CIVIDALE – La Grande Guerra, vista dalle donne. Alla tragedia di un conflitto totale e devastante per i luoghi e le persone, vista al femminile la prima Guerra Mondiale presenta un disvalore ‘aggiunto’ di violenza, sopraffazione, sradicamento. «Il prezzo pagato dalle donne è stato altissimo, durante la Grande Guerra», spiega la storica Giulia Sattolo, fra i curatori della mostra multimediale “Frammenti di memorie. Cividale del Friuli e la Società Operaia durante la Prima Guerra Mondiale”, visitabile fino a lunedì 6 aprile a Cividale del Friuli, nella Chiesa di Santa Maria dei Battuti, su ideazione, progetto e realizzazione della Società Operaia di Mutuo Soccorso ed Istruzione di Cividale del Friuli, presieduta da Mauro Pascolini. «Il trauma bellico ha significato lutto, sofferenza ed ansia materna – spiega ancora Sattolo – e ha causato una frattura dell’ordine familiare e sociale. Di fatto, le donne, hanno dovuto accettare responsabilità ed oneri tradizionalmente maschili senza poter scegliere e senza poi ottenere alcun beneficio. La Grande Guerra per le donne ha avuto spesso un risvolto tragico: quello delle violenze subite. La sopraffazione sessuale delle donne, vittime innocenti e indifese, è tuttora un argomento ripugnante e per troppo tempo celato ma su cui è necessario fare chiarezza». Proprio a partire da questi temi, delicati ma importantissimi, SOMSI promuove “La Grande Guerra delle donne”, un incontro in programma nella Giornata della Festa della Donna, domenica 8 marzo. Alle 18, nella Sala degli Stucchi della sede SOMSI a Cividale, l’incontro proietterà nelle atmosfere della Grande Guerra sul confine di Nord-est, vista con gli occhi delle donne. Foto e materiali d’epoca saranno il tramite per questo amarcord doloroso eppure di cruciale importanza, per ritrovare episodi e verità storiche troppo spesso sepolte dalla polvere del tempo, dalla vergogna, dalla paura di ritrovarsi nude e indifese di fronte al racconto delle violenze e degli oltraggi subiti. Il racconto di Giulia Sattolo si intreccerà a letture selezionate dall’attrice Antonella Bukovaz. L’intervento prenderà in esame sia il ruolo delle donne durante la Grande Guerra che le i dossier d’epoca sulle Violenze perpetrate alle donne, con un brano dai Diari di Mons. Liva “Un anno di prigionia. (La vita di un popolo)”, intitolato eloquentemente “La tragedia della buona Albina”.
La denuncia sugli episodi di violenza ai danni delle donne friulane ‘occupate’ nella Grande Guerra, dopo la disfatta di Caporetto, è appuntata nei documenti custoditi nell’Archivio Capitolare di Cividale del Friuli – Parrocchia di Santa Maria Assunta, finora del tutto inediti. Documenti che ripercorrono la violenza arrecata a donne che abitavano in alcune frazioni di Cividale. Nella giornata della donna, domenica 8 marzo, SOMSI li renderà per la prima volta pubblico, attraverso le delicate letture di Antonella Bukovaz: gli episodi sono ripercorsi in uno stile asciutto e stringato, e riuniti anche nei Diari di Mons. Valentino Liva. Nel suo Diario parrocchiale “Anno di prigionia.(La vita di un popolo)”, Mons. Liva racconta “La tragedia della buona Albina”: un episodio che risale all’11 novembre 1917, a Rualis. «Quel giorno due soldati austriaci ubriachi entrarono in casa della famiglia B. chiedendo del vino: poichè sul cartello alla porta i soldati che erano stati lì precedentemente avevano scritto, prendendosi gioco di quelle povere donne, che “si poteva entrare e chiedere vino”. Le donne rispondono che vino non ce n’è, e i soldati sparano ferendo la povera Albina: il proiettile l’aveva trapassata. Usciti dalla casa, i soldati chiudono la porta da fuori, avvolgendo il saliscendi con del filo di ferro. Le donne cercano di uscire e a farlo sarà la sorella di Albina, Teresa, spaccando l’inferriata dalla cantina con il martello. Albina morirà pochi giorni dopo, il 15 novembre, agonizzante in ospedale».
