vari personaggi trovano una composizione nel finale, grazie alle energie messe in gioco dalla fortissima amicizia tra i due protagonisti.
Il Meglio Deve Ancora Venire: una pellicola che decisamente vale la pena di vedere
La coppia Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte aveva già realizzato un film sull’amicizia: Cena tra Amici. Quest’ultimo è di fatto ambientato in una casa, mentre Il Meglio Deve Ancora Venire è un film dove i due protagonisti viaggiano continuamente, spingendosi fino in India.
All’inizio della pellicola ci viene anche mostrato dove nasce l’amicizia tra Cesar e Arthur: in una scuola bacchettona, dove le personalità dei due protagonisti erano ben delineate già in tenera età, e nella quale il temperamento ribelle di Cesar viene evidenziato con delle scene che sono un indubbio omaggio a Zero in Condotta, di Jean Vigo, del 1933.
Il Meglio Deve Ancora Venire è un film fatto con mestiere, recitato benissimo, nel quale comicità e melodramma si mescolano con grande equilibrio. Un film che emoziona, nel quale si ride e si piange, fino al gran finale che è un inno alla vita, all’amore e all’amicizia, e davanti al quale è veramente difficile rimanere indifferenti.
Un film da gustare. Possibilmente al cinema.
Alessandro Marotta