Con Ambra Angiolini e Arianna Scommegna dirette da Serena Sinigaglia il teatro mette a nudo i problemi della genitorialità, della scuola, del bullismo. Grazie a “Il Nodo” di Johnna Adams: uno spettacolo attuale e profondamente toccante portato in scena attraverso un impegno e una forza tutta al femminile. L’appuntamento si inserisce nella stagione di Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, dal 27 al 30 gennaio”.
Chi è Gidion? È questo, in fondo, il nodo da sciogliere a cui fa riferimento il titolo del bellissimo dramma di Johnna Adams, in scena al Politeama Rossetti a partire da giovedì 27 gennaio per la Stagione di prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
In scena “Il Nodo” è un duello teso ed emozionante fra due ottime attrici, Ambra Angiolini e Arianna Scommegna, protagoniste della pièce diretta da Serena Sinigaglia. Di Gidion sappiamo che frequenta la prima media e che a un certo punto rincasa da scuola con una nota e una sospensione. Prevedibile per un adolescente pieno di vivacità. Invece accade che la mamma del ragazzo si presenti a scuola, all’ora di ricevimento, per parlare con la sua professoressa: emergono episodi di bullismo, ne fu vittima o carnefice? Gidion era pieno di lividi – rivela la madre – Gidion è andato nel garage ed ha compiuto un gesto atroce. Il loro non sarà un semplice colloquio fra genitore e insegnante: per un’ora e mezza le due donne vivono in scena un confronto intensissimo e disperato, fatto di strategie, attacchi, difese, rivelazioni. Un confronto in cui entrambe cercano di salvarsi dal baratro della colpa, dai sentieri aguzzi della responsabilità… Ognuna ha verità, smarrimenti, dolori, rivendicazioni da mostrare all’altra: ma con prorompente chiarezza, di battuta in battuta, il testo denuncia come l’unica vera assenza sia quella della voce del ragazzo, del suo mondo interiore, del suo malessere. Chi lo conosceva davvero? Era vittima o carnefice? E perché lo era? Johnna Adams non offre al pubblico la soluzione di questo nodo, che rimane “gordiano”, inestricabile, e si scioglierà soltanto in un doloroso taglio: attraverso il teatro però può – come sottolinea la regista Serena Sinigaglia – «mettere a nudo, nella sintesi e nell’intensità che lo contraddistinguono, le più profonde contraddizioni dell’uomo, le ragioni ultime del suo agire.Heather Clark e Corryn Fell non sono solo l’insegnante e la madre di Gidion. Il loro conflitto, come quello tra Medea e Giasone, tra Dioniso e Penteo, tra Eteocle e Polinice, racchiude in sé tutti noi come singoli individui e tutti noi come società. E ci pone di fronte alle nostre responsabilità: per ogni ragazzo ferito, umiliato, ma anche per chi umilia e ferisce, siamo noi ad essere sconfitti, come individui e come società, nostra è la responsabilità, nostri sono la pena e il dolore».
Ambra Angiolini nel ruolo della mamma e Arianna Scommegna in quello dell’insegnante offrono una prova interpretativa molto fine e avvincente e nel contempo incarnano la fragilità, l’insicurezza, l’egoismo, la difficoltà dei genitori di oggi, da un lato, e dall’altro l’ottusità, l’approssimazione, la scarsa empatia delle figure istituzionali. «Educare la generazione di domani è la più sacra, la più alta responsabilità umana» commenta ancora la regista. «Trascurarla è un atto gravissimo che porta ineluttabilmente ad altrettante gravissime conseguenze. Eppure viviamo in una società dove i genitori troppo spesso difendono ad oltranza i loro figli, difendendo in realtà nient’altro che sé stessi. Una società dove gli insegnanti sono sottopagati e poco, pochissimo considerati. Una società dove un qualsiasi ragazzo ha il diritto di sentenziare sulla validità dell’insegnamento. Una società dove a volte fare l’insegnante è un ripiego, non il più nobile degli incarichi. Una società che ha rovesciato il principio cardine non solo dell’educazione ma anche del buon vivere sociale: il rispetto dei ruoli»