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SIRIA: LA LIBERTÁ COSTA CARA

É importante che la scuola apra gli occhi ai ragazzi d’oggi e insegni loro com’é il mondo al di fuori delle proprie convinzioni e sicurezze. A tale proposito alcune scuole di Udine, l’istituto ‘Arturo
Malignani’ e l’istituto ‘Cecilia Deganutti’, si sono mobilitate per avere l’occasione di ascoltare le testimonianze di attivisti siriani dell’associazione Siria libera e democratica con sede a Roma e della psicologa Simona Fila, che hanno esposto a dei giovani, molto interessati, i problemi che ad oggi vivono i siriani.  Iniziamo col dire che a noi occidentali arrivano notizie parziali o distorte sulla reale e drammatica situazione che da tre anni sconvolge la Siria. La rivoluzione dei civili contro il regime non é solo una guerra fisica che si consuma nelle strade ma é anche una guerra digitale: é proprio dal web, infatti, che giungono fino a noi erronee notizie, spesso propagate dal così chiamato “esercito siriano elettronico” pro regime. Questo ci fa capire che le notizie sono controllate e che la SiriaSIRIA2
é un paese privo di ogni libertà, sopratutto per quanto riguarda la politica.  Gli ospiti siriani hanno esposto ai ragazzi realtà raccapriccianti, parlando sopratutto delle condizioni dei civili e riportando esperienze vissute in prima persona. Le famiglie, spesso numerose, sono costrette a vivere nei bunker, nella paura onnipresente di essere bombardati e non sono neanche liberi di comprare una pagnotta. La distruzione e la povertà regnano su un paese ormai allo stremo delle forze.  Gli ospedali sono il target preferito dai militari. Scarsi o nulli sono i rifornimenti di medicine e la misera assistenza donata ai civili é per mano e cuore di medici che mettono a repentaglio la loro stessa vita per salvare quella degli altri. Sono costretti a organizzare degli ospedali da campo nascosti, cercando di creare meno movimento possibile. A coloro che vengono colti a compiere atti contro il regime, spetta la morte, dopo aver subito torture o stupri. Esistono 31 differenti modi di torturare un
prigioniero. Ai ragazzi attoniti delle scuole udinesi ne sono stati raccontati alcuni che fanno venire i brividi. La tortura finisce solo quando il prigioniero riconosce che il presidente é il suo Dio. Per non
subire tutto questo, molti preferirebbero la morte.  A colpire maggiormente l’animo degli studenti é stata la situazione vissuta dai loro coetanei siriani: ragazzi che, come loro, la mattina si
SIRIA1svegliano per andare a scuola, senza sapere però se torneranno a casa. Questo avviene sopratutto a causa dei bombardamenti. Le scuole infatti sono uno dei maggiori bersagli giornalieri. Il motivo principale é il voler umiliare, uccidere per creare terrore, eliminare i giovani per bloccare il futuro. Da più di tre anni ormai non esistono più vere e proprie scuole e i bambini non sanno scrivere il proprio nome, ma sanno comporre e scomporre un arma. “La mattina noi andiamo a scuola,gli aerei passano sulla nostra testa e non sappiamo quando moriremo” , queste sono le parole di una bambina di soli otto anni di nome Zaynab. A parlare sono anche i numeri: circa 200 mila morti, 200/300 mila dispersi, saranno  morti? Arrestati? Metà della popolazione non ha più una casa a
causa dei bombardamenti, come se 8 tra i comuni più abitati d’Italia fossero distrutti, 10 milioni di sfollati sotto la soglia di sopravvivenza. (Dati UNHCR). Questo incontro ha voluto lasciare degli interrogativi nelle menti dei giovani: perché il mondo si gira dall’altra parte, non sono forse esseri umani anche loro? Questa strage di innocenti deve finire e parlarne sopratutto con le nuove generazioni é un primo passo.  La Siria non é lontana. Nessun posto al mondo lo é.

MAYA AGOSTINO

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