Giovedì 23 ottobre, alle 18.30, alla Sala Comunale d’Arte di Piazza dell’Unità d’Italia, 4 a Trieste, s’inaugura la mostra “Mythos & Miti” personale di Giuliana Martinz, con intervento critico di Franco Rosso & Deziderij Švara. La mostra resterà aperta al pubblico fino al 12 novembre, con orario feriale e festivo 10.00-13.00 e 17.00-20.00.
“Giuliana Martinz intitola Mithos & Miti un ciclo di opere realizzate guardando alle origini della antica cultura mediterranea – scrive Franco Rosso – , in particolare a quella ellenica, greca ed egizia. Ma la Martinz dipinge all’ombra protettiva di Baudelaire che ricordava come l’uomo attraversa “foreste di simboli/che l’osservano con sguardi a lui noti”, facendo proprio anche il convincimento di Guénon, secondo il quale i simboli sono il mezzo più adeguato per l’insegnamento delle verità d’ordine superiore.
Nasce così questo ciclo di quadri realizzati spesso con una pittura materica, dove il simbolismo astratto si alterna ritmicamente per proporre al fruitore la possibilità di scomporre e ricomporre le forme immergendosi in una vibrazione coloristica, evocando la visione di un tempo remoto dove gli elementi coesistevano armonicamente, coniugando geometria e simbolismo, mentre la materia racchiude il simbolo e il mito in una sintesi alchemica con una geometria animata che si alimenta nella memoria antropologica. L’artista ci ricorda che i simboli, i miti (la stessa interpretazione e spiegazione della realtà attraverso di essi) sono giunti fino a noi, nella civiltà contemporanea tanto razionalistica e spesso tanto poco ragionevole alle velate verità espresse dai simboli, per farci prendere coscienza che nel terzo millennio possiamo ritrovare con emozione nuova gli echi e gli sguardi degli antichi miti, mentre la mitologia ridiventa rappresentazione fantastica della realtà, espressione spontanea delle esperienze di una vita autentica, naturale e primitiva.
Come lo fu già per gli artisti della Mesopotamia, anche per la Martinz i segni non sono copia fedele del reale e a volte sembrano prescinderne completamente per attingere ad altre fonti di ispirazione: e come la letteratura può non voler rappresentare l’esistente, così per la Martinz l’arte non è imitazione del visibile, bensì arte mimetica, che mira a esprimere l’ineffabile e le forze in gioco al di là dell’apparente, cogliendo le affinità segrete tra le cose reali e la simbologia dei miti, realizzando l’incantesimo di una visione artistica che appare contemporaneamente modernissima e primitiva”.
Già Platone – conclude Rosso – aveva osservato che il mito sta al logo come l’opinione alla scienza, come l’incertezza del sensibile alla certezza del razionale: Giuliana Martinz ha connesso il valore simbolico dei miti con il valore estetico della contemporaneità.