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Giovanni da Udine, un teatro in continua crescita

Quando scrivo del Teatro Nuovo Giovanni da Udine avverto sempre il rischio di scadere nella piaggeria o nell’eccesso, di abusare del superlativo o di abbandonarmi ad un’aggettivazione che travalichi i limiti della credibilità. Tuttavia, numeri alla mano (e tralasciando i meriti artistici che ben poco hanno del teatro di provincia), ci si accorge che la realtà udinese è stupefacente e, cosa ancor più impressionante, in continua crescita. Aumentano gli abbonati, aumentano le presenze in sala, aumenta l’offerta del teatro. Tutto qui. A dirsi parrebbe facilissimo.

Analizzando la sola stagione di musica e danza ci troviamo di fronte a questi risultati: una media di 1210 presenze su 1236 posti disponibili per i concerti in cartellone; vanno alla grande l’operetta, la lirica, la prosa, solamente la stagione di crossover ha segnato una leggera flessione. Non sorprende in fondo che un teatro che nelle ultime stagioni ha portato sul palco artisti del calibro di Pappano, Salonen, Maazel, Barenboim, Temirkanov, Mehta, Dudamel, Valchua, Dudamel, Bolton, Shao-Chia Lü, solo per citarne alcuni, con orchestre di spessore internazionale, raccolga una risposta tanto positiva. Merito senz’altro del sovrintendente Marco Feruglio ma anche di un gruppo di lavoro coeso e capace. E la stagione non è ancora finita.

Il 12 maggio la Cajkovskij Symphony Orchestra guidata da Vladimir Fedoseyev porterà al GdU Rachmaninov (seconda sinfonia) e Cajkovskij con una suite dallo Schiaccianoci curata dal direttore stesso. Poi ancora musica con l’Orkester Slovenske Filharmonije diretta dal bravo Emmanuel Villaume, maestro dalla carriera tutt’altro che secondaria, basti pensare alle incisioni targate Deutsche Grammophon (quelle con le dive Netrebko-Garanca hanno venduto parecchio) o alla recente inaugurazione della stagione veneziana con l’Africaine di Meyerbeer. Al suo fianco il soprano Sabina Cvilak per un programma quasi interamente straussiano (parliamo di Richard) con uno sprazzo di Wagner: l’idillio di Siegfried.

Chiuderà la stagione del teatro la lirica con un ulteriore omaggio, in leggero ritardo, al bicentenario verdiano. Il 6 giugno infatti arriverà dal Verdi di Trieste la Traviata di Brockhaus, nota presso i melomani più osservanti come “la Traviata degli specchi”, con una protagonista niente male: quell’Ekaterina Bakanova che ha debuttato la parte lo scorso anno alla Fenice di Venezia lasciando, almeno in chi vi scrive, ottime impressioni.
Ancora nessuna anticipazione per la stagione che verrà se non la promessa, cui non fatichiamo a credere, che si tratterà di una grande stagione. Ci fidiamo.

Paolo Locatelli
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About Paolo Locatelli

Giornalista e critico musicale.

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