Scegliere, arcano compito che ogni giorno siamo costretti a compiere. Un qualcosa che si ripete senza sosta nella vita, dalle scarpe la mattina fino alla scuola. Già, lei, che già sembra impossibile da definire quando si è in quinta elementare e si fa il salto alle medie. Se poi bisogna scegliere l’Università, allora tutto diventa molto più complicato e mille domande ronzano in testa: sarà la facoltà (ops, dipartimento) giusta? Che lavoro voglio fare un domani? Mi servirà veramente?
Finito da poco lo Salone dello Studente 2015 a Udine, dove l’ateneo cittadino ha proposto i suoi molteplici corsi di laurea agli studenti delle classi quarte e quinte delle superiori di tutta la regione, i dubbi restano ancora. Magari rimpiccioliti, ridotti a due soli dipartimenti mentre prima erano distribuiti su quattro, cinque idee diverse! Perché crescere significa anche fare scelte e la scuola tradizionale non prepara spesso a ciò, lasciando così ai ragazzi una bella gatta da pelare.
L’idea di molti è che continuare gli studi non serva, è meglio finire il liceo o l’istituto professionale e cercare subito un lavoro. E forse è anche una soluzione che molti dovrebbero prendere in considerazione, vista la società odierna sempre più laureanda (o meglio, frequentante l’Università e basta) e meno pratica. Ovviamente la specializzazione è a dir poco essenziale, in qualsiasi settore, ma forse non è da vedere poi cosi male la scelta di chi non vuole andare all’Università. Anche perché loro una scelta l’hanno fatta.
Ecco quindi che torna l’onnipresente peso della decisione. E, anche se non determina la vita o la morte di qualcuno, la scelta del dipartimento è assolutamente importante. Perdere anni inutilmente, sbagliando percorso, è infatti inutile se ci si può informare approfonditamente e se si seguono le proprie passioni. Un compito che non sempre la scuola (superiore) svolge, vuoi per mancanza di tempo o proprio per poco interesse, e questo deve cambiare radicalmente. Altrimenti saremo condannati ad essere cittadini sempre indecisi, e i governi poco “democratici” amano particolarmente risolvere questa mancanza pensandoci loro.
Timothy Dissegna