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IL LEGGENDARIO SONGWRITER SVEDESE JAY-JAY JOHANSON SI ESIBIRA’ VENERDI’ 7 GENNAIO AL “VISIONARIO” DI UDINE PER L’UNICA DATA ITALIANA

IL LEGGENDARIO SONGWRITER SVEDESE JAY-JAY JOHANSON SI ESIBIRA’ VENERDI’ 7 GENNAIO AL “VISIONARIO” DI UDINE PER L’UNICA DATA ITALIANA

Sexto ‘Nplugged & Visionario

presentano

 in collaborazione con

IMARTS

International Music and Arts

JAY-JAY JOHANSON

IN CONCERTO

NOTO PER LA SUA VOCE MELANCONICA E IL SUO LOOK ANDROGINO, IL LEGGENDARIO SONGWRITER SVEDESE, SI ESIBIRA A UDINE PER L’UNICA DATA ITALIANA

Venerdì 7 gennaio 2022

UDINE – CINEMA VISIONARIO

Via Fabio Asquini, 33

apertura porte ore 19.00 – inizio concerto ore 19.30

prezzo del biglietto: intero: 20 euro

ridotto per i possessori della Card “Io Sono Visionario”: 18 euro

ingresso con Green Pass rafforzato e mascherina Ffp2

Biglietti in vendita su: https://visionario.cec.18tickets.it/film/11355

Per info: Cinema Visionario – www.visionario.movie

0432 299545

Dopo l’unico concerto estivo a luglio, Jay-Jay Johanson torna in Italia per una sola data esclusiva, il 7 gennaio al Cinema Visionario (Sala Eden) di Udine, l’appuntamento è marchiato “Sexto Winter Edition”, ovvero un assaggio invernale del festival Sexto ‘Nplugged.

L’artista svedese noto per la sua voce melanconica e la sua musica raffinata, sempre aperta alle sperimentazioni, è particolarmente legato all’Italia, grazie alle origini italiane di sua moglie, Laura Delicata e per il fatto che coltiva una grande passione per il cinema italiano e le colonne sonore (Morricone e Umiliani tra i suoi idoli). Proprio a dicembre è uscito “Silver Screen”, un album di Jay-Jay dedicato alle musiche da film. Sempre nel 2021 è uscito il suo tredicesimo album “Rorschach Test” – mentre la sua precedente pubblicazione “King Cross” risaliva al 2019 – una nuova collezione di brani che, spaziando dall’electro-pop al folk e al trip-hop, confermano le abilità dell’artista svedese, in grado di mescolare con naturalezza diversi generi musicali. Ogni canzone trasmette magia, in questo disco ricco di testi poetici accompagnati dalla voce intensa di Jay-Jay Johanson, impreziosito anche dalle collaborazioni di Robin Guthrie (Cocteau Twins) e Jeanne Added.

Sin dal suo debutto nel 1996 con l’album “WhiskeyJay-Jay Johanson cattura l’attenzione su di sé, complici le sue doti da songwriter, la sua inconfondibile voce ed il suo look androgino. Nel panorama musicale internazionale, la sua voce, il suo sound e la sua eleganza immediatamente riconoscibili ne fanno una figura leggendaria fin dalla fine degli anni ‘90.

La scaletta proposta a Udine pescherà dai lavori più recenti senza dimenticare però i classici della sua carriera a cui il pubblico è ormai affezionato.

