Il giardino di via Mascagni (sotto le vie Paisiello, Puccini, Cherubini e vicino a via Catalani, in pieno contesto e sintonia musicale) è stato dedicato alla memoria della cantante lirica triestina Fedora Barbieri, di cui ricorre proprio oggi l’anniversario della nascita (Trieste, 4 giugno 1920 – Firenze, 4 marzo 2003). Alla cerimonia sono intervenuti tra gli altri il vicesindaco Fabiana Martini, il figlio della Barbieri, Ugo Barlozzetti,il vicepresidente della Provincia Igor Dolenc, il soprintendente del Teatro Verdi Claudio Orazi, nonché Vincenzo Bisogni e Liliana Ulessi , che hanno ricordato la figura di “Fedora” dal punto di vista umano e artistico. L’intitolazione di questo giardino a Fedora Barbieri -ha detto il vicesindaco Fabiana Martini- vuole essere un segno di riconoscenza verso “una figura cara e importante per la nostra città”. Fedora Barbieri ha lasciato all’umanità il patrimonio universale delle sue registrazioni. Ma alla “sua” Trieste lascia anche una testimonianza concreta e preziosa, quella della sua vita di donna e di artista. Nel marzo del 2001, aveva donato al Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” il costume di Dalila, da lei indossato in occasione delle recite del Sansone e Dalila dirette da Victor de Sabata al Teatro alla Scala nel 1950. Al dono di questo primo costume, si è aggiunta nel 2002 la donazione dell’intera collezione personale dell’artista. Alla scomparsa della Barbieri, sono stati quindi i figli Ugo e Franco Barlozzetti a legare in maniera ancor più indissolubile la memoria dell’Artista alla città di Trieste attraverso la donazione dell’Archivio Fedora Barbieri, comprendente fotografie, documenti, spartiti, registrazioni, bozzetti, rassegna stampa, manifesti, programmi di sala, libretti, volumi ed oggetti. Dopo quello dedicato poco tempo ha a Marisa Madieri -ha ricordato il vicesindaco Fabiana Martini- “anche questo giardino, luogo d’incontro tra generazioni, viene intitolato ad una donna, cercando di colmare un gap, che vede a Trieste (ma si potrebbe dire altrettanto per molte altre città) solo il 2% di dediche al femminile, perché la storia è fatta anche dalle donne e non solo dagli uomini”. Un particolare grazie alla città e alla sensibilità dei triestini è stato espresso da Ugo Barlozzetti, mentre il soprintendente Claudio Orazi ha ricordato la valenza di un’artista, espressione della grande civiltà italiana del canto nel mondo. Dopo le parole di omaggio del vicepresidente Igor Dolenc, l’opera e il talento della Barbieri sono stati quindi approfonditi da Vincenzo Bisogni e Liliana Ulessi, che da amica ha ricordato anche la donna, la sua umanità e alcuni aspetti meno noti. Un intermezzo musicale a cura del Conservatorio “Tartini” di Trieste, con l’esibizione del fisarmonicista Boban Efremovski, ha concluso la semplice e partecipata cerimonia. Sempre oggi pomeriggio, alle 17.30, al Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, a Palazzo Gopcevich (via Rossini 4), la grande mezzosoprano sarà ricordata in parole, immagini e ascolti. Interverranno all’incontro il vicesindaco Fabiana Martini, il direttore dei Civici Musei, Maria Masau Dan, il conservatore del Museo Schmidl, Stefano Bianchi, il figlio della cantante, Ugo Barlozzetti, nonché Liliana Ulessi, Vincenzo Bisogni e la registra Marisandra Calacione. Nata a Trieste il 4 giugno del 1920, Fedora Barbieri inizia gli studi di canto nella sua città natale sotto la guida di Luigi Toffolo. Debutta al Teatro Comunale di Firenze il 4 novembre del 1940, interpretando il ruolo di Fidalma nel Matrimonio Segreto di Cimarosa. La sera successiva, subentrando all’ultimo momento a Gianna Pederzini, veste per la prima volta in palcoscenico i panni di Azucena nel Trovatore. È un duplice trionfo, che apre alla Barbieri le porte dei più prestigiosi teatri d’Italia e del mondo. Il debutto alla Scala è del 1942, nella Nona di Beethoven, sotto la direzione di un altro “grande” triestino: Victor de Sabata. Ma Fedora Barbieri amava ricordare anche il suo debutto triestino, prima che si aprissero per lei le porte dei templi della lirica. «Il maestro Toffolo – narrava lei stessa – in qualità di direttore della Cappella Civica, mi invitò a cantare alcune arie in Cattedrale per i riti solenni del maggio dedicati alla Madonna. Era il ’39. Nella chiesa regna il silenzio assoluto, non si ricevono applausi, i musicisti sono invisibili, ma la suggestione di quel momento è ancora viva, e risento l’eco delle mie arie: una bellissima melodia di Stradella, il “Pietà, Signor” di Verdi e l’Ave Maria di Schubert. Non dovette andare poi tanto male, se fui invitata a ripetere l’esperienza l’anno successivo, maggio ’40. In giugno facevo le valigie per Firenze, ma mi piace credere che è stato il santo patrono di Trieste a darmi il viatico, a impartirmi la benedizione».
I decenni successivi sono contrappuntati da ricorrenti apparizioni sui maggiori palcoscenici del mondo, con direttori del calibro di Arturo Toscanini, Wilhelm Furtwaengler, Victor de Sabata e Herbert von Karajan. Restano scolpite nella storia della musica e del teatro musicale le sue interpretazioni di Azucena nel Trovatore, di Amneris nell’Aida e di Mrs. Quickley nel Falstaff. Nel 1990 Fedora Barbieri festeggia i cinquant’anni di carriera debuttando nel ruolo di Mamma Lucia nell’allestimento di Cavalleria Rusticana prodotto dal Comitato Estate di Livorno per il centenario dell’opera. L’anno successivo, all’età di settantun’anni, un nuovo ‘debutto’: nelle vesti di regista, affiancata dal figlio Franco Barlozzetti, per una nuova Cavalleria Rusticana in scena al Teatro dell’Opera di Lodz, in Polonia. Nel corso della sua carriera artistica Fedora Barbieri ha dato voce e sembianze ad oltre cento personaggi, non soltanto sui palcoscenici di tutto il mondo, ma anche nei film-opera Rigoletto con la regia di Jean-Pierre Ponnelle e Cavalleria Rusticana con la regia di Franco Zeffirelli. Insignita dell’onorificenza di Cavaliere della Gran Croce dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, nell’anno 2000 Fedora Barbieri, ottantenne, festeggia i sessant’anni di carriera. Al Maggio Musicale Fiorentino veste ancora una volta i panni di Mamma Lucia nella Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni. Qualche settimana più tardi, a Trieste, nel corso di una cerimonia nell’Aula del Consiglio Comunale, riceve il Premio “San Giusto d’oro”, riconoscimento attribuito dai cronisti giuliani “ad una delle più grandi voci della lirica del Novecento”. Si spegne a Firenze il 4 marzo 2003.