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King Kong del 1933, un’applicazione da manuale del viaggio dell’eroe di Christofer Vogler

King Kong del 1933, un’applicazione da manuale del viaggio dell’eroe di Christofer Vogler

King Kong

 

Premessa: Christofer Vogler e il Viaggio dell’Eroe

Christofer Vogler è l’autore statunitense del libro Il Viaggio dell’Eroe (The Writer Journey: Mythic Structure for Writers), testo nato come semplice quaderno degli appunti, e diventato negli anni un bestseller, nonchè un punto di riferimento per gli storytellers.

L’autore, che ha anche lavorato come sceneggiatore a Hollywood, si è ispirato agli studi dello storico delle religioni e saggista statunitense Joseph Campbell, in special modo al libro L’Eroe dai Mille Volti.

In estrema sintesi, l’idea di base, che riattualizza il concetto di archetipi di junghiana memoria, è che sia possibile individuare in ogni racconto degli elementi universali, che costituiscono i moduli costitutivi della struttura di ogni storia. Al suo interno si muovono i vari personaggi, ognuno dei quali può svolgere una o più funzioni narrative.

In altre parole, comparando storie apparentemente diversissime, è possibile individuare delle similitudini sia nelle strutture narrative che nelle funzioni espletate dai vari personaggi, se si analizzano i racconti in profondità.

Naturalmente la funzione narrativa principale è quella dell’eroe, che per definizione è colui che agisce di più nella storia, che rischia la propria vita e che esce trasformato dalle esperienze che attraversa, risultando alla fine non solo maturato e migliorato come persona, ma anche come membro della comunità a cui appartiene.

L’eroe viene chiamato all’avventura dal messaggero, anche se in genere all’inizio si dimostra riluttante a gettarsi nella mischia. Per questo riceve l’aiuto del mentore, che spesso è una persona saggia o comunque più esperta, che lo mette in grado di affrontare la sfida.

Il viaggio dell’eroe è costellato di ostacoli, ognuno dei quali è presidiato dai guardiani della soglia, che possono essere visti come una rappresentazione delle paure interiori del protagonista. Spesso questi deve affrontare il proprio antagonista, l’ombra, e rapportarsi con i mutaforma, personaggi ambigui che frequentemente rappresentano l’altro sesso. I trickster sono degli elementi che aggiungono colore alla storia, introducendo ilarità e confusione creativa.

Il viaggio dell’eroe nella sua forma canonica è articolato in dodici tappe, che possono essere viste come moduli costitutivi delle storie. Sintetizzando, il racconto classico è così articolato:

  1. L’eroe e il contesto iniziale della storia vengono descritti nel suo mondo ordinario,
  2. nel quale tuttavia egli ha dei problemi da affrontare, e a un certo punto riceve la chiamata all’avventura da parte di un messaggero,
  3. ma in genere il protagonista non è ancora pronto a mettersi in gioco e rifiuta la chiamata.
  4. Tuttavia appare il mentore,
  5. che riesce a motivare l’eroe, che quindi accetta la sfida e attraversa la prima soglia, entrando nel mondo straordinario, dove vive delle avventure destinate a cambiarlo.
  6. L’eroe deve imparare le regole e conoscere i personaggi che popolano la nuova realtà, affrontando una serie di prove, alleati e nemici.
  7. Quindi deve attraversare una seconda soglia, per andare verso la caverna più profonda,
  8. all’interno della quale metterà in gioco la sua vita nella prova centrale.
  9. Dopo il duro scontro, riceve un premio,
  10. e imbocca la via del ritorno,
  11. ma deve superare una seconda prova mortale, la resurrezione.
  12. Dulcis in fundo, il nostro eroe, ormai trasformato dalle dure esperienze vissute, ritorna con l’elisir nel mondo ordinario.

