Il Viaggio dell’Erore di Christofer Vogler: uno splendido strumento per analizzare i racconti cinematografici
Christofer Vogler ha lavorato come sceneggiatore a Hollywood ed è diventato un punto di riferimento per molti storyteller, dopo la pubblicazione del suo libro Il Viaggio dell’Eroe, lavoro ispirato dagli scritti del saggista e storico delle religioni Joseph Campbell, in particolare da L’Eroe dai Mille Volti.
L’idea di fondo, che riprende il concetto degli archetipi dell’inconscio collettivo di Jung, è che in ogni storia possano essere individuate delle strutture universali, per cui ogni racconto può essere visto come una successione di moduli consecutivi, all’interno dei quali agiscono i vari personaggi, ognuno dei quali può svolgere una o più funzioni narrative.
La funzione principale è ovviamente quella dell’eroe, colui che agisce e si trasforma di più nella storia, affrontando un viaggio nel quale mette in gioco tutto sé stesso, rischiando la propria vita, ma dal quale esce migliorato e grazie al quale riesce anche ad aiutare la comunità dalla quale proviene.
Il messaggero è colui che effettua la chiamata all’avventura dell’eroe, che in genere è tuttavia riluttante ad accettare, per cui c’è bisogno di un mentore che lo convince a buttarsi nella mischia.
Nel suo viaggio il nostro eroe deve superare molti ostacoli, custoditi dai guardiani della soglia, spesso metafore delle nostre paure interiori, vedersela con l’ombra, il suo antagonista o arcinemico, e i mutaforma, elementi ambigui che in genere rappresentano l’altro sesso, mentre i trickster conferiscono movimento alla narrazione, regalando sani momenti di ilarità.
Il viaggio dell’eroe nella sua forma canonica è articolato in dodici tappe, che, esemplificando al massimo, possono essere così brevemente riassunte:
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L’eroe e l’ambiente nel quale vive ci vengono descritti nel suo mondo ordinario,
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nel quale riceve una chiamata per l’avventura da parte di un messaggero.
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L’eroe all’inizio non è molto sicuro di sé, per cui rifiuta la chiamata.
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Interviene il mentore,
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grazie al quale il protagonista della storia accetta la chiamata e attraversa la prima soglia, entrando nel mondo straordinario nel quale si svolge il grosso del racconto.
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L’eroe familiarizza con le regole e i personaggi che popolano il nuovo mondo, avendo a che fare con prove, alleati e nemici.
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Attraversa quindi una seconda soglia, muovendosi verso la caverna più profonda,
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dove affronta la prova centrale, nella quale mette in gioco la sua vita.
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Sopravvissuto all’ordalia, riceve un premio,
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imboccando quindi la via del ritorno,
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durante la quale deve affrontare una seconda prova mortale, la resurrezione.
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Alla fine il nostro eroe ritorna con l’elisir nel mondo ordinario.
Non tutte le tappe sono sempre presenti in tutti i racconti, così come non è detto che l’ordine canonico venga seguito pedissequamente, tuttavia questa struttura è rinvenibile in molti film, come in Top Gun, film cult del 1986 di Tony Scott, che lanciò Tom Cruise.
Il Viaggio dell’Eroe in Top Gun
Già le immagini dei titoli di testa ci mostrano il mondo ordinario del nostro eroe: una portaerei statunitense sulla quale il personale sul ponte è impegnato nelle manovre di lancio e di atterraggio degli aerei da combattimento.
Il tenente Peter “Maverick” Mitchell (Tom Cruise) entra subito in azione, impegnato in una difficile missione di intercettazione di aviogetti nemici, dei sofisticati MiG F-28, al comando del suo F-14A Tomcat. Capiamo subito che il protagonista è un abile combattente, con tutte le carte in regole per essere l’eroe della nostra storia: non solo affronta con successo le superiori forze nemiche, ma riesce a fare atterrare un aereo in difficoltà sulla portaerei, peraltro contravvenendo a un ordine diretto del suo superiore. Un comportamento che bene giustifica il suo nome di battaglia. Maverick può infatti essere tradotto come “anticonformista” o “dissidente”.
