Giovedì 15 gennaio 2015
“Spring Awakening”
Da “Risveglio di primavera”
Di Frank Wedekind
Teatro Giovanni da Udine.
“Ho dimenticato il caffè!” Troppa fretta ieri sera, col timore di essere in ritardo, e quindi la mia tazzina di conforto è stata penalizzata. Nel dubbio che lo spettacolo possa essere un tantino sotto le aspettative un sostegno di caffeina per me è fondamentale, ed è anche importante trovare parcheggio! Bè ieri sera al Teatrone c’era ancora tanto posto (peccato per chi si è lasciato sfuggire l’occasione di vedere un “signor musical ” con tutti i crismi) e del caffè non ne ho proprio sentito la mancanza.
Premetto che non sono una fanatica del genere, ma ciò che più mi attirava della locandina era il successo che “Spring Awakening ” ottenne a Broadway nel 2007 , in oltre la presenza “live” di un genere musicale che non ti aspetti in questo caso, aumentava la mia curiosità.
E’ stata una vera sorpresa. Innanzitutto perchè non si può raccontare una vera e propria trama e si affronta una tematica decisamente innovativa per uno spettacolo.
Si tratta più che altro di mettere sul palco un insieme dei momenti della crescita sia fisica che morale che sessuale di un gruppo di ragazzi che vivono i travagli della loro adolescenza tra scuola, genitori, educatori, compagni di classe, cultura, religione e società. Momenti fondamentali per la formazione di un essere umano in crescita, pieno di dubbi, di paure e di insicurezze; anni in cui si mettono le fondamenta per la costruzione di una persona completa e consapevole dove però si lotta contro i muri del conformismo sociale e le ipocrisie del mondo dei “grandi”. L’autore ci offre molti spunti ancora: sul coraggio delle proprie idee, sulla forza dell’incoscienza dei ragazzi, sulla lotta per sopraffare quei pochi che se troppo innovativi deviano la strada della massa, sull’inutile senso del pudore di fronte ai temi della vita sessuale e di coppia e come quesito finale perchè da adulti resettiamo tutti i tormenti della crescita visto che essa è stata un comune passaggio obbligato?
Bè a questo punto mi capite che solo il rock poteva dar fiato alla protesta delle nuove generazioni, il rock che da quando è nato è stato sempre la voce delle sfide dei cambiamenti giovanili, e così il gruppo che sul palco suona dal vivo dà un input graffiante a tutta la vicenda in scena (orchestra SUPER) .
Ma nel musical si canta e si balla, eccome se si canta! Gruppo di giovani attori (supportato da due adulti “versatilissimi” nei vari ruoli) strepitoso: voci grintosissime, presenza scenica, vivacità e spontaneità. Tutti creano e trasformano la scena, vivono la storia con intensità, caricano i propri personaggi di quella giusta irruenza che muove gli adolescenti affamati di crescere e vivere. Ottime voci, bellissimi brani, quasi da cantare in coro come ad un concerto ritmando con il battito delle mani, giusta la scelta di aiutare la comprensione dei testi con una maxi lavagna scolastica, collocata sul fondale della scena, peraltro scarna ed essenziale, dove compariva la traduzione in italiano dei brani cantati. Purtroppo questa è l’unica pecca perchè in un musical la canzone narra parti essenziali della vicenda e rischiare di non capire bene il significato potrebbe lasciar per strada qualche dettaglio della storia; non tutti sono ferrati con l’inglese e stare a leggere il display con la traduzione sacrifica un po’ l’attenzione della platea rispetto alla performance degli attori. In ogni caso dopo più di due ore di spettacolo si esce carichi di domande, di esperienze e di sensazioni a qualsiasi generazione si appartenga, purchè ci si ricordi che tutti sono stati ragazzi ma non tutti saranno adulti allo stesso modo.
Pensateci e pensatemi Al.Ga.