Ha preso il via oggi la XIV edizione di Pordenonelegge, la festa del libro con gli autori che fino a domenica 22 settembre animerà la città con incontri, presentazioni di libri e dibattiti sul mondo della letteratura e dell’arte. Tanti gli eventi ideati e pensati per gli studenti degli istituti superiori. Questa mattina, presso la Loggia del Municipio, è andata in scena una speciale maratona di letture dedicata alle figure di Giacomo Leopardi e Ettore Majorana, curata dagli studenti del Liceo Leopardi-Majorana in collaborazione con la Compagnia Teatrale Punto e… a Capo. Presso il chiostro della Biblioteca civica si è tenuto l’incontro “Vajont, 50 anni dopo. Amico d’acqua, amico di terra”: una storia semplice, fatta di acqua, di terra, di luci e ombre, illustrata da Sonia Possentini e raccontata da Alfredo Stoppa e Gabriele Clima. Sempre nella Biblioteca civica si è svolto in mattinata un laboratorio sull’importanza del riciclo e del rispetto dell’ambiente con Matteo Gaule e Laura Novello.
Nella prima giornata si è parlato anche di economia. Pietro Alessandrini e Mario Pepe hanno condotto l’incontro dal titolo “Viaggio nell’economia. Per scoprire se, e a che cosa servono, gli economisti”: un viaggio in questa materia per sviscerare concetti come reddito, sviluppo, moneta e crisi finanziaria. Tiziano Vescovi e Chiara Mio hanno tenuto il workshop “Europa-Cina: Cross Cultural Marketing”, volto ad affrontare gli aspetti dell’influenza di culture diverse sulle strategie e sulle decisioni di marketing.
Alle 18.30 presso il Teatro Verdi si è tenuta l’inaugurazione ufficiale di Pordenonelegge. Dopo i saluti delle autorità, che hanno rimarcato l’importanza di questa manifestazione ormai radicata nel territorio, largo spazio all’ospite d’onore della serata, Sergio Romano. Lo storico, scrittore, giornalista e diplomatico, noto soprattutto come commentatore per alcune importante testate italiane (La Stampa, Il Corriere della Sera, Limes, Il Mulino), ha inaugurato il suo intervento, dal titolo “La democrazia e i suoi nemici”, con una considerazione sullo stato attuale della democrazie nel mondo. La democrazia, ovunque, non sta passando un bel momento per una serie di fattori. A cominciare dai costi della politica, che negli ultimi anni sono lievitati in maniera esponenziale. A questo si aggiungano i processi legati alla globalizzazione e all’esplosione della finanza, che hanno ridotto di molto la sovranità degli stati nazionali e innescato lo spauracchio del populismo e della demagogia. Nell’era delle nuove tecnologie, infine, i politici sono inevitabilmente asserviti a nuovi codici di comportamento, in cui l’immagine è un elemento indispensabile per raggiungere il potere. Nella democrazia attuale si è allargato sempre più il discrimine tra spirito di servizio pubblico e interesse personale. Il potere democratico è intaccato ovunque dal malcostume, dal malaffare, dalla corruzione, dal conflitto d’interesse. “Gli elettori – ha affermato – si affidano a politici che prendono impegni che vanno oltre le loro capacità, a uomini di governo che fanno promesse irrealizzabili”. Un quadro a tinte fosche, una diagnosi che attesta il precario stato di salute della democrazia. Una via d’uscita è ancora possibile? La causa del male sta nel fallimento storico del sistema politico occidentale. Romano professa un atto d’accusa durissimo verso le classi dirigenti europee, d’ogni partito e passaporto, sempre più inette e incapaci di fronte al grande mutamento in atto. La speranza, per quanto paradossale possa sembrare, rimane nelle mani dell’Europa. Ma è necessario cambiare direzione alla politica europea. Serve un’Europa diversa dall’attuale moribonda Unione Europea.
Vito Digiorgio