Il teatro serve anche a insegnarci ad usare l’ironia in situazioni che appaiono difficili, talvolta disperate: ne abbiamo un esempio in Flebowsky – Storie di ordinaria corsia tratto dal libro “Storie di ordinaria corsia” di Fabrizio Blini. Lo spettacolo è ospite della stagione altripercorsi del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia da giovedì 27 a domenica 30 novembre alla Sala Bartoli e riporta a Trieste un grande protagonista, sottile e divertente come Nuicola Pistoia.«Non sono mai stato sano come un pesce, nemmeno un giorno, al massimo mi sono sentito come un bastoncino surgelato» confida il Grande Flebowsky agli spettatori. È così che conosciamo il protagonista dello spettacolo… o meglio la “guida”, che si assume il ruolo – fondamentale ritiene lui – di spiegare il dedalo degli ospedali, di assicurare a tutti una sorta di manuale. E come dargli torto? Basta ascoltarlo un po’ per rendersi conto che negli ospedali è impossibile orientarsi da soli: tutto infatti funziona al contrario. La “camera ardente” è il posto più gelido, al Pronto Soccorso entri velocemente con il “rosso” ma se hai il “verde” sei destinato ad aspettare ed aspettare… e le corsie? Nonostante il nome, guai a corrervi! Così Flebowsky – che sulla scena avrà i modi sornioni di Nicola Pistoia, diretto da Gigi Piola – darà una mano ad affrontare le tante, quotidiane storie “di ordinaria corsia”… Storie popolate da primari-star, medici-eroi, dalla familiarità di infermieri e paramedici, ma osservate per una volta dal punto di vista disagiato, spaesato, spesso esilarante del paziente. Una persona che a– pur di risolvere la propria malattia – si trova ridotto a “numero” dalla burocrazia ospedaliera, come se non bastasse già l’aver dovuto rinunciare alla propria casa, ai vestiti, alle piccole comodità, al proprio bagno e al divano, alle fusa del proprio gatto… Di contro, ci si trova – a causa della sovrappopolazione degli ospedali – a partecipare involontariamente a un non previsto ed enorme “pigiama party”! Così è facile che il tragico si rovesci in comico, la risata in lacrime: l’importante – dice Flebowsky – è superare l’esperienza. Ed è meglio se lo si fa attraverso il sorriso, ricordando, anche una volta dimessi e guariti, i valori della condivisione e della tolleranza, ed aiutando innanzitutto con il proprio atteggiamento la “buonasanità”.