Questa struttura deve essere vista come indicazione di massima, in quanto non tutti gli elementi sono sempre presenti e non è detto che l’ordine sia seguito esattamente. In alcune pellicole di successo il viaggio dell’eroe è tuttavia rispettato quasi pedissequamente. Un primo esempio è The Matrix, dei fratelli Wachowski, del 1999. Un altro è il leggendario King Kong del 1933, di Merian C.Cooper ed Ernest B. Schoedsack.

 

King Kong

King Kong del 1933: l’analisi del film dal punto di vista del viaggio dell’eroe

Se in alcuni film è facilissimo identificare il personaggio che incarna la funzione dell’eroe per tutta la durata del racconto, come per esempio nel già citato The Matrix, in cui l’eroe è Neo, in altre pellicole non è così semplice, specie in quelle dove l’azione è corale.

La mia proposta è che nel King Kong del 1933 la scelta ricada su Ann Darrow (Fay Wray), nonostante in effetti non sia quella che agisce di più, almeno con gli occhi dello spettatore contemporaneo.

Ma bisogna tenere conto che stiamo parlando di un film girato ottanta anni fa, e nella pellicola Ann percorre il perfetto arco narrativo femminile previsto per la donna del suo tempo: da giovane single senza famiglia né lavoro, a donna sposata, per di più con un uomo che ha dimostrato il suo valore sul campo. Inoltre è a causa della sua bellezza che il mostro, King Kong, in pratica si fa uccidere per salvarle la vita e dimostrare il suo valore.

In altre parole Ann, sia pure con la passività richiesta alle donne del suo tempo storico, è quella che mette in moto gli eventi e rende possibile lo svilupparsi della storia, che può anche essere vista come l’ennesima variante dell’archetipo della Bella e la Bestia.

Il mondo ordinario del racconto è New York. La scene iniziali ci presentano il contesto e i principali personaggi. L’agente teatrale Weston sale a bordo di una nave, la Venture, dove lo attendono il filmmaker Carl Denhan (Robert Armstrong), il capitano della nave e il suo vice Jack Driscoll (Bruce Cabote). Weston comunica a Carl che si rifiuta di procuragli la protagonista femminile del suo prossimo film, vista la pericolosità sottesa a realizzare una pellicola in ambienti esotici, per di più non meglio precisati. Il filmmaker non si perde d’animo e decide di trovarla da solo, nella New York della Grande Depressione, della quale ci viene fornito uno scorcio.

Dopo avere visto una coda di donne sconsolate, in attesa di ricevere soccorso in un rifugio femminile per persone in difficoltà, incontra casualmente Ann Darrow, mentre, divorata dalla fame, ruba una mela. Salvatala dalla furia del fruttivendolo, Carl la ristora in un bar, dove Ann riceve la chiamata all’avventura.

Il filmmaker, incarnando temporaneamente la funzione di messaggero, le offre di essere la star della sua prossima pellicola, a patto che si imbarchi subito con lui e affronti il viaggio verso la terra lontana dove la pellicola sarà girata. Lei tentenna, inizialmente rifiuta la chiamata, ma Carl insiste e, impersonando la funzione di mentore, dopo averle fatto capire che non ha secondi fini e che la sua è una semplice offerta di lavoro, riesce a fare in modo che Ann accetta la chiamata all’avventura.

Ann si imbarca piena di entusiasmo e la Venture salpa affrontando l’oceano, superando la prima soglia, che di fatto è il porto di New York. In mare aperto, per la nostra eroina comincia la fase delle prove, alleati e nemici.

Inizialmente Jack non le nasconde la sua ostilità, in quanto a suo modo di vedere le cose una donna a bordo (cosa mai accaduta prima) può essere solo una fonte di problemi, mentre sembra riscuotere molta simpatia da parte del capitano e dei marinai. Carl la sottopone a un provino sul ponte della nave, mentre l’equipaggio la osserva, estasiato.

Nuove soglie devono essere superate affinché la storia possa procedere: prima la nave incontra un fitto banco di nebbia, poi deve trovare un varco nella scogliera, quindi una scialuppa porta i nostri eroi sulla spiaggia dell’isola dove avviene il grosso della narrazione.

