Il rapporto della Banca d’Italia è tutt’altro che positivo per l’economia regionale: produzione industriali e investimenti continuano a calare sensibilmente,la disoccupazione è ai massimi storici e l’export crolla. Dall’analisi dell’economia regionale si ricavano indici tutti negativi le vendite delle imprese calate del 3,7%, la produzione cala ancora e tocca il 4,2% con segno meno. L’unica prospettiva positiva, è la tenuta, seppur leggera nell’ultimo trimestre delle vendite delle imprese industriali e il crescente risparmio delle famiglie. La speranza degli analisti è che ormai toccato il fondo ci sia la speranza di non poter più scendere e se non altro se non si parla di crescita ci sia almeno questa tenuta in basso dove l’unica certezza è la possibilità di risalita. La fotografia descritta dal direttore della sede triestina della Banca d’Italia, Pietro Sambati, e dai responsabili dell’Ufficio analisi, Giovanni Vittorino e Tiziana Sodano, è quella di un Friuli Venezia Giulia nel pieno della crisi: «I dati sono effettivamente brutti – conferma Sambati – e in molto casi peggiori rispetto ad altre regioni e alla media nazionale. Ci sono piccoli segnali di stabilizzazione e attenuazione della crisi nelle vendite e nella produzione e previsioni di leggera crescita negli ordini. Ma la disoccupazione non è mai stata così alta e non ci sono segnali di ripresa degli investimenti».Nel periodo gennaio-settembre di quest’anno, purtroppo i numeri evidenziano un calo delle vendite delle imprese del 3,7% con un marcato trend negativo nel mercato interno, anche se l’ultimo trimestre dell’indagine fa segnare valori leggermente positivi. Netta la fermata della produzione industriale, che nello stesso periodo, segna un meno 4,2% , ma anche in questo caso il periodo luglio-settembre fa registrare dati un po’ più confortanti con un -0,6% tendenziale e un +0,2% congiunturale.Scendono i fatturati e crescono le imprese che dichiarano un perdita con gli investimenti in decrescita del 12%. Anche il rapporto con l’estero segnala un forte calo delle esportazioni: nel primo semestre di quest’anno il dato dice -3,3% mentre il Nord Est cresce di poco (0,8%) e l’Italia cala leggermente (-0,4%); scendono in particolare gli affari con il primo partner commerciale delle imprese del Friuli Venezia Giulia gli affari la Germania (-6,8%) , mentre, dopo una forte perdita nei periodi precedenti, è in ripresa l’export verso l’Asia (+9,3%). Anche il mercato del lavoro è in continua difficoltà dove gli occupati (circa 498 mila al primo semestre dell’anno) sono in calo dell’1,6%, il tasso di disoccupazione è al massimo storico (7,8%): per una regione dove si contano 42 mila disoccupati, un dato cresciuto di 15 mila unità nel giro di due anni. Si evidenzia anche la netta contrazione del mercato immobiliare ed il calo di immatricolazioni di autovetture. Le Autostrade venete segnalano un traffico che si riduce in autostrada ed i passeggeri a Ronchi che scendono di numero. Nota preoccupante è la discesa delle presenze turistiche, che sebbene tengano con il turismo estero segnano una forte assenza di movimento soprattutto fra gli italiani. Le banche hanno ancora una volta stretto il cordone del prestito con un -3,3% a settembre, specialmente più accentuato per le imprese rispetto alle famiglie. Con la crisi incombente scendono le erogazioni di mutui casa (-9%), per il netto peggioramento del mercato immobiliare che continua a segnalare la propria crisi. Ovviamente tutti i segni negativi dell’analisi ecoomica regionale portano in aumento a settembre (4,3% contro il 3,1% di giugno) le sofferenze delle imprese e la loro difficoltà nel pagamento delle rate dei prestiti verso le banche. Forse la paura di ulteriori peggioramenti spinge in aumento i depositi delle famiglie anche se il +3,2% di settembre è meno accentuato rispetto al +5,1% di giugno. Aula stracolma di studenti e ottimi spunti conclusivi del prof. Miani per una relazione esauriente e come sempre ben orchestrata dagli analisti della Banca d’Italia.
Carlo Liotti