L’Assessorato alla cultura in collaborazione con la Casa circondariale di Pordenone e con l’Ambito distrettuale Urbano 6.5, sono i promotori della mostra “La casa in riva al mare” allestita con le immagini fotografiche realizzate dagli ospiti della carcere di Pordenone. E’ il risultato del corso di fotografia tenuto da Giancarlo Rupolo dal 17 giugno al 14 luglio all’interno della struttura stessa. Il corso iniziato con la spiegazione delle varie funzioni della macchina fotografica e del suo uso a seconda delle esigenze del momento, si è perfezionato illustrando l’importanza della luce e delle inquadrature, per poi proseguire con la valutazione critica delle composizioni fotografiche. Maggior importanza però è stata attribuita alla spontaneità di ripresa e alla manifestazione della propria personalità, in modo da indurre a protendersi verso una distanza mentale per consentire di vivere con un po’ più di serenità lo spazio della prigione. “E’ particolarmente significativo questo aspetto – chiosa l’assessore alla cultura Claudio Cattaruzza”- mettere al centro l’uomo, che si confronta tra l’assunzione nel presente delle proprie responsabilità e la proiezione verso le future aspirazioni. Il corso è stato frequentato da 16 ospiti provenienti da varie nazioni; Italia, Albania, Ungheria, Tunisia, Romania con precedenti esperienze fotografiche e naturalmente culturali. Gli incontri e le esercitazioni si sono svolti nella cappella del carcere e nella sala polifunzionale, dipinta con scene di vita comune eseguite dagli ospiti sotto la guida di Vico Calabrò e spunto per interpretare fotograficamente la loro condizione di vita.. “Con soddisfazione – commenta il direttore Alberto Quagliotto – registro che nel fitto e ricco panorama delle manifestazioni culturali pordenonesi, sia stata inserita questa mostra dedicata alle espressioni artistiche delle persone detenute al Castello. Soddisfazione che è tanto più forte, in quanto posta sotto l’egida del Comune, in particolare dell’assessorato alla Cultura con il sostegno dell’Ambito Urbano 6.5. Nei mesi estivi, quelli in cui le ordinarie attività penitenziarie rallentano o sono sospese, si sono tenuti, da docenti di provata competenza, alcuni corsi, indirizzati a far esprimere il lato più umano e creativo della persona, ovverosia quello artistico. Il docente di fotografia – prosegue il direttore del carcere – nel presentare il piano del corso alla Direzione aveva giustamente premesso come suo obiettivo fosse quello di insegnare sì delle tecniche, ma che non fossero fini a se stesse, bensì strumentali all’estrinsecazione della personalità di ognuno. I risultati hanno premiato, e finanche oltrepassato l’intenzione. Attraverso gli scatti della macchina, i detenuti hanno ripreso se stessi, gli ambienti in cui sono ristretti, e gli squarci esterni che sono consentiti alla vista, con la logica di chi vuol esprimere un messaggio alla parte più nascosta della propria personalità: quella parte che era stata sopita, perché travolta dalla vicende personali e giudiziarie che hanno portato alla detenzione. Consegnandosi all’occhio della macchina che, attraverso la luce ferma colori, attimi, persone e cose, gli autori si mettono davanti ad un intimo specchio, che riflette un’immagine simbolica di se stessi, piena di memorie sul passato costellato di azioni che si potevano non fare e sono state fatte; oppressa dalle domande sull’attualità, che si consuma in pochi metri; gravida di interrogativi sul futuro, che pretenderà un impegno che, solo riprendendo i lati più autentici della personalità, potrà essere affrontato adeguatamente.
La mostra sarà aperta dal 12 dicembre al 12 gennaio 2015 al Museo di Storia naturale S Zenari in Via della Motta a Pordenone.
Aperta da martedì. a sabato dalle 15.30 alle 19.30 e domenica 10-13 / 15.30-19.30