La lingua di un popolo è come una scatola che deve essere conservata con cura perchè racchiude la memoria storica del popolo stesso. E, uccidere una lingua è uccidere un popolo. E’ questo il senso dell’opera L’ùali di Diu, del drammaturgo ungherese Miklos Hubay che ha inaugurato la quattordicesima edizione di Akropolis del Teatro Club Udine. L’opera racconta la storia dello spietato destino di una donna violentata e condannata alla pena di morte. La scena si svolge in un lugubre scantinato in cui è stata ricavata la gabbia che imprigiona la donna, mentre da lontano arrivano suoni e voci di festa per la fine della guerra. Nell’ultima notte della sua vita, Alleluja (Aida Talliente) unica e ultima testimone della cultura e della lingua di una piccola etnia che con la sua morte si estinguerà, è accompagnata da un carceriere rinnegato (Fabiano Fantini) e da un fragile seminarista (Marco Rogante) interessato a conoscere per salvaguardare quanto più possibile di una lingua destinata a morire. La prima assoluta del dramma è andata in scena nella stalla dei Colonos a Villacaccia nel duemila, in friulano come desiderato dall’autore su traduzione di Federico Rossi con il titolo “Infin il cidinor” sotto la regia di Massimo Somaglino. E sempre Somaglino ha firmato l’allestimento di questa nuova versione, presentata a Udine per la prima volta nell’ambito della rassegna vicino/lontano, una versione che ha voluto dare voce al friulano canalotto, la parlata della Val Pesarina. Il progetto è nato dalla collaborazione tra il Comune di San Vito al Tagliamento, l’editrice Forum, il Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli, Teatro Club Udine, Vicino/Lontano e l’associazione culturale Colonos e ha voluto essere l’omaggio al drammaturgo scomparso pochi anni or sono molto attento al destino delle minoranze.
Lingue minoritarie e grandi lingue sono accumunate da un tragico destino: secondo l’Unesco metà delle seimila lingue parlate oggi nel mondo sono destinate a scomparire entro la fine del secolo e l’allarme riguarda anche trenta lingue minoritarie presenti in Italia. Conoscere, preservare e conservare la propria lingua è uno dei mezzi più importanti a disposizione per evidenziare la propria identità e combattere uniformità e omologazione. Per non assistere inermi alla scomparsa delle peculiarità che rendono tanto interessante e bella l’Italia tutta.
Maria Teresa Ruotolo