Uno spettacolo che trasporta gli spettatori in un futuro lontano, in un non luogo devastato dall’impatto di un meteorite. È “Marzo” di Dewey Dell, brillante compagnia cesenate che si è esibita in una produzione del 2013 – coprodotta con diversi festival internazionali di teatro – sabato sera al Palamostre di Udine per Contatto 33.
Uno spettacolo dove a parlare è la danza e gli spettatori sono costretti a farsi trasportare dagli attori nel loro mondo, ampiamente influenzato dall’incontro della compagnia con due artisti del fumetto e del teatro giapponese. Non c’è tempo per pensare: la musica è assordante e i movimenti degli attori sono a volte frenetici, ripetuti, in altri momenti assomigliano a quelli di misteriosi robot. Movenze e scontri che in un gioco di luci e ombre sono proiettati su un telone bianco, unico vezzo della scenografia: nonostante questo il buio rimane per tutto il tempo padrone della scena.
In questo paesaggio lunare il primo a fare capolino è un vecchio e triste samurai, seguito da una ballerina in tuta rosa con casco integrale, poi un ballerino con un casco che sembra avere il becco di un uccello. Compaiono sulla scena tre omini gonfi che nonostante la mole si muovono flessuosamente. Non c’è una trama specifica, anche se il samurai aiutato dai sovratitoli prova a spiegarci qualcosa in più. Assieme al buio regnano desolazione, solitudine, lotta, perfettamente percepiti dal pubblico: gli interpreti mai tolgono le loro maschere e non è possibile osservare i volti, gli sguardi, mai si vede l’uomo protetto sempre dai costumi.
Sarà questo il destino dell’uomo del futuro, celarsi e celare i propri sentimenti dietro una maschera quasi integrale. Chissá, intanto la giovane compagnia composta da Eugenio Resta e Agata, Demetrio e Teodora Castellucci costringe gli spettatori a riflettere.
Maria Teresa Ruotolo