Il primo incontro con i nativi, intenti a celebrare un rito mai visto prima, non è dei più piacevoli. Il capo del villaggio è molto seccato dalla venuta degli stranieri, che secondo il suo stregone hanno rovinato la cerimonia. Quando vede Ann, offre sei donne del suo villaggio per poterla avere. Ovviamente, l’offerta viene declinata e nostri eroi ritornano sulla nave.

Ma i nativi non mollano e, dopo che Carl dichiara a Ann il suo amore, rapiscono la bella eroina. Tutto l’equipaggio della Venture, armato fino ai denti, si precipita in suo soccorso. Quando arrivano nel villaggio, Ann è già stata legata all’altare sacrificale al di là del muraglione difensivo che protegge il villaggio. E, sgomenti, assistono al suo rapimento da parte di King Kong, che fa la sua prima comparsa dopo 45 minuti, per poi lanciarsi all’inseguimento del bestione.

Questi tragici eventi coincidono con il superamento di un’ulteriore soglia, il gigantesco muro difensivo costruito da una antica civiltà dimenticata e manutenuto dagli indigeni, e può essere visto come l’inizio del movimento verso la caverna più profonda.

A questo punto la storia si divide in due racconti paralleli: da una parte abbiamo King Kong, che si addentra nel suo territorio tenendo in una sua mano l’urlante Ann, dall’altra gli inseguitori, disposti a tutto pur di salvare la giovane donna.

Il gruppo di marinai, capitanati dal valoroso Jack Driscoll, affronta prima uno stegosauro, del quale riesce rapidamente ad avere ragione, per poi addentrarsi in una palude nebbiosa, nella quale subisce l’agguato di un brontosauro, che miete molte vittime. Ma i nostri non mollano, e i superstiti continuano l’inseguimento.

King Kong percepisce la loro presenza, e dopo avere piazzato Ann su un vecchio albero morto, torna indietro per affrontarli, mentre cercano di attraversare un burrone, camminando su un albero abbattuto che funge da ponte tra le due sponde dell’orrido.

Lo scimmione ha buon gioco nel fare precipitare la maggior parte degli inseguitori nel burrone, ma mentre sta per agguantare Jack, che è riuscito a rifugiarsi in un anfratto, viene richiamato dalle urla disperate di Ann, che viene assalita da un Tirannosuro.

King Kong combatte valorosamente contro il super-predatore, riuscendo alla fine a ucciderlo. Riagguanta Ann e si dirige verso il suo rifugio, una caverna nella montagna al centro dell’idola, sempre tallonato dal valoroso Jack, unico superstire del gruppo di inseguitori, a parte Carl, che è tornato indietro per chiedere rinforzi.

King Kong raggiunge la sua tana, dove prima salva Ann dall’attacco di un enorme serpente, poi porta la giovane donna su uno sperone roccioso, dove comincia a spogliarla e ad annusarla. Una scena dagli incedibili contenuti erotici, per gli standard del tempo.

Ma lo scimmione viene distratto dal rumore di un macigno fatto improvvidamente cadere da Jack nella caverna, e abbandona Ann al suolo. Un enorme pterodattilo la rapisce, ma quando tutto sembra essere perduto King Kong afferra l’enorme sauro volante, salvando la giovane donna da una fine atroce.

Questa sequenza può essere vista come la prova centrale, in cui Ann, chiusa nell’antro più profondo, sopravvive consecutivamente a diversi attacchi nei quali rischia la propria vita. Mentre King Kong fa a pezzi lo pterodattilo, Jack afferra Ann e insieme si calano con una liana verso la salvezza. Lo scimmione alla fine li vede e afferra la liana tirandola verso di sé, ma i due fuggitivi si lanciano nel lago sottostante.

A questo punto Ann si è riunita col suo amato (premio), e comincia il rientro nel mondo ordinario, ma come spesso accade quando l’eroe non riesce a disfarsi dell’ombra nella prova centrale, King Kong li insegue, inferocito e pronto a seminare morte e distruzione.