Arriva subito la chiamata all’avventura: invece di essere punito per i suoi comportamenti poco ortodossi, viene infatti scelto per essere inviato alla Top Gun, scuola dove si perfezionano i migliori piloti della US Navy, assieme al suo navigatore, Nick “Goose” Bradshow (Anthony Edwards). Da bravo eroe determinato, Maverick non ha il minimo tentennamento: nella storia non c’è quindi la fase del rifiuto della chiamata.
Il superamento della prima soglia avviene quindi immediatamente, in quanto la scena si sposta subito a Miramar, in California, dova ha sede la scuola Top Gun. Il mondo straordinario della nostra storia. Nel briefing di presentazione del corso viene introdotto il capo della scuola, il Comandante Mike “Viper” Metcalf (Tom Skerritt), che si rivelerà essere il mentore di Maverick.
La scena si sposta subito in un locale notturno, classica ambientazione per la fase delle prove, alleati e nemici. Qui il nostro eroe conosce la donna fatale di questa storia: Charlotte “Charlie” Blackwood (Kelly McGillis). Il primo approccio non è particolarmente riuscito, ma ovviamente le cose cambieranno in seguito. Prende inoltre forma il virile antagonismo tra Maverick e Tom “Iceman” Kazinsky per accaparrarsi il titolo di migliore pilota del corso. In un briefing Charlotte si conferma essere la mutaforma del racconto, quando ci viene presentata come una insegnante, consulente civile del corso.
Comincia l’addestramento, che in questa storia coincide con l’avvicinamento alla caverna più profonda, nella quale Maverick conferma sia le sue superiori qualità di pilota che il suo carattere trasgressivo e l’insofferenza per le regole, quando compie una manovra spericolata al di sotto della quota consentita e sfiora la torre di volo ad alta velocità.
Gli altri piloti del corso , specie Iceman, considerano tuttavia il suo comportamento troppo spericolato, tale da mettere a repentaglio la sicurezza del gruppo. Riceve infatti una dura reprimenda da parte di Viper, che tuttavia in privato ammette le superiori capacità di pilota del protagonista. Nel frattempo capiamo anche che il nostro eroe si porta dentro un grosso fardello: essere all’altezza del padre, famoso pilota che morì quando lui era giovanissimo, scomparendo misteriosamente durante una missione top secret. Ci sono inoltre voci sul fatto che suo padre in quell’occasione fallì nel compiere il suo dovere, cosa che rende molto inquieto Maverick. Metaforicamente, è probabilmente questa la caverna più profonda nella quale deve affrontare le sue paure più inconfessabili. Conosciamo la moglie di Goose, Carol (Meg Rayan), e il loro bambino, mentre parallelamente nasce del tenero tra Maverick e Charlie.
Dopo un briefing nel quale Charlie critica una manovra di combattimento effettuata da Maverick, tra i due scoppia la passione. Iceman mantiene il punteggio più alto nella classifica per diventare il migliore Top Gun, seguito da Maverick. Le esercitazioni di combattimento si susseguono, ma il nostro eroe continua a comportarsi in modo troppo spericolato, tanto che lo stesso Goose giunge a criticarlo senza troppi giri di parole.
La prova centrale non tarda ad arrivare. Dopo una magnifica serata in cui le due coppie Maverick-Charlie e Goose-Carol se la spassano insieme alla grande, si arriva all’ennesima esercitazione. La tensione è palpabile, Iceman e Maverick competono per il primo posto. Ma qualcosa va storto: l’F14-A Tomcat del nostro eroe entra nella scia di un altro aereo e i motori si spengono. L’ereo precipita e i due aviatori cercano la salvezza lanciandosi. Durante l’eiezione del seggiolino Goose sbatte violentemente la testa e muore. Maverick sopravvive alla prova, ma ne esce psicologicamente distrutto.
