Luca Zingaretti è interprete e regista di un testo che pone al centro il tema della libertà dell’artista. Berlino 1946. È il momento di regolare i conti, e la caccia ai sostenitori del caduto regime è in pieno svolgimento. Viene così convocato, nel quadro di una indagine sulla sua presunta collaborazione con la dittatura, il più illustre esponente dell’alta cultura tedesca, il direttore d’orchestra Wilhelm Furtwängler. Furtwängler non era stato nazista, e anzi non aveva nascosto di detestare le politiche del Terzo Reich. Dai suoi compatrioti, quasi tutti melomani, era sempre stato venerato alla stregua di una divinità super partes. Ma ecco ora che i vincitori vogliono far crollare anche questo superstite mito della superiorità germanica e affidano l’indagine a un maggiore dell’esercito immune al fascino dell’artista; un giustiziere indignato dalle atrocità perpetrate in questa corrottissima zona dell’Europa; un americano convinto nell’eguaglianza degli uomini sia nei diritti sia nelle responsabilità. Il caso Furtwängler suscita interrogativi che nessuna formula sembra aver risolto ancora oggi, Con un regime infame non si deve collaborare, questo è ovvio. Ma svolgere un’attività artistica equivale a collaborare? Da questa opera teatrale è tratto il film di Istvan Szabò A torto o a ragione.
LA TORRE D’AVORIO
di Ronald Harwood
traduzione di Masolino d’Amico
regia di Luca Zingaretti
con Luca Zingaretti e Massimo de Francovich
con Peppino Mazzotta, Gianluigi Fogacci e due attrici da definire
produzione: Zocotoco srl