“L’uomo che scoprì la Shoah e tentò di avvertire il mondo”. Così viene descritto Jan Karski, l’uomo che si intrufolò nel ghetto di Varsavia e nel campo di transito di Izbica per raccontare poi la verità sullo sterminio degli ebrei. Sarà proprio Karski al centro di un appuntamento organizzato dalla biblioteca comunale per giovedì 10 aprile alle 18 nella sede della “Joppi” in Riva Bartolini. Molti gli ospiti invitati all’incontro, da Ewa Wierzyńskam del Museo della Storia della Polonia, al giornalista e saggista Konstanty Gebert, da Mauro Tabor della Comunità ebraica regionale a Luca Bernardini dell’ Università di Milano nonché curatore e traduttore del libro di Karski pubblicato da Adelphi, fino a Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso, autori del fumetto edito da Rizzoli “Jan Karski, l’uomo che scoprì l’Olocausto”. L’iniziativa è stata organizzata in collaborazione con l’Istituto Polacco di Roma, il Consolato Generale della Repubblica di Polonia a Milano, il Muzeum Historii Polski e l’Associazione Polonik. Ma chi era Jan Karski? Nato nel 1914 a Łódź, in Polonia, crebbe in una famiglia di tradizione cattolica, anche se tra i suoi coetanei ebbe diversi amici ebrei. Scoppiata la Seconda Guerra Mondiale, venne prima catturato dai sovietici e poi sfuggì ai nazisti e nel 1942 entrò fortunosamente due volte nel ghetto di Varsavia e successivamente, indossando la divisa di un guardiano, entrò anche nel campo di transito per gli ebrei di Izbica, l’ultima tappa prima del campo di sterminio a Bełżec. Rischiando la vita aveva deciso di conoscere la verità sullo sterminio degli ebrei e di descriverla in un rapporto per i Grandi del suo tempo, accompagnato dalla richiesta di aiuto ai governi inglese e americano. Dopo la guerra emigrò negli Stati Uniti e si dedicò a un’intensa attività di scrittore e saggista sia sul tema della Shoah, sia sui grandi problemi della politica e del diritto internazionale. Nel 1982 Karski venne insignito della medaglia di “Giusto tra le nazioni” e nel 1994 ricevette la cittadinanza onoraria di Israele. Nello stesso anno, negli Stati Uniti uscì il libro “Karski. L’uomo che volle fermare l’Olocausto”. Nel 1995 Jan Karski venne insignito con “L’ordine dell’Aquila Bianca”, la massima onorificenza polacca. Gli fu conferita anche la laurea honoris causa da parte di otto università americane e polacche. Il settimanale americano “Newsweek” lo dichiarò uno dei personaggi più eminenti del Novecento e definì la sua missione di guerra una delle pietre miliari morali per la civilizzazione dello scorso secolo. Karski morì il 13 luglio del 2000 a Washington.