Il Politeama Rossetti ha ospitato, per la prima volta La Compagnia de Ballet David Campos, con “Giselle” ma col sottotitolo “Mujeres de agua”: così vengono chiamate le corrispondenti catalane delle Villi , gli spiriti di donne morte per crepacuore o a causa della violenza di un uomo . Per chi si aspettava il classico balletto romantico di Adolphe Adam deve essere stato abbastanza schockante l’intervento che Campos ha fatto, a piene mani, anche sulla partitura( attraverso l’adattamento di llorens Peris) tagliuzzandola, posponendo brani , aggiungendo basi ritmiche, riarragiando quasi tutto in chiave moderna con strumentazione elettronica. Insomma stravolgendo tutta la narrazione anche dal punto di vista musicale. Non sempre con risultati efficaci, ma nel complesso non sgradevoli. Stavolta Giselle non è una ingenua contadinella De L’Allemagne ma una ragazza in minivestito verde che va in discoteca a conoscere il ragazzo che le piace. Sinceramente, non bastano due treccine, un paio di occhiali dalla montatura grossa e poche e ripetute smorfiette per rendere l’idea di ingenuità, gioventù ed entusiasmo di vivere…ma tant’è, questa è stata la regia di Campos per la pur brava e volonterosa Aileen Gallinera. Poco convincenti i 4 ballerini dalle doti fisiche piuttosto incerte . Meglio le ragazze, tutte molto carine e longilinee. Il primo quadro non offre i pezzi di bravura che solitamente si trovano nelle scene della vendemmia o coinvolgimenti emotivi come quando Hilarion (che qui non c’è) scopre il travestimento del principe Albrecht in contadino, per sedurre Giselle…Perciò Campos ricrea, grazie ad un uso molto efficace di supporti multimediali (video in proscenio e sul fondale, luci,effetti sonori) una corsa affannata e inseguita nei sotterranei di una metropolitana: due malviventi hanno aggredito Giselle e compagno che, invece di difenderla, scappa. Lei, muore, uccisa dai malfattori.
Secondo atto, senza intervallo per non interrompere l’atmosfera finalmente creatasi, che avrebbe però permesso alle ballerine-forse- una migliore sistemazione delle parrucche (tutte di capelli molto lunghi e neri, come la Gallinera) , risultata invece scomposta e dilettantistica .
Ecco l’Acqua: il pannello in proscenio diventa liquido, lo stillare di goccie pesanti riempie gli spazi. E arrivano le Mujeres con passi scanditi da uno sciabordio di fondo: sono in tulle bianco e stracciato, portano rose rosse tra le mani e si muovono come zombies eleganti. Qui le scene d’insieme sono più interessanti, c’è più pathos e meno ammiccamenti sciocchini..però il richiamo a Twilight mi è parso evidente. Infatti , se nella prima parte c’era qualche vaghezza di Grease, qui nel così detto “atto bianco”, non pensare a vampiri e ambientazioni dark è impossibile. Decisamente più coinvolgente questo II atto. Il finale viene rispettato con Albrecht solitario sulla tomba di lei ,nell’alba sorgente. Il pubblico, finalmente, applaude generosamente sui titoli di coda che scorrono sul proscenio, come al cinema e ancora applausi alla compagnia. Spettacolo curioso.
Cynthia Gangi