In programma domani, sabato 3 settembre, alle 21 a Venzone lo spettacolo
“Antigone quartet concerto”, con il musicista Dimitri Sillato e due attori del calibro
di Elena Bucci e Marco Sgrosso. Tra i tanti appuntamenti proposti anche nell’ultima
giornata, il gran finale con il Toga Party nell’area festeggiamenti di Osoppo
Otto giornate passate tra spettacoli, molti in prima nazionale o internazionale, ospiti importanti, competizioni sportive, concerti, incontri, presentazioni e molto altro ancora. La prima edizione di Tiere Teatro Festival, la prima rassegna di teatro antico organizzata in regione da Anà-Thema Teatro si avvia domani, 3 settembre, alla sua conclusione. Un “prima volta” che ha catturato un folto pubblico che ha animato le singole iniziative proposte nella suggestiva location del Forte di Osoppo e non solo.
«Abbiamo voluto riscoprire e far riscoprire il passato per costruire il futuro – spiega il direttore artistico, Luca Ferri –. È un po’ questo, non solo il senso del festival che abbiamo organizzato, ma del teatro in generale che, solo riscoprendo le sue radici, può guardare avanti. Questa prima edizione – conclude – è stata forse la più grande scommessa di Anà-Thema, che non si è mai fermata durante il Covid, anzi. E a giudicare dal gradimento del pubblico possiamo affermare sia stata una scommessa vincente che ci proietta già alla prossima edizione».
Per il gran finale, domani, 3 settembre, sul palco stavolta allestito sul greto del fiume Tagliamento (riva destra, ponte di Pioverno) a Venzone, è in programma “Antigone quartet concerto”, uno spettacolo di musica e teatro che vedrà protagonisti il musicista Dimitri Sillato a fianco di due grandi attori del calibro di Elena Bucci e Marco Sgrosso, che hanno curato anche l’elaborazione drammaturgica e la regia.
Lo spettacolo conclusivo
Con questo spettacolo, il pubblico entra nel mondo misterioso della tragedia greca, si aggira affascinato tra le rovine e gli echi della storia. Grande tragedia di contrasti, l’Antigone di Sofocle affronta un tema antico, ma sempre nuovo con una lingua capace di attraversare i secoli, le mode, i mutamenti, le traduzioni.
Al centro è il sentimento di pietà di Antigone verso il fratello che si oppone alla ragione di Stato del re Creonte. Attorno a questo nucleo, come in un caleidoscopio di rifrazioni, si generano tutti gli altri contrasti. Due sono gli attori in scena, ma si moltiplicano, diventando tutti i personaggi e cercando di comprendere le loro ragioni. Si racconta così, con rinnovato stupore, l’antica storia della lotta tra i due fratelli Eteocle e Polinice per la supremazia e il trono, la sorella Antigone che seppellisce il corpo di Polinice contro la legge del nuovo re Creonte, ma anche Creonte, che difende la ragione dello stato sopra ogni cosa fino a diventare tiranno. Ci saranno anche Ismene, che vuole dissuadere l’irriducibile sorella Antigone in nome della dolcezza della vita, il promesso sposo Emone che affronta con lucida e ribelle passione il padre Creonte per difendere l’amata e invitare il re ad ascoltare anche ragioni diverse dalle sue, così come le guardie impaurite e attonite, il saggio veggente Tiresia, il coro che osserva, disquisisce, approva, disapprova, si commuove davanti alla morte dei giovani e alla disperazione degli adulti. Quando tutto è compiuto, risuonano come un balsamo le parole di Sofocle che invocano la saggezza, porta della felicità a tutti aperta.
Antigone è stata simbolo di resistenza, lotta, nuove visioni, ribellione ad un potere rigido e oppressivo e ancora oggi la sua vicenda ci induce a riflettere su cosa siano davvero le buone leggi, su quanto debbano abbracciare la complessità delle relazioni umane, su come le tradizioni non debbano diventare prigioni.
La lingua utilizzata si colora di inflessioni rubate ai dialetti romagnolo e napoletano, mentre la drammaturgia sonora si intreccia alle azioni, creando una commistione dei diversi codici linguistici della musica, del teatro, della danza. La tessitura di parole e suono avvolge e racconta, come se fossimo presenti alla veglia per Antigone, alla veglia per Polinice, alla veglia per tutti gli insepolti che chiedono di non essere dimenticati, alla veglia per una nostra antica identità, per un sogno di futuro e una capacità di dissentire che vorremmo fossero ritrovati.