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Metallica a Udine: che la guerra abbia inizio!

Udine – Ore 10.00 parcheggio Stadio Friuli. L’adrenalina sale, la colazione è a base di acqua, malto d’orzo e luppolo. Il look mattiniero è pesante, leghe metalliche ai polsi e in ogni parte del corpo. Gli dei scandinavi si fanno sentire con folate di vento norvegese; i fedeli al metallo sono temprati e non patiscono l’affronto. La folla si ammassa ai cancelli, che alle ore 15.30 si spalancano all’orda di guerrieri affamati di hard sound rock/metal. L’atmosfera che si respira è simile a quella prima di una guerra tra fazioni barbariche, con riti pagani propiziatori e pasti ricchi di proteine. Nei pressi delle mura dello stadio è possibile vedere individui provenienti da ogni parte del mondo, ma tutti legati nello style metal; i pronipoti dell’antica Caledonia con i tradizionali kilt, i figli dei sassoni con le barbe lunghe e le trecce, i biondissimi slavi e i mori latini. Alle 17.30 i primi suoni hard del gruppo francese Gojira intrattengono i moltissimi spettatori che già affollano gli spalti e il manto erboso. L’attesa è snervante, nonostante i pochi gradi l’atmosfera è rovente. Ore 19.00 è il turno del gruppo statunitense accendere ancora di più il gremito stadio Friuli; i Machine Head accompagnano la folla in delirio, i bagni hanno code interminabili e iniziano i primi effetti dell’alcol. Il chiarore del giorno va via via svanendo per lasciare posto alla notte scura, illuminata dalle molteplici luci, come i fuochi delle torce di un tempio sacro.

L’ora X è arrivata, il respiro affannoso delle migliaia di persone diventa un boato all’ingresso della famosa band di Los Angeles, gruppo da milioni di dischi venduti in tutto il globo terrestre. Sulle note di Morricone, “Il Buono, il brutto e il cattivo” i Metallica fanno iniziare la guerra a suon di chitarre e batterie rullanti. I brani sono come poesia per il popolo metallaro, il cantante ascolta l’eco della folla che ripete ogni parola della band come in una sorta di preghiera metal. Le luci seguono i rintocchi del suono, gli effetti speciali indirizzano ogni spettatore in una sorta di tunnel onirico, un sogno comune; la folla diventa un soggetto unico. Due ore di adrenalina, urla e salti, con fuochi d’artificio e follia pura per racimolare i preziosi oggetti gettati alla folla dal gruppo. Non c è sosta, gli americani sfornano un sound dopo l’altro.

Ore 23.40 la guerra è finita, ma i postumi rimangono. La massa si dirige frastornata e assolutamente attiva verso le proprie automobili, autobus, treni o aerei. Il rito è andato a buon fine e il delirio metallico si placa piano per lasciare posto alla soddisfazione di aver assistito a un capolavoro d’arte moderna. La folla si sfalda e ogni individuo torna in se stesso; sicuramente dopo il sogno comune, tra le lenzuola del proprio letto si viene catturati da Morfeo con il suono ancora vivo nella testa che si placa pian piano fino al silenzio.

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(g.l.)

(m.l.)

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