Dal materiale che l’addetta stampa mi ha gentilmente fornito all’entrata del Teatro Verdi di Gorizia, ieri sera, evinco questa frase “..Tutti “simpatici borghesi” e nessuno protagonista perchè ne “Il Pipistrello” non ci sono veri protagonisti, come non c’è vero amore. Il protagonista però esiste…: è il valzer di Strauss.” E sono assolutamente d’accordo. Anzi aggiungo che Strauss è l’unico personaggio ancora calato nel suo tempo e la sua musica è, per me, l’unico elemento ineccepibile di questo allestimento della Compagnia di Corrado Abbati, della celebre operetta. L’anno scorso potei recensire un altro lavoro di Abbati e devo dire che ciò che non mi convinse allora, anche stavolta mi lascia perplessa. Se è l’idea di festa e quindi di balli collettivi che regge tutta la pur semplicissima trama, di coreografie brillanti e convincenti, non ne ho viste. Non so se per poca fantasia della coreografa (Giada Bardelli) o per le capacità tecniche piuttosto mediocri dei ballerini ( e mi riferisco ai quattro uomini; meglio le ragazze, alcune coinvolte anche nel canto corale) con le quali, in effetti, inventarsi qualcosa di originale e brioso deve essere difficile. Mi sono molto piaciute le due soprano , Raffaella Montini (Rosalinde) e Laura Kehdi (Adele): belle voci ed eleganza nel porgerle. La Kehdi, poi, in “ Mein Herr Marquis“ altrimenti detta “l’Aria del sorriso”, ha potuto far apprezzare una voce veramente gradevole. La stessa è anche piuttosto credibile come ballerina. A suo agio il tenore Carlo Monopoli. Un po’ scontate le gag di Abbati, uscito solo nel terzo atto (ambientato nella prigione) e abbastanza tiepide le battute adeguate all’attualità dei tempi nostri…Lamentavo l’anno scorso la totale mancanza, in sala, di una brochure della Compagnia che mi impedì di citare gli interpreti degni di nota: stavolta posso ringraziare solo l’ufficio stampa per esserci riuscita in parte perchè, comunque, non so chi citare per i costumi coloratissimi,ben risaltanti su una scenografia quasi completamente bianca. In ogni caso, su tutto trionfa Johann Strauß . Il musicista impiegò solo quarantré giorni per musicarne lapartitura. La fortuna con le operette di Strauß venne appunto con questa. Debuttò al Theater An der Wien, di Vienna, il 5 aprile 1874 ma non ebbe molto successo.I critici non accettarono il libretto e trovarono banali alcuni brani. Ma il pubblico ne decretò il successo pieno e duraturo. Dopo due anni, contava oltre cento repliche nella sola Vienna. Oggi è insieme a “La vedova allegra” l’operetta più applaudita nel mondo. Ieri sera il pubblico (non foltissimo, in verità) ha confermato questo successo, specie accompagnando con applausi cadenzati il valzer che tutta la Compagnia ha ballato tra gli spettatori, in platea. Grande musica, un grande Strauß che brilla ancora.
Cynthia Gangi