«Biagio Marin, un poeta di respiro europeo. Ma certamente influenzato dal rapporto con la sua terra, con Grado in particolare: d’altra parte città come Gorizia, Trieste, e il territorio che racchiudono sono da sempre un grande crocevia internazionale di culture, tradizioni, conflitti e soprattutto linguaggi». Parola del filosofo Massimo Cacciari, che di Biagio Marin custodisce un ricordo speciale legato agli incontri di fine anni Settanta, e alla confidenza a poco a poco acquisita con la “lingua” del grande autore gradese: «non semplicemente un dialetto, ma una rarefazione del linguaggio poetico». Proprio alla città di Marin e alla (ri)scoperta della
sua straordinaria opera è dedicato il primo “Viaggio digitale” del format promosso da Fondazione Pordenonelegge insieme alla Regione Friuli Venezia Giulia e a PromoTurismoFVG: “Grado e l’azzurro vento di lontanìa di Biagio Marin” titola la breve ma intensa escursione in programma sabato 30 gennaio, dalle 10 su Facebook e Youtube di pordenonelegge – e successivamente sui canali di PromoTurismoFVG – nell’ambito del ciclo “Friuli Venezia Giulia terra di scrittori. Alla scoperta dei luoghi che li hanno ispirati”. Un progetto concepito per itinerari sul campo ma dalla primavera 2020 convertito in piccole full immersion online: per conservare il gusto del viaggio anche nei mesi di sospensione pandemica.
«Era già anziano, Biagio Marin, quando ci siamo conosciuti – spiega ancora Cacciari – eppure
restituiva una sensazione di forza e “monumentalità”. Fu poeta coltissimo: aveva letto di tutto e con lui si poteva parlare dei presocratici e di Meister Eckhart, di Goethe, Novalis e Hölderlin. Nella sua poetica aleggia una compenetrazione ‘spinoziana’ della morte: una consapevolezza che aiuta a vivere ogni giorno nel pieno delle proprie forze, com’è evidente nelle poesie dedicate al figlio Falco. Così è anche per la sua lingua, che non è semplicemente il dialetto gradese, e non è la lingua della prosa: nei suoi versi confluisce quanto Marin aveva assimilato da altri linguaggi, da poeti di altre lingue, il risultato è del tutto peculiare, una lingua tutta sua, valorizzata da Pier Paolo Pasolini che volle inserirlo in una antologia poetica a inizio degli anni Cinquanta».
Con il nuovo viaggio digitale di Fondazione Pordenonelegge e PromoTurismoFVG ci addentreremo “per le stràe solesàe” di Marin: il dedalo natìo di calli e campielli dell’antico castrum, le basiliche, il battistero e il campanile accanto a quella che è oggi Piazza Biagio Marin, verso la panoramica “diga” sul Nord Adriatico e le distese sconfinate di sole e d’azzurro, la linea dell’orizzonte in cui si perdono cielo e mare, sino al banco sabbioso della Mula di Muggia. Ma Biagio Marin significa anche e soprattutto paesaggi ancestrali: le migliaia di terre emerse e barene della laguna, le silhouette dei casoni, i silenzi sospesi solcati dal volo dei gabbiani, i colori riflessi, la luce abbagliante del giorno e la dolcezza rasserenante dei tramonti. E poi il porto canale, gli spazi raccolti del rientro in paese: le barche e le reti dei pescatori che si allungano accanto alle imbarcazioni dei diportisti. La città antica, la spiaggia della Mitteleuropa che rende omaggio al poeta con il monumento per Biagio Marin nel Parco delle Rose: l’”isola d’oro” da cui si dipartono mille itinerari generati da quel «dosso di rena, lido stretto e falcato sul vertice di un delta, che un fiume di una volta ha dimenticato». Oggi è il Centro Studi Biagio Marin a custodire, valorizzare e perpetuare l’opera del grande autore gradese in cui, verso dopo verso, si specchiano la città e i suoi scenari.
Novità di questa nuova edizione, per ricordare il tema dell’accessibilità: i viaggi digitali saranno realizzati anche in LIS (Lingua Italiana dei segni). Gli itinerari si possono ritrovare sul canale Youtube di pordenonelegge e sul sito turismofvg.it