Mai come in questi giorni siamo un po’ tutti Didi e Gogo, i protagonisti dell’opera Aspettando Godot, andata in scena ieri al teatro sociale di Gemona del Friuli, per il circuito Ert FVG. Aspettiamo il Godot di turno, quello che ci tirerà fuori dai guai, quello che ci fa promesse ogni giorno e mai si presenta per mantenere la parola data. Nel frattempo noi attendiamo la sorte, ci lamentiamo per le nostre condizioni (scarpe troppo strette o troppo larghe per Gogo) e incontriamo individui allo sbando come noi; il tempo non esiste o non è misurabile, il pubblico e il teatro sono parte dello spettacolo. Gli interpreti sono così geniali che a stento si riesce a capire quanto le battute siano da copione; spesso si ha l’impressione di un agire d’impulso, fuori dagli schemi, un’improvvisazione del momento. La commedia è ricca di sketch esilaranti, velati di una sottile ironia, il tutto accompagnato da continui significati nascosti, di tematiche filosofiche globali quali il tempo, lo spazio e il senso della vita. Caratteristica comune ai quattro (o cinque?) personaggi della vicenda è quella memoria labile e menzognera, capace di registrare solo alcuni aspetti degli eventi; chiaro riferimento alla vita di ognuno di noi, costellata di ricordi vaghi e espropriata di tutto il resto. La scenografia è tra le più semplici, composta essenzialmente da un albero, forse un salice piangente, del tutto spoglio. Il pubblico è Alice nel paese delle meraviglie alle prese con il cappellaio matto, il leprotto bisestile, il bianco coniglio e gli altri personaggi di Carroll; tutto è surreale o quasi, le parole hanno concatenazioni al limite dell’incomprensibile e in alcuni casi sono veri e propri elogi alla follia. Una brillante interpretazione da parte del duo Balasso-Ferrini, i due clochard, accompagnati dagli altrettanto magistrali Tronca e Schiano di Cola, ossia il padrone Pozzo e il suo servo, per una compagnia capace di dare vitalità a un’opera divertente ma mai banale. La perdita del piano temporale e di quello spaziale permettono a ogni singolo individuo in sala di partecipare attivamente alla storia; tutti aspettano, insieme agli attori, questo misterioso uomo che non si fa vivo e della quale non si sa neanche il perché dovrebbe venire. All’accensione delle luci in sala, ancora immersi in un mondo astratto, gli applausi degli spettatori sono calorosi e conviti.
E nell’attesa dell’arrivo di Godot, non ci resta che riflettere sulle prospettive future, cercando di tanto in tanto di ricordare qualche episodio di questo nostro percorso chiamato vita.
Carlo Liotti