Far fuori i genitori per vendicarsi di un futuro che da figli non si può godere. Borghesia veneta nel sarcasmo estremo dei #FratelliDallaVia
Marta Dalla Via è un’attrice che da qualche anno ha scoperto il piacere di essere anche autrice dei suoi lavori. Nel 2010 scrive e mette in scena Veneti Fair e nel 2011 insieme al fratello Diego Dalla Via scrive Piccolo Mondo Alpino. Questa loro collaborazione da casuale e affettiva diventa effettiva e voluta: nascono i Fratelli Dalla Via, un’impresa famigliare che costruisce storie. Ve li vogliamo presentare in una serata, con il primo e l’ultimo – in termini temporali – dei loro lavori: Veneti Fair e Mio figlio era come un padre per me, il loro nuovo progetto totalmente pensato con mani e cervelli raddoppiati, vincitore del Premio Scenario 2013. Veneti Fair
“Il 23 ottobre 1997 go ciapà un treno e son partìa” Io non ho paura della città. Ho paura del piccolo villaggio di provincia. Ho paura del paesello, dove la gente si trova al bar, dove si muore di Biancosarti, dove tutti ti somigliano perché sono tutti tuoi parenti, dove “quelo là non ga voja de lavorare”, dove si fanno le cose “di una volta” “come una volta”. Dove “Che bravo quelo saluda sempre” e poi è Pietro Maso o Felice Maniero. Con questo sguardo spaesato ho provato a raccontare il mio ambiguo rapporto con il Veneto e i suoi abitanti, ne è uscita una giostra di personaggi grotteschi che con lucida follia provano a rispondere ad esplosivi quesiti: il nord è così diverso dal sud? Forse al nord non si evadono le tasse? Forse al nord non ci sono “amici” o parenti pronti a dare una spintarella? Forse al nord non si paga il pizzo? Non si lavora in nero? Non ci sono furti o delitti? Veneti Fair e la storia di una separazione e mentre la racconto mi scappa da ridere.
Marta Dalla Via
Mio figlio era come un padre per me
Il modo migliore per uccidere un genitore è ammazzargli i figli e lasciarlo poi morire di crepacuore: era il nostro piano perfetto ma papà e mamma ci hanno preceduto e si sono suicidati per primi. Ora ci tocca di seppellirli. Ora ci tocca di vestirli. Ora ci tocca rispettare le ultime volontà di due cadaveri. Hanno vinto loro, di nuovo. I morti sono i padroni di questa epoca. Quanto dura un’epoca ai tempi della polenta istantanea? Un anno, un mese, forse meno. Quella che raccontiamo dura 24 ore ed è fatta di euforia e depressione, di businnes class e low cost, di obesi e denutriti, nello stesso corpo. I protagonisti sono simbolo di una popolazione intera che soffre di ansia da prestazione. Il benessere li condanna alla competizione ma il traguardo gli viene sottratto. Il traguardo è diventato una barriera. Generazionale. Sociale.
Culturale. Per costruire un futuro all’altezza di questo nome, bisognerebbe vomitare il proprio passato. Siamo nati per riscrivere le nostre ultime volontà. Noi, in fondo, viviamo per questo: per arrivare primi, e negare di aver vinto.
Fratelli Dalla Via