Scream 5 soddisferà gli amanti del franchise, nonostante la scomparsa di Wes Craven
Il duo Matt Bettinelli – Olpin Tyler Gillett se l’è cavata bene nel creare una pellicola capace di dare nuova linfa al franchise, riuscendo nell’impresa di sostituire degnamente Wes Craven, scomparso nel 2015, che di fatto con il primo Scream nel 1996 reinventò il genere splatter, al tempo in difficoltà.
In effetti questo capitolo, il quinto della serie, continua a mescolare con maestria scene sanguinolente, comicità, tensione e passione per le citazioni cinematografiche, mantenendo un ottimo equilibrio tra la necessità di rimanere ancorati al passato, e il bisogno di introdurre però elementi innovativi.
Nella storia compaiono infatti dei nuovi personaggi, un gruppo di giovani tra i quali Ghostface comincia a mietere le prime vittime, ma entrano gradualmente in azione anche le vecchie glorie del franchise: Dwight Riley (David Aquette), Gale Weathers (Courteney Cox) e Sidney Prescott (Neve Campbell).
Ma forse il punto di forza di questo capitolo della saga è un salto di qualità nella dimensione metacinematografica, in quanto riflette non solo sulla serie stessa, ma anche su certe degenerazioni che di vedono a Hollywood, dove ormai sembra quasi impensabile inventare qualcosa di nuovo, mentre tutto viene riciclato in un grande gioco caleidoscopico, che però alla lunga può stufare.
Scream 5 si autodefinisce un requel, ed è un vero trionfo della metacinematografia
In alcune scene queste tematiche vengono trattate dagli stessi personaggi in azione, analogamente a quanto si è visto nel mediocre Matrix Resurrections, ma in questa pellicola il risultato è ottimo.
La franchise di Scream parte da questo punto di vista avvantaggiato, perché a partire dal secondo capitolo della saga è stato introdotto Stab, un franchise splatter che esiste solo nella finzione cinematografica, che in questo quinto capitolo della saga è arrivato all’ottavo episodio.
E sono proprio i personaggi del film, nel corso di un acceso dibattito, che si pongono il problema di come si possa continuare a tenere in vita un franchise, senza deludere le aspettative dei vecchi fan, ma creando novità per rendere vivo il racconto e attrarre nuovi spettatori.
Nel corso dell’animato dibattito viene spiegato il concetto di requel, neologismo che deriva dalla fusione di sequel e reboot, che allude alla necessità di muoversi tra tradizione e innovazione.
E Scream 5 riesce benne nell’ardua impresa.
Scream 5: un omaggio a Wes Craven
Il film è dedicato allo scomparso Wes Craven, una grande figura del cinema che probabilmente sarebbe contento di questo nuovo capitolo della saga, il primo a non essere diretto da lui, e ha come produttore Kevin Williamson, lo sceneggiatore dei primi quattro film.
E la passione per le citazioni emerge fin dalla prima scena, che di fatto ripropone quanto visto all’inizio del primo Scream, rivisitato però per potere essere apprezzato da una nuova generazione di teenager, che ormai si nutrono di social media e messaggistica, cose ovviamente impensabili nell’ormai lontano 1996.
Impossibile non notare poi il riferimento alla scena della doccia di Psyco, anche perché sono i personaggi stessi a ricordarcela, e non è di certo un caso che due sorelle nel film di cognome fanno Carpenter.
Ma forse è proprio il primo Scream, da dove tutto è partito, la pellicola più citata in questo requel, nella quale il gioco dei riferimenti cinematografici è amplificato dal moltiplicarsi di schermi a disposizione, garantito dall’uso diffuso dei cellulari da parte dei vari personaggi, che permette di creare un gioco di specchi nel quale è bello perdersi.
Scream 5: imperdibile per gli amanti del franchise
Il parossismo citazionistico ha però un effetto collaterale: chi non avesse visto i precedenti capitoli della saga probabilmente capirebbe poco o nulla di questa pellicola.
Si tratta di un problema presente nella maggior parte dei franchise, che tendono ad autocitarsi, forse anche troppo, a scapito dell’efficacia della storia narrata nel coinvolgere il pubblico, come si è visto nei sequel di The Matrix, ma in film come Scream il problema è forse anche maggiore.
Perché in questa serie non ci sono particolari effetti speciali, che potrebbero magari appagare uno spettatore con poche pretese, e quindi comprendere quanto accade è indispensabile.
Premesso questo, Scream 5 è nel complesso uno slasher metacinematografico fortemente autoironico, capace però di sorprendere e di regalare emozioni intense. Imperdibile per gli amanti del franchise.
Alessandro Marotta