JAY-JAY JOHANSON BIOGRAFIA

Svedese, classe ’68, Andreas JäJe Johansson in arte diventa Jay-Jay Johanson (il nome viene usato per la prima volta nel 1993 quando per un periodo lavora a Londra al magazine i-D e i suoi colleghi non sanno come pronunciare JäJe). A sette anni comincia a suonare il piano e poco dopo il clarinetto e sax. Da adolescente assiste a un concerto di Chet Baker che gli cambia la vita: «In quel momento ho realizzato quello che avrei voluto fare una volta cresciuto», afferma Jay-Jay. La sua carriera musicale prende lo slancio quando viene notato dalla casa discografica BMG e registra i suoi primi tre brani, nel 1995. Il 3 febbraio 1996, con la BMG, firma un contratto per ben sei album: il primo, “Whiskey” esce il 2 settembre 1996; registrato a Stoccolma con i suoi fidati Erik Jansson al piano e Magnus Frykberg alla batteria. Il debutto è un successo istantaneo in Europa e il primo tour ufficiale, nel 1997, parte con trenta date in Francia. Nel 1998 esce il secondo album “Tattoo”, il rispettivo tour si conclude con un sold out all’Elysé Montmartre di Parigi. Il suo lavoro di maggior successo, “Poison” esce nel 2000 e contiene canzoni amate dal pubblico come “Believe in Us” e la ballad “Far Away”, che spesso include nelle scalette tutt’ora; “Suffering” viene inserita nella colonna sonora della serie tv “Queer as Folk” contribuendo a farlo conoscere sempre di più anche in America. New York e Miami diventano mete abituali per i suoi live, da citare un leggendario show alla riapertura della Factory di Andy Warhol il giorno di San Valentino, tra il pubblico ci sono personalità come Steven Spielberg e Beck. Dopo i sei album pubblicati con la BMG, Jay-Jay firma con la EMI per i successivi tre: “Rush” del 2005 è il primo, “The Long Term Physical Effects Are Not Yet Known” del 2007 è il secondo, oltre che uno dei capitoli più apprezzati della sua discografia e il terzo, “Self-Portrait” arriva nel 2009. Nel 2011, dopo aver firmato con la Universal, pubblica “Spellbound”, un lavoro intimo in cui si mette a nudo come non mai, con brani adorati dai suoi fan, come “Dilemma” e “On the Other Side”. “Cockroach” è del 2013, mentre del 2015 è “Opium” che vede la presenza di Robin Guthrie dei Cocteau Twins (già presente 15 anni prima in “Poison”). Nel 2017 esce “Bury the Hatchet”, 11esimo lavoro in studio; segue un tour mondiale che per la prima volta tocca anche l’Africa. Nel 2019 esce “King Cross” e Jay-Jay, che ha già lavorato per il cinema con le colonne sonore, entra in un film con un ruolo di attore. La pandemia non lo ferma: nel 2021 sono ben due le uscite discografiche: “Rorschach Test” e “Silver Screen” (che riprende brani tratti da colonne sonore di film da “Joker” a “Colazione da Tiffany” e “Blade Runner”).

JAY-JAY JOHANSON’S QUOTES:

«Quando realizzai il mio debutto “Whiskey” qui in Svezia, vendette 1500 copie e poi le cose si calmarono: pensavo fosse tutto lì. E invece poi uscì in Francia, Portogallo, Spagna, andò alla grande e tutto cambiò per me. Da allora non ho pensato ad altro che scrivere, comporre, registrare e andare in tour. Non ho mai mollato, e per fortuna il pubblico mi ha seguito».

«Il momento chiave fu vedere Chet Baker live nella mia piccola città natale. Fino a quel momento avevo immaginato che per essere un cantante dovevi essere rumoroso, fiero ed estroverso, ma vedere Chet seduto tranquillo, sul palco poco illuminato, mentre bisbigliava questi testi malinconici mi fece proprio pensare “anche io voglio fare questo”. Tra l’altro i suoi anni in Italia furono magnifici, interessanti da tanti punti di vista».

«La gran parte della mia collezione di dischi è formata da colonne sonore, mi affascinano soprattutto quelle anni ’60 e ’70. Penso sia negli arrangiamenti drammatici e nei contrasti che spesso trovo ispirazione».

«Quando nel 1993 lavoravo al magazine i-D a Londra, condividevo una stanza con tre stranieri a King Cross. Al tempo era una zona piuttosto degradata, piena di prostitute e spacciatori, ma poiché ciò la rendeva economicamente a buon prezzo per viverci, attirava molti artisti e musicisti. Fu in quel periodo che gli inglesi, non riuscendo a pronunciare il mio vero nome JäJe, cominciarono a chiamarmi Jay-Jay».

«Ora che ho superato i 50 anni, posso citare Bowie quando diceva che invecchiando diventi la persona che da sempre eri destinato ad essere».

«Ogni album per me è la continuazione naturale di un percorso cominciato a metà anni ’90. “Rorschach Test” è la continuazione del precedente “King Cross”, che a sua volta proseguiva quanto iniziato con “Bury the Hatchet” che lo precedeva».

«Lavoro con Robin Guthrie fin dal 1997, quando i suoi Cocteau Twins si sono sciolti. È un vero grande amico, oltre che un eroe della mia infanzia, ci vediamo spesso, l’ho incontrato l’altra settimana dopo un concerto in Francia e ci vedremo di nuovo presto. E Jeanne Added incarnava al meglio l’idea di voce femminile che desideravo in una canzone specifica».

«Ho scritto “I don’t like you” e mi sono reso conto che si prestasse bene per un duetto, è una traccia piena di soul e groove, e mi sono ricordato della splendida Sadie Percell di Miami, che aveva cantato in due tracce del mio terzo album “Poison” (2000), le ho scritto e le ho chiesto se voleva raggiungermi in studio per fare un tentativo ed entrambi abbiamo amato il risultato istantaneamente».

About Dario Furlan

Fotografo free lance e giornalista pubblicista. Segue da anni il panorama musicale internazionale - ma anche locale - con particolare predilezione per quanto riguarda il rock (in tutte le sue derivazioni), il folk ed il blues nonché la musica in lingua friulana. Cultore di "motori e rally", dei quali vanta una conoscenza ultradecennale, è anche atleta nella disciplina ciclistica della mountain bike.

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