Appena aver lasciato questa meravigliosa Regione,corrispondente al tacco dello stivale della Penisola Italiana,mi è salito in gola un certo magone.La Calabria è una terra densa di emozioni e da troppo tempo protagonista per lo piu’ di episodi riguardanti la cronaca nera e la malavita locale.Ma per ammirarla bisognerebbe buttarsi a capofitto nelle sue innumerevoli bellezze paesaggistiche e culturali,contorniate dalle numerose contraddizioni che da sempre la contraddistinguono.Vario è il suo territorio,che si affaccia sia sul Tirreno che sullo Jonio,denso di boschi,fiumi e torrenti,sovrastate dalle 3 maestose catene Montuose del Pollino,della Sila e dell’Aspromonte fra i quali si insinuano quasi a dividerli,la piana del Crati,l’istmo di Catanzaro e la Piana di Gioia Tauro.Ancora piu’ varia è la sua popolazione che in certe località sia alle falde del Pollino che della Sila parlano Arbreshe,l’antica lingua parlata in Albania alla fine del 1400,quando la popolazione si rifuggio’ su questi monti per sfuggire alla dominazione Turca vanamente contrastata dal loro eroe Georghe Castriota Skanderbeu.Ancora piu’antica è la migrazione degli antichi Greci:infatti nel VII secolo A.C. essi trovarono terreno fertile per fondare Poleis(città) fiorenti come l’atletica Kroton/Crotone(della quale si può ammirare la zona archeologica di punta Colonna), Sibari famosa per la vita mondana,le potenti Locri Epizefiri e Reghion/Reggio Calabria(nella quale i suntuosi bronzi di Riace ne sono il simbolo).Nel tratto di costa che suddivide le due ultime città è parlato ancora un dialetto misto di greco antico,e alle falde del massiccio dell’Aspromonte quasi come in una mano che domina lo Jonio svetta la cittadina di Pentedattilo(dal greco :5 dita).Si narra che i cittadini delle Poleis costiere schernivano,la popolazione dell’interno,i Brutii,adoratori del vitello,da qui il termine Vitelia quindi Italia,riferito in un primo momento solo alla Calabria.Quando cadde la dominazione romana(a proposito si dice che il Re Visigoto Alarico dopo il suo celebre sacco di Roma del 410 D.C si spense proprio a Cosenza già capitale del regno dei Brutii) che a sua volta aveva spezzato quella dei Greci,gli eredi di questi ultimi,i Bizantini lottarono per rivendicare il carattere ellenico di questa terra,fondando suggestivi monsateri di rito greco-ortodosso situati per la maggior parte attorno a Serra S.Bruno che domina l’altrettanto suggestiva penisola di capo Vaticano. Essi fondarono cittadelle come Le Castella di Capo Rizzuto e Santa Severina che si trasformarono in fortezze durante la dominazione normanna prima e angioina poi,alle quali si aggiunsero le altrettanto poderose fortezze di Capo Bonifati e Scilla.(dove è famosa la leggenda della bella donna col corpo di pesce che ammaliò Ulisse ramingo per i mari) Con la dominazione,Spagnola e Borbonica la situazione delle Calabrie(Calabria Ulteriore con capoluogo Cosenza e Calabria Citeriore II con capoluogo Catanzaro e Citeriore I con capoluogo Reggio)si stabilizzo’ sotto la varie signorie:i Ruffo e i Carafa in primis.Anche se,peraltro, non mancarono qualche episodio culminante come sporadiche rivolte di briganti o la fucilazione di Gioacchino Murat avvenuta a Pizzo nel 1815,l’antica terra dei vitelli cadde in un torpore.Durante l’epoca sabauda e il ventennio fascista fu usata come luogo di confino per prigionieri politici e delinquenti comuni,non bisogna dimenticare infatti il campo-ghetto di Ferramonti di Tarsia,il piu’ grande costruito dal governo di Mussolini durante il periodo buio delle leggi razziali in Italia e liberato dalle truppe Alleate nel 1943.Ad oggi il torpore di questa emozionante quanto affascinate Regione continua anche se c’è talvolta qualche segno di risveglio; i signori del medioevo sono stati sostituiti da altri signori non meno potenti ma purtroppo pericolosi.E’ mio sincero augurio che nessuno ignorasse questo territorio magico e ricco di storia e di risorse di tutti i tipi non dimenticando,altresì, che il termine che indica la nostra Patria deriva proprio da qui.
Andrea F.