In scena a Udine al Teatro Nuovo fino a giovedì 13 marzo, La coscienza di Zeno, must della letteratura italiana di Italo Svevo nell’adattamento teatrale di Tullio Kezich e sotto la regia di Maurizio Scaparro. Protagonista assoluto è Giuseppe Pambieri che veste magistralmente i panni di Zeno Cosini impersonandone alla perfezione debolezze e insicurezze. Cosini è un commerciante triestino che non ha la necessità di essere abile negli affari perché ricco di famiglia, può vivere di rendita e può dedicarsi ad opere di bene.
La scena si apre nello studio di uno psicanalista a cui Cosini si rivolge per avere risposte alla malattia che lo affligge che nessun altro collega ha saputo curare. Perché la sua malattia non è tanto fisica – in realtà lui è un ipocondriaco – è invece nella sua mente, è la vita stessa ad essere la malattia che lo tormenta. Disteso sul lettino inizia a ripercorrere i momenti salienti del suo passato, la morte del padre, l’amore non ricambiato per una ragazza e il matrimonio di ripiego con una sorella di lei, il rapporto conflittuale con il cognato che morirà suicida, la relazione extraconiugale con Carla. Zeno si sente fuori posto, è inadeguato ad una società in continua evoluzione e in un momento di grandi cambiamenti: siamo alle soglie della prima guerra mondiale. Ha alcune armi, però che giocano a suo vantaggio: grazie all’ironia e al distacco che lo contraddistinguono riesce a crearsi una sua filosofia di vita che definisce “né bella né brutta ma originale” e che lo aiuterà a barcamenarsi.
Proprio le insicurezze, i difetti, le timidezze diventeranno l’arma vincente di Zeno, uomo qualunque e molto normale così attuale anche ai nostri giorni. La Trieste dei primi del Novecento rivive nelle bellissime scenografie di Lorenzo Cutuli, nelle grandi vetrate, negli eleganti salotti, nei bar del centro e in qualche scorcio del mare in cui si muovono gli attori, bravi, che coadiuvano Pambieri. Piacevole la colonna sonora curata da Giancarlo Chiaramello che valorizza le atmosfere.
Maria Teresa Ruotolo