Tutte le soglie vengono percorse in senso inverso: prima i nostri eroi riattraversano il muro costruito dalla civiltà antidiluviana, la cui porta viene subito richiusa perché King Kong li tallona a corta distanza.

Il bestione distrugge la porta senza troppe difficoltà, e comincia e seminare morte e distruzione, annientando rapidamente la debole reazione dei nativi. Ma gli invasori bianchi lo aspettano sulla spiaggia, dove le bombe a gas hanno rapidamente la meglio.

A questo punto la scena si sposta direttamente a New York, ritornando quindi nel mondo ordinario, nel quale il povero King Kong è al centro di uno spettacolo organizzato dal Carl. Il mostro è in catene, ma viene fatto inferocire dalle luci dei flash dei fotografi, e scatena la sua furia. Si libera facilmente e comincia a cercare Ann, seminando morte e distruzione.

Alla fine riesce ad agguantare l’eroina, e si rifugia sull’Empire State Building, stringendo Ann nel suo pugno. In cima al grattacielo, in quella che è una delle scene più famose del cinema, l’eroine supera la seconda prova mortale, la resurrezione.

Infatti una squadriglia di aerei viene inviata a mitragliare King Kong e questi, per proteggere Ann, la depone su un cornicione, prima di affrontare a mani nude gli aggressori. Ovviamente ha la peggio, e viene ucciso, precipitando ai piedi dell’edificio.

Nel frattempo Jack riesce a raggiungere la sua amata, che abbraccia sul cornicione, preludio amoroso che sarà coronato il giorno dopo, quando si sposeranno, fatto che sigilla l’ultima tappa del viaggio dell’eroe: il ritorno con l’elisir.

 

 

King Kong del 1933: corrispondenza tra le soglie che vengono passate nel film e i luoghi geografici della storia

In questa pellicola c’è una perfetta corrispondenza tra le soglie passate dall’eroina e i luoghi fisici dove si svolge l’azione.

Il mondo ordinario è la New York ai tempi della Grande Depressione, mentre il mondo straordinario è l’Isola del Teschio, luogo immaginario posto in una zona imprecisata al largo di Sumatra.

La prima soglia da superare è il normale oceano: il viaggio comincia quando la Venture salpa, lasciando il tranquillo porto di New York.

L’isola è protetta, oltre che dalla distanza, prima da un impenetrabile banco di nebbia, poi da delle insidiose scogliere, che tuttavia vengono superate agilmente.

L’accoglienza nel mondo straordinario da parte dei nativi non è delle migliori, ma i veri pericoli si celano dietro la misteriosa muraglia edificata in tempi antidiluviani da una civiltà dimenticata. Al di là di questa sorge infatti l’altare sacrificale, dove giovani donne vengono immolate per esorcizzare la furia di King Kong, e solo al di là dell’enorme porta fa la sua comparsa il bestione e tutti i mostri preistorici che popolano il mondo straordinario dell’Isola del Teschio.

Un’ulteriore soglia è costituita dall’enorme tronco d’albero che funge da ponte tra le due rive di un orrendo precipizio, dove troveano la morte morti marinai della spedizione di salvataggio.

La caverna più profonda è costituita da un inaccessibile antro posto sulla cima di una montagna, al centro dell’Isola del Teschio.

Da notare che a mano che ci si avvicina alla caverna più profonda, i nostri eroi devono affrontare prove sempre più impegnative.

E il luogo dove la nostra eroina deve superare l’ultima prova è una sorta di riedizione in chiave tecnologica della montagna posta al centro dell’Isola del Teschio: l’Empire State Building.

Il film King Kong del 1933 non è solo una perfetta applicazione del viaggio dell’eroe, ma costituisce un esempio paradigmatico del mito della Bella e della Bestia, del conflitto tra Natura e Cultura, ed è uno dei primi esempi di film strutturalmente metacinematografici, visto che in definita vien messo in scena il tentativo di girare un film.

Non per niente, questa pellicola è uno dei capolavori assoluti del cinema…

Alessandro Marotta

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