Ibrahim Kane Annour ha presentato ieri a Pordenonelegge il suo libro “Il deserto negli occhi” che racconta la propria esperienza di vita nel deserto
“Il deserto modella, plasma e indebolisce l’uomo, che impara a tener fermo, a difendere il nocciolo dei propri pensieri”. È con queste parole che lo scrittore tuareg Ibrahim Kane Annour, ospite ieri a Pordenonelegge, ha presentato la propria esperienza di vita raccolta nel libro “Il deserto negli occhi”(Nuovadimensione editore). Ibrahim ha infatti lavorato a lungo come guida turistica in Nigeria prima di lasciare il proprio Paese, martoriato dalle rivolte, per giungere in Italia come rifugiato politico. All’incontro hanno partecipato la giornalista Elisa Cozzarini, che ha assistito Ibrahim nella sua opera di scrittura, e il giornalista dell’Espresso Michele Sasso, che da anni si occupa di problemi legati all’immigrazione.
Il libro nasce nel 2008, quando Ibrahim decide di raccontare la sua storia. Fa la guida turistica ed è soddisfatto del proprio lavoro. Ma nel 2007 scoppia una rivolta tuareg nel Niger e le guide turistiche sono sospettate di appoggiare i ribelli, per la loro profonda conoscenza del deserto. Il libro ripercorre infanzia e giovinezza tra Azzel, Agadez e il deserto: la magia dei viaggi con le carovane, ma anche l’impegno politico al liceo e le spedizioni con gli occidentali. Fino all’arrivo a Pordenone, dove vive la più grande comunità tuareg italiana, circa 50 persone. Ibrahim ha nostalgia del proprio passato, ha lavorato molto con i viaggiatori e questo gli ha permesso di entrare in contatto con popoli e persone differenti. Il deserto ci insegna molte cose, prima tra tutte la solidarietà: dove la vita è difficile, ciò che conta è l’essenziale, le relazioni umane, i legami con le persone care. “Il deserto negli occhi” è un tributo alla vita nomade ma anche un ponte tra due mondi, oltre che un messaggio di pace e serenità.
Vito Digiorgio