È stato presentato in anteprima a Pordenonelegge il primo libro di narrativa di Pierluigi Cappello. Il poeta, nato a Gemona, ma originario di Chiusaforte dove ha trascorso la fanciullezza, nel romanzo “Questa libertà” ripercorre la sua esistenza attraverso ricordi, sensazioni e immagini folgoranti. La presentazione è stata accompagnata dalla lettura di brani ad opera dell’attore Giuseppe Battiston.
Cappello ha riproposto al pubblico i momenti salienti del suo romanzo. A cominciare dai pomeriggi passati assieme agli amici a giocare a pallone, alle giornate trascorse con il canestraio Silvio, persona semplice e umile, che con passione e dedizione tramanda una tradizione millenaria. Una storia e una tradizione che sarebbero state spazzate via dal terremoto del 1976, cui il piccolo Pierluigi assiste inerme. “Il terremoto per il Friuli – afferma lo scrittore – ha rappresentato la fine di un’epoca, ha sconvolto equilibri ancestrali”. L’esperienza del terremoto ha sconquassato un mondo agricolo e arcaico e spalancato le porte ad nuovo mondo segnato dal boom economico, dalla modernità e dal progresso. Un trapasso magistralmente descritto nell’episodio dell’acquisto della lavatrice, oggetto che ha rappresentato l’ingresso della modernità nel regno della montagna. “Non c’è nostalgia per quella realtà – dichiara –, non rimpiango quel mondo che mi ha formato. La mia libertà è stata disegnata entro quei confini”. È con uno sguardo asciutto che lo scrittore si rivolge al suo passato.Cappello approda alla narrativa dopo un lungo tirocinio poetico. “Questo libro – afferma – non avrebbe significato nulla senza l’apprendistato della poesia. Il mondo si rivela nei dettagli, che solo il poeta sa cogliere. Quello del poeta è uno sguardo contemplativo, sintetico, che illumina le cose dall’interno. Nella narrativa si tratta di fare un lavoro di selezione e combinazione di queste immagini”. Lo scrittore ha poi raccontato la nascita del suo amore per la letteratura, legato alla lettura dei primi libri e alle immagini contenute nelle enciclopedie. “Il rapporto tra letteratura e vita – afferma – è sempre reciproco: la letteratura irrompe nella vita e a sua volta la vita modifica la letteratura”. Ed è stato così anche per Cappello, con un continuo emergere e uscire della letteratura nella sua vita, fino a radicarsi nell’intimo dell’anima. Una passione che si è cicatrizzata a seguito del terribile incidente che ha coinvolto Cappello e lo ha costretto su una sedia a rotelle. “Mentre ero sul letto dell’ospedale – ha rivelato – ho potuto riprendere confidenza col mio corpo attraverso l’azione della lettura. Tenere un libro tra le mani mi ha fatto riavvicinare al mio corpo, che era diventato qualcosa di completamente estraneo”.
Vito Digiorgio