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Lo Schiaccianoci di Ciajkovskij al Rossetti di Trieste

Il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia saluta il 2012 sulle punte con il Balletto di Mosca La Classique e un titolo che “fa Natale” come nessun’altro. Lo Schiaccianoci di Ciajkovskij, tratto – o per meglio dire liberamente ispirato – all’omonimo racconto di Hoffmann, con la sua magica atmosfera sospesa tra sogno e realtà. Non resta molto di E.T.A. Hoffmann in realtà e del suo Lo Schiaccianoci e il re dei Topi nel balletto di Ciajkovskij ma un po’ di Francia c’è comunque: Petipa, il marsigliese trapiantato a San Pietroburgo, e le sue coreografie (qui riprese nella concezione originale), Dumas che rielaborò gli scritti rendendoli di fatto più digeribili al grande pubblico del teatro, un certo gusto per l’esotismo e la magia facilmente rintracciabile in un altro diretto discendente dello scrittore francese, quei Contes d’Hoffmann estremo capolavoro del geniale Offenbach.
Al Rossetti di Trieste va in scena un balletto dimidiato. Manca l’orchestra e la mancanza si sente; la musica (che non sembra neppure suonata con il garbo che meriterebbe) è restituita con scadente qualità di suono da un infelice sistema di amplificazione. Non bastano i pur bravi ballerini del Balletto di Mosca “La Classique” a far decollare uno spettacolo che non ha assi nelle maniche e neppure cerca di bluffare. Le scenografie hanno tutti i crismi della tradizione più polverosa e stantia con frequenti cadute di gusto, addobbi kitsch che rasentano il grottesco ed ingenuità che si fatica a perdonare. I colpi di teatro, l’alone di mistero, il sapore fiabesco che pure nell’opera sarebbero profusi a piene mani, sono risolti con superficialità o trascuratezza, talora con fin troppa semplicità. La sola trasformazione dello Schiaccianoci in principe risultava d’un certo effetto.
Per fortuna il balletto prevede anche una parte coreografica che in fin dei conti è stata di gran lunga la cosa migliore della serata. I primi ballerini Nadeja Ivanova, Dmitrij Smirnov, Anastasia Chumakova, Andrej Shalin, Ekaterina Shaljapina, Alexandr Tarasov e Sergej Kuptsov hanno dimostrato di possedere le qualità richieste per calcare un palcoscenico ed avrebbero meritato un contesto più favorevole. In particolare il grande passo a due del secondo atto (il celeberrimo incontro tra il Principe e la Fata Confetto) si è conquistato il meritato favore del pubblico, numerosissimo in sala.

Paolo Locatelli
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About Paolo Locatelli

Giornalista e critico musicale.

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