Era possibile entrare nelle case perchè, nei giorni successivi all’occupazione, il comando austro-ungarico aveva dato ordine di non chiudere mai le porte delle case a chiave, pena la fucilazione. Ecco perchè molte violenze furono perpetrate, soprattutto di notte. E le donne venivano abusate anche di fronte ai mariti che precedentemente erano stati legati o picchiati o davanti ai figli. Di questi episodi si tacque per anni, per decenni. Nel corso dell’appuntamento di SOMSI si spiegheranno i dettagli e le ragioni di questi lunghi silenzi sulle gravi violenze dell’occupazione. Ecco ancora tre episodi, dai documenti dell’Archivio Capitolare:
Sanguarzo, la notte del 2 alle ore 11 entrano sei austriaci armati con pugnali: afferrano il marito e lo tengono immobile nella corte. Un graduato entra nella stalla …
Rubignacco, il mattino del 1 novembre alle 6 un austriaco brutale entra in camera, dove era con due bimbi. Con la baionetta sulla donna ammalata. Morsicata, trascinata per la camera … un’ora di sacrificio
Rualis. Il 2/11/1917 alle ore 22.30, essendo tutti a dormire quattro soldati con la rivoltella e la baionetta entrano in camera del padrone chiedendo vino e un cavallo; poi nella camera di C e della sua bimba, il padre sul poggiolo. Due pretendono da essa … M scappa fuori, uno dei due spara un colpo di rivoltella presso la sua tempia. Essa e tutti da basso … Poi essi nella camera di E e della sorella A: stessa tragedia …
Tracce di quegli episodi riecheggiano talvolta sulla stampa dell’epoca: come sul periodico “Il Secolo illustrato” del 15 ottobre 1918, attualmente custodito presso l’Archivio di Stato di Udine. In quel numero è contenuto l’allegato che include una decina di illustrazioni sulla violenza contro le donne da parte degli occupanti. La mostra “Frammenti di memorie” propone alcune di quelle illustrazioni e resta visitabile con ingresso libero da mercoledì a giovedì, dalle 10.00 alle 13.00 e ven/sab/domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 18.00. In occasione dell’incontro dell’8 marzo sarà anche presentato “La finestra sulle Donne”, la nuova pagina web a cura di Eva Monai, realizzata sul sito SOMSI (aggiungere indirizzo web). La “Finestra sulle donne” è cliccabile dal menù principale del sito SOMSI, ed è un progetto digitale interamente dedicato al mondo femminile. Nata per osservare, indagare e comprendere da vicino e dal profondo la cultura e i molteplici saperi delle donne, riferiti in particolare alla realtà locale ma anche alla società multietnica contemporanea, la “Finestra sulle donne” diventerà un vero e proprio laboratorio improntato alla partecipazione, alla libera espressione, alla riformulazione critica e consapevole del nostro stesso ruolo.Ricostruire, a cent’anni dall’entrata dell’Italia nella Grande Guerra, l’Annus Horribilis dell’occupazione austroungarica in Friuli e a Cividale. Con uno sguardo retrospettivo sulla città e i luoghi legati al primo conflitto mondiale sul confine di nord-est, ma anche alla società duramente provata dagli eventi: questo l’obiettivo della mostra allestita da SOMSI nell’ambito del progetto “I luoghi della Guerra visti con gli occhi della Pace“, che, per il sostegno della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia – Assessorato alla Cultura, vede capofila il Comune di Cividale del Friuli e partner la stessa SOMSI. L’allestimento è articolato in cinque sezioni, Territorio e Società cividalese alle soglie della grande guerra; Cividale nei primi anni della guerra (1915-1917); la ferrovia Udine- Cividale- Caporetto, la disfatta di Caporetto e l’anno dell’occupazione austro-ungarica e la profuganza.
INFO www.somsicividale.it / www.cividalegradeguerra.it Infoline: 0432.734116 (Somsi) 0432.710350 (Ufficio Cultura) 0432.710460 ( Informacittà)