Anche se la commissione d’inchiesta lo scagiona completamente, si sente responsabile della morte del suo copilota, e le sue prestazioni nei combattimenti simulati ne risentono. Alla fine getta la spugna e abbandona la scuola. Charlie riceve un nuovo lavoro a Washington e se ne va.
Tutto sembra perduto, ma tanta sofferenza si rivela essere portatrice di una ricompensa: Viper invita a casa sua il nostro eroe e si rivela essere un mentore molto efficace, rivelandogli la verità sulla morte di suo padre. Scopriamo infatti che Viper fu testimone della morte da eroe di quest’ultimo, che anziché lasciare il campo di battaglia sul suo aereo gravemente danneggiato, si gettò nella mischia lottando fino all’ultimo per aiutare i propri compagni. La missione venne poi secretata perché si svolse in un territorio dove i velivoli statunitensi in teoria non avrebbero dovuto essere. Inoltre veniamo a sapere che Maverick ha guadagnato abbastanza punti per ricevere in ogni caso il suo brevetto da Top Gun.
Grazie all’influenza positiva del suo mentore, Maverick decide di ributtarsi nella mischia: partecipa alla cerimonia di consegna dei brevetti, che vede Iceman vincitore, con il punteggio più alto. Arriva la via del ritorno verso il mondo ordinario: il nostro eroe riprende a volare, ora come Top Gun, sulla portaerei dove lo abbiamo visto all’inizio del film. C’è una situazione di emergenza da affrontare, nell’Oceano Indiano: una missione di recupero di una nave in avaria in territorio ostile.
Il compagno di volo di Iceman è stato abbattuto, e questi si ritrova alle prese con cinque aviogetti nemici. Arriva Maverick, che affronta la fase della resurrezione: nel corso di un violento combattimento contro un nemico numericamente superiore, riesce a vincere definitivamente le sue paure e distrugge in rapida successione quattro velivoli avversari.
Il ritorno con l’elisir vede quindi il nostro eroe vincitore sulle sue paure interiori, riappacificato con il suo passato, e… il ritorno di Charlie, che preferisce alla sua carriera la possibilità di stare al fianco del nostro eroe, che ha deciso di diventare istruttore alla scuola Top Gun.
Top Gun: un classico viaggio dell’eroe, con qualche piccola variazione sul tema
Innanzitutto bisogna sottolineare come spesso nei racconti il mondo ordinario e quello straordinario sono due luoghi fisicamente differenti: in Top Gun sono rappresentati rispettivamente da un portaerei della US Navy e dalla scuola Top Gun.
All’interno del mondo straordinario esiste poi una zona particolare nella quale avviene la prova centrale, che in questo film è l’area dove avvengono le esercitazioni aeree.
La storia raccontata da questa pellicola è una buona applicazione del viaggio dell’eroe, come descritto da Christofer Vogler, con due piccole variazioni sul tema, inerenti la fase e la figura del mentore.
In primo luogo, Maverick è un eroe molto determinato, e in quanto tale non necessita dell’aiuto di un mentore per accettare la chiamata e varcare la prima soglia. Tuttavia ne ha bisogno in un secondo momento, per superare le paure interiori che la prova centrale hanno scatenato dentro di lui.
Da questo punto di vista, la fase del premio e quella del mentore si sovrappongono (o, se vogliamo vederla in un altro modo, la fase del mentore è spostata dopo la prova centrale).
Ma al di là di questo dettaglio, la struttura del viaggio dell’Eroe è rispettata nelle sue tappe principali, dimostrandosi essere ancora una volta uno strumento molto valido e flessibile per analizzare la struttura dei racconti cinematografici.
Uno strumento che non deve essere considerato come una struttura rigida e inamovibile, ma piuttosto come un canovaccio che si presta a mille variazioni sul tema, anche se non mancano film che ne rispettano la struttura in modo pedissequo, come per esempio Matrix e Predator.
E spesso l’eroe, alla fine del suo viaggio, è pronto ad affrontare una nuova avventura, che nel caso di Top Gun è il suo sequel, Top Gun: Maverick. Ma questa è un’altra storia…
Alessandro Marotta