E’ calato il sipario sulla stagione 32 di Teatro Contatto che, per il suo “ultimo atto” ha portato in scena M.E.D.E.A Big Oil, la pièce del collettivo Internoenki vincitrice del Premio Ustica 2013. In linea con tutto il percorso “Differenze” anche questo è uno spettacolo di denuncia, la storia di una terra e della sua gente tradite dalla speranza di sviluppo e progresso. Un’altra storia italiana da raccontare, una storia di speranze disilluse e di forti contraddizioni. M.E.D.E.A Big Oil parla della Basilicata, regione tra terra e mare, la cui storia “inizia con il sole e finisce con il cane a sei zampe”. Non a caso, M.E.D.E.A è il nome di un master organizzato dall’Eni. Perchè quella terra è ricca di petrolio ma le estrazioni la hanno lasciata la regione più povera d’Italia.
Una speranza di lavoro e di sviluppo fallita, l’unico risultato tangibile è la rottura dell’equilibrio della natura che si ribella perchè violata e devastata e le conseguenti morti per malattie incurabili. Così come nell’opera di Euripide Medea si oppone al tradimento di Giasone che si è invaghito di Creusa uccidendo i figli, qui l’innamoramento è per il successo econimico per lo sviluppo ed è la terra che uccide i suoi figli.
Tutto questo va in scena nel buio, nel nero, solo a tratti un fascio di luce rischiara gli attori. Fascio di luce talvolta rosso come il sangue come il pomodoro “pummo’duro” di cui la regione è ricca. Canti popolari, invocazioni e lamenti tipici delle regioni del sud sono scanditi dal tamburello, memoria e denuncia (la regista e attice sulla scena Terry Paternoster è lucana) si compenetrano in questa “opera teatrale buffonesca in sette deliri e ventuno quadri” molto intensa. Fanno da corollario le voci del gruppo che mormora, che parla senza trovare soluzioni, che si vende senza guardare oltre, senza opporsi, senza capacità critica. Spettacolo intenso come lo è stata tutta la stagione di Teatro Contatto.
Maria Teresa Ruotolo