Non è più ‘a world apart’, e le sue sorti sono inestricabilmente intrecciate ai destini del mondo. L’Africa cresce, sotto i nostri occhi: cresce il Pil dei suoi Paesi, con un + 5% dell’Africa sub Sahariana nel 2014, crescono gli investimenti nel continente del sottosviluppo (57 miliardi di dollari nel 2014), e intanto cresce il divario fra grandi ricchi e grandi poveri, crescono i conflitti etnici e religiosi, gli attentati e gli sbarchi in Italia e verso l’Europa, cresce l’allarme del mondo che guarda alla Libia.
Indagare il cortocircuito fra la rapida crescita economica e gli alti tassi di povertà all’interno dei Paesi africani – responsabile della fragile tenuta delle democrazie africane – è l’urgenza dei nostri giorni. A questa incandescente attualità l’IRSE Pordenone dedica l’incontro inaugurale dei dialoghi di cultura economica “Squilibri. Globali, europei, locali”, a cura di Laura Zuzzi, articolata riflessione intorno ai temi clou legati all’economia ‘glocal’, globale e locale, del nostro tempo. “Africa: Vecchi e nuovi squilibri. Democrazie incerte. Quale modernizzazione?” è il tema dell’incontro inaugurale, giovedì 12 marzo (ore 15.30, Auditorium del Centro culturale Casa Zanussi di Pordenone). Protagonista sarà lo studioso Arrigo Pallotti, ricercatore di riferimento sulla “questione africana” con i saggi che ha proposto nelle ultime stagioni, da “Alla ricerca della democrazia. L’Africa sub-sahariana tra autoritarismo e sviluppo”, (Rubettino 2013) a “Le parole dello sviluppo. Metodi e politiche della cooperazione internazionale” (Carocci, 2014). «A dispetto della crisi internazionale, nel 2014 l’Africa sub-sahariana ha registrato una crescita economica intorno al 5% – spiega Pallotti – La performance, nonostante alcuni segnali negativi, si prevede sarà ripetuta nel 2015. Tassi di crescita così elevati sono il risultato di molteplici fattori, tra i quali la maggiore stabilità macroeconomica, l’ampliamento dei mercati interni e l’aumento dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali. Il miglioramento degli indicatori economici si è accompagnato a un marcato aumento degli investimenti stranieri, il cui flusso in Africa nel 2014 è stato di circa 57 miliardi di dollari. Da tempo, a investire nei Paesi africani non sono più solo i Paesi industrializzati, ma sempre di più le nuove potenze emergenti, come Cina, India, Brasile, alla ricerca di materie prime e di mercati per le esportazioni. Ma, complice l’alto tasso di crescita della popolazione, il reddito pro capite è cresciuto nel complesso a ritmi contenuti. Addirittura in alcuni Paesi africani il reddito pro capite e l’indice di sviluppo umano sono oggi più bassi di quanto non fossero negli anni Ottanta». Squilibri, quindi, e l’inevitabile portato: corruzione, guerre, ulteriori emigrazioni verso l’Europa, tragedie nel Mediterraneo. E c’è di più: «Il bilancio della democratizzazione in Africa è in chiaroscuro. Si sono registrati un rafforzamento del pluralismo politico e un controllo più stringente degli eletti da parte degli elettori; ma limiti e contraddizioni appaiono evidenti. Il potere politico continua a rimanere concentrato nelle mani di presidenti e governi, a scapito dei parlamenti. I partiti di opposizione, spesso frammentati e costruiti intorno alla figura del leader, non offrono reali alternative programmatiche e tendono a confinare le proprie attività nelle aree urbane. Abuso di potere e corruzione minano lo Stato di diritto. Infine, a volte i processi elettorali sono stati contrassegnati da gravi violenze. Il caso del conflitto in Mali è sintomatico non solo della crisi della democrazia, ma anche dei rischi di una militarizzazione delle risposte nazionali e internazionali all’instabilità politica in Africa. Eppure – afferma Pallotti – i conflitti armati come in Mali e Nigeria, o le forme di autoritarismo in Zimbabwe non sono il destino inevitabile dell’Africa. Gli strumenti a disposizione dei governi (e dei donatori internazionali) per promuovere maggiore stabilità politica e tradurre la crescita in una diminuzione della povertà sono molteplici … »
I dialoghi IRSE proseguiranno mercoledì 18 marzo con l’incontro sul tema “La Rete nuova agorà democratica. Contraddizioni e squilibri“, affidato a Guido Scorza. Venerdì 27 marzo Chiara Agostini, del Centro Luigi Einaudi di Torino, interverrà sul tema: “Tagli al sociale: vecchi e nuovi squilibri sulle spalle dei giovani”. Il ciclo IRSE 2015 culminerà con due convegni legati ai nuovi scenari a nord-est: mercoledì’ 6 maggio (ore 17.30, Auditorium del Centro culturale Casa Zanussi) i riflettori saranno puntati su “Digitale&Nuova Manifattura. Binomio chiave per RilancimpresaFVG”. Nel convegno conclusivo, giovedì 4 giugno (ore 17.30), si parlerà di “Mafie in movimento: globalizzazione, nuovi territori, emergenza Nordest Italia“. Ospite dell’IRSE sarà Federico Varese, docente di criminologia presso l’Università di Oxford, uno dei maggiori analisti del crimine organizzato, delle reti sociali della corruzione.