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“Alina non c’è più”, mostra personale di Marisa Merlin

L’artista di fama internazionale Marisa Merlin, in collaborazione con la fotografa Piera De Nicolao, organizza “Alina non c’è più”, un’esposizione di arte contemporanea pensata per il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulla donna. La mostra, che si terrà a Limena, Padova, nel suggestivo Oratorio seicentesco della Beata Vergine del Rosario dal 24 all’8 dicembre, è organizzata dall’Assessore alla Cultura del Comune di Limena Stefano Toubai e curata da Barbara Codogno. La vernice della mostra è fissata per il giorno 23 novembre alle ore 18.00.

Un ricordo che unisce tre generazioniAlina non cè più_01
Artista da sempre attenta artista all’attualità e alle tematiche ambientali e sociali, Marisa Maerlin per questa sua installazione ha preso spunto da un evento della sua vita personale. Evento che ha messo in relazione alcuni elementi femminili della sua famiglia nell’arco di tre generazioni: Piera De Nicolao è figlia di Marisa Merlin e ha collaborato alla realizazzione della mostra, aiutando la madre nell’interpretazione e sedimentazione del ricordo dal quale si è originato il processo creativo. Tutto ha inizio con l’anziana madre di Marisa Merlin, donna completamente priva di pregiudizi, che affitta a una ragazza rumena un suo appartamento di proprietà. La ragazza non dà problemi di sorta, paga regolarmente il canone d’affitto e tiene un comportamento corretto nei confronti dei condomini. Un bel giorno però su Alina – nome fittizio – cala il silenzio. Di lei non si hanno più notize: non paga più l’affitto, non risponde più al telefono, non apre alla porta. Le forze dell’ordine sono costrette a entrare con forza nell’appartamento.
“La scena si è stampata nella mia memoria e in quella di mia figlia Piera – racconta Marisa Merlin -. L’atmosfera era sospesa, era tutto in ordine, ma sembrava che la persona fosse partita all’improvviso, nel nulla, come se di lei non fosse rimasta traccia. Ricordo alcuni vestiti buttati e sparsi sul letto; sul tavolo della cucina un piatto, un cucchiaio e una pentola di minestra che aveva fatto la muffa”. Fu anche ritrovato un libricino nero sul quale erano annotati stati d’animo e paure, si accennava ad una fuga. Lavorando sull’emozione provata in relazione a questo episodio di “rinvenimento” operato dalla forza dell’ordine e condiviso con la figlia, Marisa Merlin ha realizzato un trittico avente come immagine modulare elementi quali: un cuore, un’impronta digitale, alcune radiografie di diverse parti del corpo, la scrittura, alcuni brandelli di pagine di un elenco telefonico.
“La cosa che più mi ha sorpreso – racconta Barbara Codogno, curatrice della mostra  – è che entrando casualmente nello studio di Merlin, mi sono imbattuta in questo trittico e senza conoscerne la storia che stava a monte, ne ho percepito immediatamente la potenza, l’urgenza, una forza straordinaria. Merlin, con l’apparente semplicità che la contraddistingue, aveva saputo trasporre in quell’opera una storia che non potevamo lasciare senza voce. Alina aveva il diritto di lasciare la sua traccia. Marisa le avrebbe ridato voce e dignità”. Una volta elaborata l’origine magmatica della vicenda, si è proceduto allo sviluppo narrativo dell’installazione: “Proprio in questo periodo sto lavorando alla realizzazione di impronte digitali ottenute da una particolare lavorazione della carta dei quotidiani – spiega Marisa Merlin -. Opere che la curatrice ha voluto assolutamente affinacare al trittico”. Vi sarà poi l’interpretazione del libricino che sarà riformulato come libro d’artista e realizzato ex novo da Marisa Merlin. L’artista sarà anche protagonista di un video girato da Barbara Codogno in cui si racconta la storia reale e la sua elaborazione artistica. L’installazione site specific prevede anche che venga ricreata l’ambientazione, con il tavolo e la minestra ammuffita. Piera De Nicolao, che ha ricordi vividi del fatto, ha contribuito alla sua trasposizione artistica con alcune fotografie ambientali che suggeriscono i luoghi e la vita di Alina.

Vito Digiorgio

 

 

 

 

 

About Vito Digiorgio

Giornalista pubblicista iscritto all’Albo dei giornalisti dal 2013. Si è laureato all'Università di Udine con una tesi sulla filologia italiana. Collabora con alcune testate giornalistiche on line.

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