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Cry Macho – Ritorno a Casa: recensione del film di e con Clint Eastwood

Cry Macho – Ritorno a Casa: recensione del film di e con Clint Eastwood

Cry Macho

Il vecchio Mike Milo (Clint Eastwood) è un ex campione di rodeo, con un passato glorioso, ma viene licenziato senza tanti convenevoli dal padrone del ranch dove lavora.

Inaspettatamente, questi ricompare un anno dopo nella modesta dimora del protagonista, dove gli chiede di rintracciare suo figlio, Rafa (Eduardo Minett), un adolescente del quale ha solo una foto di quando era bambino, che vive in Messico con la madre.

Mike è molto perplesso, ma ha un vecchio debito d’onore e alla fine accetta. Si mette in viaggio per il Messico, e raggiunge la ricca dimora della madre del ragazzo, Leta (Fernanda Urrejola), solo per scoprire che questi vive fuori casa, conducendo una vita ai bordi della legalità.

Lo rintraccia in uno squallido posto dove si scommette sui combattimenti tra i galli, e riesce a convincerlo a ritornare a casa. Ma – ovviamente – la cosa non è così facile come potrebbe sembrare.

Comincia il viaggio di ritorno, nel quale verranno a galla i fantasmi del passato di entrambi…

Cry Macho – Ritorno a Casa: tra il buddy movie, il road movie e il racconto di formazione

All’inizio il rapporta tra Miko e Rafa è quello classico tra il vecchio saggio e il ragazzo bisognoso di essere guidato, nella sua difficile fase di transizione verso la vita adulta.

Ma nel corso del film diventa sempre più paritario, diventando di reciproco supporto in alcuni passaggi, come avviene in ogni buon buddy movie. Il duo è integrato dalla presenza del gallo da combattimento di Rafa, che ha un ruolo molto attivo in diversi momenti chiave del film.

Il viaggio nei desolati paesaggi messicani è comunque un ottima occasione di crescita anche per Miko, nonostante la sua età, tanto che riscopre l’amore, emozione apparentemente dimenticata da lungo tempo, per il vetusto protagonista diventato vedovo a causa di un incidente stradale.

Certo è che vedere ben due donne cadere ai piedi del novantenne Clint Eastwood potrebbe fare sorridere qualcuno, anche se alcuni momenti possono essere veramente emozionanti, specie se si glissa sull’imbarazzante differenza d’età tra i personaggi e si crede ciecamente nel potere taumaturgico dei sentimenti e della passione.

 

Cry Macho

Cry Macho – Ritorno a Casa: il buon vecchio Clint Eastwood dimostra tutti i suoi anni

Il ritorno a casa evocato dal titolo non si rivolge solo al giovane Rafo, che ritorna dal padre, ma anche al vecchio Miko, che cambia completamente vita, trasformato da un viaggio che all’inizio non voleva intraprendere.

Il problema principale di questo film è comunque l’inconsistenza della sceneggiatura, a cui il carisma del buon vecchio Clint non può porre rimedio.

Anche perché ha novant’anni suonati, e li dimostra tutti. Anche perché rimane solidamente legato al suo personaggio classico, solitario e anticonformista, ma ricco di vita vissuta e di esperienza, sempre pronto all’azione, ma privo della credibilità e della presenza fisica che aveva in Gran Torino e Milion Dollar Baby, tanto per citare due pellicole in cui non era più un giovanotto.

Vero è che il personaggio è stato ammorbidito, tanto da renderlo molto sensibile al fascino femminile, come non lo si vedeva dai tempi dei Ponti di Madison County. Un film romantico girato nel 1995, nel quale Clint era già un uomo attempato…

Cry Macho – Ritorno a Casa: provaci ancora Clint!

Certo è che dirigere e recitare da protagonista a 91 anni è già di per sé un’operazione degna di rispetto, e il film è comunque un prodotto dignitoso.

Se facciamo il confronto con il patetico Last Blood, del 2019, dove il settantantenne Sylvester Stallone, ormai imbalsamato da inguardabili trattamenti di chirurgia estetica, mette in scena la caricatura del suo personaggio, siamo davanti a un vero capolavoro. Per non parlare dell’inguardabile Cosmic Sin, del 2021, nel quale il sessantenne Bruce Willis segna il punto più basso di una carriera fino a quel punto dignitosa, prestandosi a recitare in una pellicola ridicola.

Il buon vecchio Clint ha un’altra stoffa, senza alcun dubbio. Ma non può fare miracoli, né contro l’avanzare impietoso degli anni né ponendo rimedio alle deficienze di una sceneggiatura piena di buchi e prevedibile, spesso scontata.

Provaci ancora Clint!

Alessandro Marotta

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